Ordine e disciplina allo chalet di Peppino cameriere a Mergellina, sedie disposte in un rigoroso 4-2-3-1 e tavolini col 3-4-3, note diffuse di nessun dorma, uno striscione azzurro amma fatica’, una foto gigantesca di Antonio Conte, l’immagine formato tessera di Aurelio, l’immaginetta della prima comunione del figlio Edoardo e il poster di una scarpa, c’è solo una scarpa, e l’avvertenza tenete due piedi in una scarpa, non vi muovete e non parlate, è arrivato Antonio e si fa sul serio. Un cambiamento radicale. Allenamenti segreti, allenamenti durissimi, dichiarazioni misurate. C’è molto da lavorare, questa la sintesi di Conte dopo i primi giorni a Dimaro. Ronza in città una frase del nuovo allenatore: non si parte da una situazione alta, ma media. L’impressione è che Conte, ai primi contatti con gli azzurri disponibili, assenti i protagonisti maggiori, sia rimasto sorpreso. In poche parole, i danni fatti dal clamoroso flop dopo lo scudetto sono ancora evidenti. C’è una squadra da rifondare in tutto, una squadra che per una intera stagione ha smarrito il senso del lavoro, variamente allenata, peggio ancora lasciata confusamente alla deriva, confusione tattica e mentale, svuotata di tutte le certezze. Conte ama le grandi sfide e questa col Napoli è una sfida grandissima per come Conte ha trovato gli azzurri, almeno quelli disponibili a Dimaro.
Intanto, il completamento della “rosa”, fra rientri e acquisti, darà una mano al tecnico. Risulta evidente il fallimento della campagna acquisti della scorsa estate. Tutti i giocatori presi per “arricchire” la squadra campione d’Italia sono in uscita. Li aveva già giudicati il campo e Conte ha avuto la stessa impressione dal vivo. Non è il caso di riaprire processi ed evidenziare responsabilità perché bisogna guardare avanti e, soprattutto, sostenere la sfida di Conte seguendone le indicazioni per superare il “vuoto” di una stagione in cui l’avvicendamento di tre allenatori ha dissipato tutte le doti della formazione campione d’Italia. I cambi di guida tecnica hanno finito col fornire alibi ai giocatori per mollare con poche eccezioni, Lobotka su tutti, di resistere allo sbandamento.
Conte e il suo nutrito staff di prim’ordine sono una garanzia per rimettere in sesto una situazione pesantemente compromessa. Ma sarà un lavoro duro per recuperare tutto quanto i giocatori hanno perduto. Col rientro dei migliori a Castel di Sangro potrebbero registrarsi segnali positivi in aiuto al lavoro di Conte. A Dimaro gli azzurri si impegnano con grande dedizione, sollecitati dal carisma di Conte e dalla precisione di una preparazione mirata, inesorabile nei dettagli. Conte ha anche detto che poter lavorare tutta la settimana senza impegni europei può essere anche uno svantaggio «perché non hai una ‘rosa’ competitiva come per la Champions». Sistemata la difesa con Rafa Marin e Buongiorno, inseguito Hermoso, preso Spinazzola, in arrivo Lukaku, c’è ancora bisogno di rinforzi determinanti. Il direttore sportivo Manna non è impegnato solo a sistemare gli esuberi, Lindstrom e Cajuste in testa, ma anche nel rastrellare quei giocatori che rendano la “rosa” più completa e competitiva, una campagna-acquisti per ripartire come se il Napoli dovesse giocare in Champions. È evidente che Conte aspetta questo. Il tesoretto che il Napoli ha in serbo più la cessione di Osimhen non pongono problemi economici, si potrà agire convenientemente al calciomercato. Un centrocampista di grande presenza fisica sembra una prima necessità dopo la partenza di Zielinski e la bocciatura di Cajuste. Quando la “rosa” sarà completa, Conte sceglierà il modulo tattico più opportuno. Sinora ha puntato sulla propensione offensiva degli azzurri, pur mancando i massimi interpreti in attacco. Non vuole ancora buttare via il passato, al momento opportuno quello che c’è da buttare via sarà buttato via.