Allo chalet di Peppino cameriere a Mergellina arriva da Castelvolturno il canto dei nuovi arrivati, siamo noi, siamo in tanti, Abbruscato e Sandreani, vuttàmme ‘e mmane, siamo i nuovi condottieri, i vendicatori di ieri, Oriali e Stellini, siamo i nuovi paladini, eliminiamo i misfatti, siamo Gianluca e Coratti, e abbiamo da allenare, senza paura dei giornalisti, siamo ottimisti, perfezionisti, parliamo fuori dai denti, escludiamo i presidenti, basta con i gatti neri e i cattivi pensieri, era profondo il male, certo chi comanda non lo puoi bloccare, lo puoi recintare, lo raffreddiamo con l’elio se si chiama Aurelio, dobbiamo lavorare, il percorso è ristretto, sono il Conte sullo stretto.
Maronn e Dela come la prende, esclama don Peppino parcheggiatore allusivo. Si deve stare, risponde Pasquale Pazienza giornalista on-line, ha perso tempo, mo’ sta tra l’incuria e il martello. Non può più mettere bocca, sottolinea Saverio Malaspina ragioniere. A mala pena può sussurrare ai cavilli, suggerisce Salvatore pittore di alici. Dirigerà senza parlare, osserva Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Riccardo Muto, sottolinea Gennaro Piromallo salumiere.
Sta nascendo una grande società, taglia corto don Ciccio portiere di palazzo, ognuno col suo ruolo e le sue responsabilità. Ma Aurelio è irrequieto, si volta di qua e di là e più non dimandare gli costa, recita Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia. Non ha mai dimandato, ha comandato e a dimanda nun responne, sottolinea don Peppino parcheggiato allusivo. Starà al posto suo comme ‘a zita cuntignosa, osserva Gennaro Piromallo salumiere. Si contiene, non ci credo, obietta Pasquale Pazienza giornalista on-line. Conte ha uno staff forte e non ammette intrusioni, commenta Totonno Speranza direttore di centro commerciale. Ma Aurelio vuo’ parla’, si nun parla muore, adda appari’, adda dicere, adda fa’ ‘e conferenze, osserva Salvatore pittore di alici.
Aurelio e Antonio, caratteri duri, già si scommette quando si romperanno ‘e giarretelle, enuncia Enrico Pignatiello baritono mancato al San Carlo. Ma perché si devono rompere, osserva don Ciccio portiere di palazzo, fate sempre gli uccelli del malaugurio. Si impegneranno giocoforza a restare uniti, ipotizza Pasquale Pazienza giornalista on-line. L’unione fa lo sforzo, sentenzia don Peppino parcheggiatore allusivo. Calmatevi, siete sempre tormentati dai sospetti, il vostro è un continuo travaglio a distruggere, si lamenta don Ciccio portiere di palazzo, è un disfatto quotidiano.
Ha ragione don Ciccio, ammette Salvatore pittore di alici, si apre una storia nuova nel Napoli, Conte è la garanzia e Aurelio starà al posto suo. Il posto delle fregole, commenta Gennaro Piromallo salumiere. Non fregolerà più, la situazione è seria, interviene Carmelo Mirabello regista di teatro popolare. Quanto soffrirà Aurelio a mangiarsi le labbra, a cucirsi la bocca, a trattenere il respiro, chiede Giacomo Frollo pasticciere alla Pignasecca. Non ha scelta, ribatte don Peppino parcheggiatore allusivo, deve mangiare questa minestra e rimanere alla finestra. Deve cedere il timone, il timone di dio, incalza Saverio Malaspina ragioniere. Non sarà più uno, trino e ritrito, osserva Carminiello-a-rezza pescatore di fravaglia. Aurelio è sotto schiatto, precisa Pasquale Pazienza giornalista on-lne. È alla resa dei conti, alla resa dell’ego, alla resa del padrone, sottolinea Gennaro Piromallo salumiere. Se son rese, fioriranno, conclude Salvatore pittore di alici.