Napoli, guerra di nervi con Giuntoli: ecco chi gestisce il mercato

Continua la tensione tra il club e il direttore sportivo per la questione Juve, ma le trattative non si fermano
Napoli, guerra di nervi con Giuntoli: ecco chi gestisce il mercato© FOTO MOSCA
Antonio Giordano
4 min

Metti una sera a cena con un manager, uno qualsiasi, diciamo quello di Kvara, e bisogna star lì a parlare, a moderare, a congelare discorsi che sanno di calcio, palloni avvelenati che danzano nell’aria: metti che un giorno normale possa ad esempio diventare anche un po’ speciale, che si debba preparare il terreno per il rinnovo o anche no, semplicemente fungere da ministro (senza portafoglio), e sia necessario avere il fisico e anche il ruolo per interpretar la parte. Metti che ci sia un vuoto di potere, c’è e si nota, che sia calato il gelo - per usare un eufemismo - tra De Laurentiis e Giuntoli, il console del mercato, che uno stia inseguendo il proprio uomo dei sogni, un allenatore, e l’altro, che li ha disegnati come un Renzo Piano del football, stia aspettando una banale telefonata per capire se è arrivato il momento di separarsi: metti tutto ciò assieme e scopri che il diesse c’è, è ad interim o in pectore, e qualcosa cambia, assolve le funzioni, le interpreta e poi torna in sé, nei propri abiti. Metti che Maurizio Micheli, il capo dell’area scouting, sia il gran cerimoniere di queste settimane, quelle nelle quali Adl pare abbia deciso d’evitare contatti con Giuntoli, e viene naturale rimettere in ordine le gerarchie attuali, in attesa di decifrare poi l’organigramma: stavolta tocca a lui, lo 007 che va in giro ormai da un decennio circa - tranne breve pausa - a nome e per conto del Napoli, l’esploratore che Adl ha voluto di nuovo con sé, tra gli uffici di Roma e le spedizioni in giro per il Mondo.

DeLa-Giuntoli, un braccio di ferro psicologico

Cristiano Giuntoli ha un contratto che scade nel giugno del 2024, a De Laurentiis ha già spiegato che quest’unione si è dissolta: in realtà, era andata già in frantumi nel gennaio del 2021, quando il diesse venne accerchiato dal presidente, si ritrovò ritenuto responsabile di una rivoluzione (gennaio 2020) costata un centinaio di milioni e fallita miseramente con Gattuso, e fu ripetutamente sul punto di essere esonerato. Il tempo è stato un galantuomo, ha risistemato i valori tecnici di quella campagna acquisti con uno scudetto che appartiene (ovviamente) pure al manager, però non ha sanato le ferite e le cicatrici che Giuntoli si è portato appresso: la telefonata della Juventus è diventata un’occasione per staccarsi, pur con un milione e mezzo di ingaggio garantito per altri dodici mesi, ma a certi livelli si baruffa liberamente. De Laurentiis non riuscì a sradicare Giuntoli, due anni fa, dalla sua scrivania, e non intende liberarlo adesso, né ci sono contatti che annuncino immediati appuntamenti. Intanto, la successione è finita nel classico casting, l’ultima stanza in fondo al corridoio principale di Castel Volturno è vuota, e se Accardi dell’Empoli è stata la prima idea e Polito del Bari è una figura ormai familiare, essendo cresciuto a Bari, c’è posta per Maurizio Micheli, una serie di impegni da smaltire, obblighi soprattutto diplomatici, avendo De Laurentiis spesso assunto in prima persona anche le responsabilità nelle trattative. Giuntoli sta gustandosi qualche ora di riposo, dopo aver sistemato un’impronta solenne nel mercato dei Kvara e dei Kim, sullo smartphone non ci sono telefonate perse, né messaggi sfuggiti: è un silenzioso, prevedibile braccio di ferro, che ha i suoi tempi e le proprie dinamiche perverse. Ma il mercato chiama, almeno quello: risponde Micheli.


© RIPRODUZIONE RISERVATA