Napoli, l'esame Inter: Conte riparte dalle certezze, il piano

Solidità in fase difensiva, equilibri e personalità: lo scontro a Milano varrà il primato in classifica
Napoli, l'esame Inter: Conte riparte dalle certezze, il piano© Getty Images
Fabio Mandarini
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Una sconfitta ogni 77 giorni dal 18 agosto al 3 novembre (domenica), con 8 vittorie e un pareggio in serie a riempire i mesi: è il cammino del Napoli in campionato e resta comunque la migliore presentazione possibile in vista della sfida in programma domenica alle 20.45 a San Siro con l’Inter, ora a -1. Un scontro diretto prestigioso che vale il primato in solitaria alle porte della sosta. A dispetto del ko con l’Atalanta, il secondo stagionale e fatalmente ancora per 3-0 come il primo con l’Hellas, la squadra di Antonio Conte è rimasta al primo posto e gli basta un pareggio: dato di fatto. Un traguardo costruito attraverso un lavoro fatto di sofferenza, equilibri ritrovati e una splendida solidità in fase difensiva sottolineata da 7 clean sheet in 11 partite e da una prestigiosa palma bruciata da Lookman e Retegui. Ma comunque a portata di mano: sabato la difesa del Napoli era la migliore d’Europa con 5 gol subiti; domenica è scivolata al secondo posto in Serie A alle spalle della Juve (8 reti contro 7). Situazione molto fluida, tutto scorre. Ma il Napoli deve ripartire dalle certezze acquisite senza timore di smentita: l’Inter è la squadra campione d’Italia, Conte ne ha serenamente ammesso la superiorità così come aveva fatto con la Dea, ma poi ha ricamato un concetto al quale i suoi devono aggrapparsi. «L’Atalanta in questo momento è più forte, ma questo non significa che a fine anno non saremo noi più forti». C’è tutta la sua filosofia: sincerità, umiltà, sacrificio, ambizione. Un segnale al gruppo: il primo punto del piano per Milano.

Napoli, mentalità e personalità

Mentalità, insomma: quella forgiata tra il fuoco e le fiamme della sconfitta di Verona e il primo tempo con il Parma. Sotto per 1-0 e poi a braccia alte superando i blocchi e acchiappando i fantasmi. Il Napoli, per chi ne conosce la storia recente, ha compiuto passi giganteschi sotto il profilo psicologico: con il Como, l’Empoli, il Lecce e per finire con il Milan. La prima vittoria - da grande - al secondo scontro diretto, dopo il pareggio di Torino con la Juve. Ecco un altro punto da ricordare prima di saltare sull’aereo per Milano e sulla partita con l’Inter: nei testa a testa d’alta classifica il Napoli ha fatto figuroni fino alla Dea. E quando non ha dominato, o magari è caduto nettamente come domenica, non è sparito: ha perso tanti duelli (57.3%) e commesso troppi errori individuali e collettivi, ma non s’è liquefatto.

Napoli, servono anche più gol

Numeri e sviluppi offensivi, però, sono da migliorare: gli azzurri hanno segnato meno gol tra le prime sei in classifica. Totale: 18, a fronte dei 25 dell’Inter; dei 29 dell’Atalanta (miglior attacco); dei 22 della Fiorentina; dei 24 della Lazio; dei 19 della Juve. La ricerca e lo studio di piani alternativi al gioco su Lukaku, soprattutto in giornate di marcature e pressing complicati come domenica, continua. E ancora: Kvara deve ritrovare la continuità dei giorni migliori; Politano e McTominay, rispettivamente esterno a tutta fascia in fase difensiva e sostegno di Rom nel 4-2-2-2, possono concedersi momenti di respiro; e Lobotka, nonostante la crescita di Gilmour (fino a domenica), probabilmente è ancora troppo importante per il processo di ricostruzione. Per la cronaca: Conte non ha mai sfidato l’Inter da quando è andato via nel 2021, da campione d’Italia. Un’emozione in più.


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