Napoli a più facce: come cambia Conte con McTominay, tutte le soluzioni

L’arrivo dello scozzese, il migliore a Torino all’esordio dal primo minuto con il nuovo modulo, consente al tecnico di moltiplicare le soluzioni tattiche
Napoli a più facce: come cambia Conte con McTominay, tutte le soluzioni© FOTO MOSCA
Fabio Mandarini  

Tutto chiaro in novanta minuti. McTominay è il MacGyver del Napoli: per come inventa e s’ingegna, risolve, salva e semina pericoli. Certo non avrà il coltellino svizzero e il nastro adesivo a portata di mano, ma Scott se la cava benissimo con i piedi e con la testa. E poi, beh, anche l’agente segreto dei telefilm americani ha chiarissime origini scozzesi. La partita di sabato contro la Juventus è stata a suo modo storica per la prima parentesi dell’era di Antonio Conte: passerà agli annali come quella del cambio modulo, di un sistema nuovo, del metamorfosi tattica, del passaggio alla difesa a quattro. Di un Napoli camaleonte in nome e per conto di McT: 4-1-4-1 di partenza, a tratti 4-2-4 o 4-2-3-1 ma cosa cambia? A Torino hanno fatto la differenza i suoi movimenti: uno stantuffo, ora più alto e ora più basso a dettare i cambi tattici; la pressione in fase difensiva, quasi da seconda punta alle spalle di Lukaku in fase di sviluppo offensivo, da mediano quando c’è da difendere e da trequartista quando c’è da attaccare; e poi le letture, la pulizia del tocco, gli strappi e il primo tiro vero della partita.

La chiave tattica

L’intelligenza del suo calcio ha conquistato già tutti e ha messo in discesa la mutazione genetica: non è poi così arduo immaginare che sia stato lui, la chiave decisiva della porta del cambiamento. Difficile tenerlo fuori, estremamente, e così dopo il suo arrivo è partita una fase di studio e di lavoro, di novità tattiche che sono state tradotte nel primo - e riuscito - esperimento andato in scena a Torino. Conte ha provato un bel po’ di 4-3-3 nell’ultimo periodo, un sistema con McT a recitare da mezzala sinistra del trio con Lobotka e Anguissa, ma con la Juve s’è visto qualcosa di diverso e McTominay c’è finito dentro con tutte le scarpe e la sua corsa imperiosa. Personalità straripante forgiata nel tempio dello United, 21 anni di militanza e 255 presenze tra Premier, Champions e coppe varie non sono un caso. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

McTominay, il trasformista

Il trasformista del Napoli? Potrebbe essere una definizione, perché no. Ma il lavoro di Conte, una volta completata la rosa e dopo cinque partite con il 3-4-2-1, è stato proprio quello di creare un Napoli double face, capace di trasformarsi, di giocare a tre e a quattro, di adattarsi alle situazioni così com’è accaduto con la Juve. Un uomo come McT agevola compiti e moltiplica soluzioni, questo è chiaro come lo è che i suoi movimenti faranno la differenza per l’atteggiamento tattico, ma è tutta la squadra ad aver impressionato allo Stadium per attitudine e mentalità. E ora, il bis e il tris: con il Monza e il Como, certo. Non prima di aver tirato un po’ il fiato, considerando le grandi manovre e le grandi fatiche di Torino, a macinare chilometri, una media compresa tra i 12 e i 13: contro il Palermo partirà dalla panchina, così come una serie di altri colleghi, ma poi domenica si rimetterà al centro del villaggio a dettare i ritmi nel nuovo sistema a quattro, a prescindere se il signor Antonio deciderà di giocarsela con il tridente oppure con un vestito più simile a quello di sabato scorso. E comunque vada, beh, ci sarà McTominay. A tutto campo, pressioni e strappi, un valore aggiunto per il Napoli e di questo passo anche per il campionato italiano. Un lusso che il club azzurro s’è concesso a 30,5 milioni di euro, approfittando di un contratto in scadenza. Si chiamano chance. E bisogna saperle cogliere.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tutto chiaro in novanta minuti. McTominay è il MacGyver del Napoli: per come inventa e s’ingegna, risolve, salva e semina pericoli. Certo non avrà il coltellino svizzero e il nastro adesivo a portata di mano, ma Scott se la cava benissimo con i piedi e con la testa. E poi, beh, anche l’agente segreto dei telefilm americani ha chiarissime origini scozzesi. La partita di sabato contro la Juventus è stata a suo modo storica per la prima parentesi dell’era di Antonio Conte: passerà agli annali come quella del cambio modulo, di un sistema nuovo, del metamorfosi tattica, del passaggio alla difesa a quattro. Di un Napoli camaleonte in nome e per conto di McT: 4-1-4-1 di partenza, a tratti 4-2-4 o 4-2-3-1 ma cosa cambia? A Torino hanno fatto la differenza i suoi movimenti: uno stantuffo, ora più alto e ora più basso a dettare i cambi tattici; la pressione in fase difensiva, quasi da seconda punta alle spalle di Lukaku in fase di sviluppo offensivo, da mediano quando c’è da difendere e da trequartista quando c’è da attaccare; e poi le letture, la pulizia del tocco, gli strappi e il primo tiro vero della partita.

La chiave tattica

L’intelligenza del suo calcio ha conquistato già tutti e ha messo in discesa la mutazione genetica: non è poi così arduo immaginare che sia stato lui, la chiave decisiva della porta del cambiamento. Difficile tenerlo fuori, estremamente, e così dopo il suo arrivo è partita una fase di studio e di lavoro, di novità tattiche che sono state tradotte nel primo - e riuscito - esperimento andato in scena a Torino. Conte ha provato un bel po’ di 4-3-3 nell’ultimo periodo, un sistema con McT a recitare da mezzala sinistra del trio con Lobotka e Anguissa, ma con la Juve s’è visto qualcosa di diverso e McTominay c’è finito dentro con tutte le scarpe e la sua corsa imperiosa. Personalità straripante forgiata nel tempio dello United, 21 anni di militanza e 255 presenze tra Premier, Champions e coppe varie non sono un caso. 


© RIPRODUZIONE RISERVATA
1
Napoli a più facce: come cambia Conte con McTominay, tutte le soluzioni
2
McTominay, il trasformista