«Tudor, come Conte, è un animale da campo. Il migliore tra quelli disponibili per il Napoli». Il sigillo di garanzia è di Pierpaolo Marino che ha conosciuto il Tudor allenatore nel 2019 all’Udinese e ancora oggi coltiva rimpianti per com’è finita: «Ci separammo a novembre per alcuni contrasti sulla campagna acquisti di gennaio. Non andava esonerato e quando è andato via ho sofferto molto». L’ex direttore generale del Napoli è convinto che Tudor possa risolvere i problemi attuali con le sue qualità umane e grazie al suo calcio che si sposa con le caratteristiche dei singoli: «Tudor in carriera ha dimostrato di riuscire a fare tanto con poco, immaginate cosa possa fare in una squadra forte come il Napoli con giocatori simili...».
Perché Tudor è il migliore tra gli allenatori disponibili per il Napoli?
«Ha una filosofia chiara, carisma, forte personalità e imponenza fisica. Serve tutto questo al Napoli visto all’opera contro l’Empoli e in questi mesi. Tudor può regalare alla squadra cuore, intensità e tattica oltre i moduli. Per lui contano prima di tutto i concetti e la struttura della rosa, le caratteristiche dei singoli giocatori».
Ce lo presenta?
«Tudor proviene dalla corrente gasperiniana, come Juric, e basa tutto sulla preparazione fisica, sull’intensità, sul pressing, sull’aggressione fuori dalla propria metà campo, sui duelli individuali. È un allenatore moderno e completo che sa far giocare bene le proprie squadre. Può entrare nello spogliatoio del Napoli e conquistare subito i calciatori».
Impronta di Gasperini, quindi difesa a tre.
«Lui fa il 3-4-3 ma sa fare anche il 3-5-2 e, in carriera, come a Verona, non ha disdegnato neppure la difesa a quattro. Ma ripeto, non è il modulo che conta. Lui sceglie gli undici principali e poi adatta il modulo alle caratteristiche dei singoli che ha a disposizione. Con i giocatori forti non conta lo schema ma la capacità di condurre tutto il gruppo e di saper gestire i rapporti».
Quanto ci vorrà, nel caso, per incidere nel Napoli? Soprattutto se si parla di intensità e impatto fisico.
«A Udine per due volte è subentrato in corsa e ha ottenuto salvezze miracolose quando ancora non c’ero. Riuscì a stravolgere tutto in poco tempo. Poi andò via per incomprensioni sul mercato e non per i risultati del campo. La sua bravura è proprio quella di arrivare in una squadra e riuscire a imporre subito la sua filosofia. Perché è un allenatore carismatico, di personalità, fisicamente imponente. Questo in uno spogliatoio conta, soprattutto quando qualcuno va oltre gli interessi del collettivo. Un po’ come ai tempi di Spalletti con cui ho lavorato per quattro anni».
Come immagina il rapporto tra Tudor e De Laurentiis?
«Tudor è un animale da campo, è quell’allenatore che può contrastare anche certe prevaricazioni e allo stesso tempo avere carisma nei confronti dei giocatori e del club. In questo non è diverso da Conte, pur avendo una filosofia diversa: non fa entrare tutti nel suo spogliatoio».
Tudor può anche essere l’allenatore in grado di riportare entusiasmo al Maradona?
«Sì, perché il Maradona, che frequento da quando ero bambino è lo stadio dei fantasisti ma sa anche apprezzare chi ci mette cuore, orgoglio e grinta oltre il ruolo e le qualità. Per questo sono convinto che con Tudor in panchina i tifosi non usciranno mai dallo stadio pensando che la squadra non abbia dato il massimo in campo».
Nel 2015 lei scriveva su Twitter: “Garcia disastroso allenatore d’importazione”.
«Il tempo è stato galantuomo. Non ce l’ho con lui personalmente e mi dispiace di aver avuto ragione ora che allena il Napoli, ma penso che dall’estero sia necessario importare solo allenatori capaci di insegnare qualcosa di nuovo e di diverso. Garcia cosa aveva da insegnare ai già bravi tecnici italiani come, ad esempio, Spalletti?».
Conosce bene De Laurentiis. Che idea si è fatto del suo ultimo mese vissuto accanto alla squadra e all’allenatore?
«De Laurentiis è un grande imprenditore che, come tutti, ha bisogno di collaboratori, dirigenti e allenatori che siano anche ottimizzatori di risorse umane capaci di affrontare determinate situazioni. Il proprietario della clinica non può fare anche il chirurgo».