C’è una campagna acquisti che si effettua in banca. Quella canonica, che al Napoli è costata quasi 150 milioni di euro. E c’è una campagna acquisti che invece è apparentemente a costo zero, almeno per quel che riguarda i conti correnti. Eppure è la campagna acquisti che può regalare le maggiori soddisfazioni. Perché frutto del lavoro, dell’abnegazione, della capacità dell’allenatore di creare un clima virtuoso in cui riesce a conquistare la fiducia dei calciatori. E a stabilire un rapporto che sia allo stesso tempo individuale e collettivo. Antonio Conte in quattro mesi ha restituito al Napoli calciatori che per una stagione sono stati l’ombra di sé stessi. Irriconoscibili. In alcuni casi, assecondando la tendenza del nostro tempo a essere apocalittici, addirittura bollati come finiti. Conte non ha creduto ad alcuna diceria. È partito da un assunto fondamentale nello sport: non si vince mai per caso. Mai. Chi ha vinto, lo ha fatto perché è riuscito ad andare oltre i propri limiti. È riuscito a superare le prove che ti separano dalla gloria. Ne ha visto troppo di calcio l’allenatore salentino per credere a quel che si raccontava lo scorso anno. Era stato tale il disastro che in tanti si erano convinti che si trattasse di calciatori sopravvalutati che avevano vinto lo scudetto perché avevano approfittato di un’annata particolare. Conte invece è andato per la sua strada. Ha tracciato una linea di demarcazione. Alcuni potevano andar via. Altri no. Tassativamente. In alcuni casi, vedi Di Lorenzo e Kvaratskhelia, si è impuntato e si è imposto con la società. Ha impedito a ogni costo la loro partenza. Conte ha recuperato, uno per uno, calciatori come Di Lorenzo, Anguissa, Politano, Kvara, Olivera, Rrahmani e anche Meret. Senza dimenticare Lobotka (oggi infortunato), Simeone, Raspadori. Li ha rigenerati. A Milano si è rivisto l’Anguissa dei tempi migliori. Il calciatore ovunque. Che ha lasciato a casa il gemello svagato che interveniva sempre fuori tempo. Per Di Lorenzo, Conte ha usato la macchina del tempo. Ha restituito il calciatore che aveva fatto innamorare i tifosi del Napoli e non solo. Ma è con Politano che si è superato. L’esterno sta disputando la migliore stagione in maglia azzurra. È sempre stato un calciatore generoso. Non fino al punto di diventare allo stesso tempo un perno della fase offensiva e di quella difensiva. Oggi Politano è una pedina essenziale di questo Napoli. Come Rrahmani che lo scorso anno ha pagato più di tutti l’inadeguata campagna acquisti, la scomparsa di un difensore centrale capace di guidarlo come facevano prima Koulibaly e poi Kim. Ora, con Buongiorno, è tornato un punto di riferimento. Persino Meret appare un altro. Più sicuro, al punto che sono diminuiti anche i mormorii della piazza mai tenera con lui. Martedì sera a Milano uno dei migliori è stato Olivera. Esterno di difesa che non ha demeritato nei suoi due anni, anzi. Ma così solido si era visto poche altre volte. Resta Kvara. Il gioiello. Con lui Conte alterna bastone e carota. Consapevole che calciatori così non se ne trovano tanti in giro. E anche il georgiano ha risposto presente.