Napoli, nuova svolta per la panchina: ora sale Luis Enrique

De Laurentiis apre ufficialmente la successione di Spalletti: con l’ex Ct della Spagna si andrebbe avanti con il 4-3-3
Napoli, nuova svolta per la panchina: ora sale Luis Enrique© ANSA
Antonio Giordano
4 min

NAPOLI - In fin dei conti, il mondo è piccolo: e si può girarlo standosene pure comodamente seduto nel soggiorno di casa, guardandosi i tetti di Roma, spingendosi in Germania o in Spagna, a Bergamo o a Firenze, riflettendo pure sull’opportunità di farsi un giro a Bologna. Lo schema, poi, non è cambiato, non si possono alterare le proprie abitudini proprio adesso, alla soglia dei 74 anni: sull’iPhone c’è un universo intero e alla A di allenatori ci sono varie opzioni. Aurelio De Laurentiis ha cominciato a far di testa sua nel 2015, quando evaporò il contratto di Rafa Benitez: bisognava inventarsi una vita nuova, possibilmente aderente a quella introdotta dal señor della panchina, e come se fosse dentro a un film Adl prese una sceneggiatura - la sua - e decise pure di interpretarla, passando da Mihajlovic ad Emery, da Montella a Pellegrini, prima di approdare a Sarri. Stavolta, c’è nell’aria la magia di un tempo irripetibile, la Bellezza che appartiene a Luciano Spalletti, l’«Immortale» totem della panchina, e dovendo inventarsi un altro copione ha sfruttato le modalità del Cinepanettone, nel quale si andava sempre in Vacanza ma in posti diversi.  

Napoli, la mini lista di De Laurentiis

In ordine alfabetico, nella short-list (che si può sempre allargare) al primo posto c’è Antonio Conte, con il quale i rapporti sono sempre stati improntati alla cordialità: una telefonata di cortesia può servire per salutarsi e anche per svelarsi, volendo pure per raccontarsi il futuro, che resta avvolto in una nube. Tra un sì e un no c’è un ni che può sempre aiutare e darsi appuntamento, eventualmente, un po’ più in là.  

Napoli, l'idea Luis Enrique

De Laurentiis ha idee che tiene per sé, le coltiva nel silenzio del proprio terrazzo che guarda i tetti di Roma e immagina l’orizzonte di Napoli: Luis Enrique è quel profilo internazionale che lo ha stuzzicato per un attimo pure un decennio fa, va di 4-3-3 come quella squadra che Spalletti ha reso meravigliosa e poi da Lucio a Lucho in fin dei conti è un attimo. Certe intuizioni, non certo di pancia, gli appartengono: per domare la malinconia dopo l’addio di Sarri; per contenere l’amarezza di un allenatore ch’è «soggetto» di culto, conviene percorrere strategie invitanti, già avviate informandosi delle reali intenzioni di Julian Nagelsmann, inserito immediatamente nel casting, perché ora non ci si può negare. Ma il Bayern, per liberarlo dal contratto fino al 2026, vuole 10 milioni di euro.  

Napoli, made in Italiano

Tempo ce n’è e poi il 4 giugno, l’ultima di campionato e di Spalletti, non è una data simbolica, ci si può spingere pure oltre, perché le riflessioni dovranno essere ampie e contenere qualsiasi apparente dettaglio. Si può anche cambiare modulo, nel caso, il calcio ha leggi non rigorosissime, e il Progetto può essere pure rimodellato attraverso il 3-4-2-1 di Gian Piero Gasperini, stratega a Bergamo di un’epoca abbagliante, un pupillo che un decennio fa «allenò» il Napoli per una notte e che con l’Atalanta sembra abbia concluso il proprio ciclo: ne potrebbe aprire un altro, avendo il gradimento di De Laurentiis. Che ha studiato (Vincenzo) Italiano in tutti i sensi, e ripetutamente, ne conosce il lessico, la natura zemaniana, la predisposizione a starsene felicemente nel tridente e dunque la naturalezza con cui immergersi in una squadra che Spalletti ha splendidamente educato. E poi un uomo di cinema ha memoria, non dimentica nulla dei colloqui di due anni fa, neanche le sensazioni percepite. O quelle da acquisire, nel caso in cui dovesse pensare a Thiago Motta, causalmente ultimo nella rubrica.  


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