Lo stadio canta, applaude, incita la squadra che ha appena subìto una pesante sconfitta. La fotografia finale del Maradona è la sintesi perfetta del percorso che il Napoli sta facendo per tornare protagonista. I tifosi sono i primi ad aver capito che non può essere una battuta d’arresto a mettere in discussione il lavoro di Conte. Nessun dramma, il campo ha semplicemente confermato quello che il tecnico ripete da settimane: il cartello “lavori in corso” è ancora appeso a Castel Volturno. La maturità con cui l’allenatore ha analizzato la sconfitta racconta un quadro in cui tutti sono consapevoli delle difficoltà da affrontare. Non era un Napoli di fenomeni prima, non è un Napoli di brocchi adesso. Soprattutto perché il progetto tecnico azzurro, così come quello di tante altre big (Juve, Milan, Lazio, Roma, Fiorentina), è iniziato da pochi mesi. Quando ci si trova di fronte squadre che lavorano con gli stessi allenatori da anni, il confronto può diventare complicato.
L’Atalanta ha giocato meglio e ha vinto. In campo andava a memoria, ha sfruttato gli episodi e li ha saputi gestire. La strategia di Gasp è stata perfetta, l’asse De Ketelaere-Lookman ha confezionato la vittoria in un fazzoletto di 21 minuti. Cinque successi di fila, sei nell’ultimo mese, il miglior attacco del campionato e tre gol rifilati alla difesa meno battuta, nonostante la scelta di tenere fuori il capocannoniere Retegui. Chi non considera l’Atalanta candidata per lo scudetto sbaglia. E anche di grosso. Così come chi trarrà conclusioni affrettate da questo ko del Napoli. Conte non si arrende così facilmente. Sa che domenica prossima si giocherà il primo posto in casa dell’Inter, un’altra di quelle squadre che porta avanti un progetto da anni. E che, con Inzaghi, ha vinto in Italia e sfiorato il trionfo in Europa. Sarà un altro esame durissimo, il fieno in cascina messo finora gli consentirà di giocare ancora da primo della classe.
Analizzando la partita con l’Atalanta, probabilmente, ha già iniziato a preparare la supersfida di San Siro. Ha difeso la squadra, l’ha elogiata per aver dato tutto, ha iniziato a caricarla con una settimana d’anticipo. Non poteva fare altro ieri, anche perché dalla panchina le ha provate tutte. Da un pizzino mandato ad Anguissa a una rivoluzione completa dell’attacco (ha chiuso con Ngonge, Raspadori, Simeone e Neres). Il suo unico rimpianto è quel palo di McTominay che poteva portare al pareggio e probabilmente cambiare la storia della partita. Ma dalle sconfitte così si possono anche prendere gli spunti per crescere. Uno su tutti: in attacco bisogna essere meno Lukaku-dipendenti nello sviluppo della manovra, altrimenti si diventa troppo prevedibili. Migliorare nelle alternative di costruzione è fondamentale nel confronto con squadre super organizzate. Poi, certo, da Big Rom ci si aspetta anche qualcosa in più dei tanti duelli persi con Hien. Ma, statene certi, il lavoro maniacale di Conte è una garanzia. I tifosi lo hanno già capito. E i loro applausi sono la migliore base da cui ripartire.