Senza entrare nel merito di speculazioni filosofiche sul valore assoluto dell’attacco e della difesa, la certezza è che la capolista ha la seconda difesa più blindata della Serie A e il sesto attacco più prolifico del campionato. Per la precisione: il Napoli, tra le prime sei squadre della classifica è quella che ha segnato meno. Totale in 11 giornate: 18 gol rispetto ai 25 dell’Inter; ai 29 dell’Atalanta; ai 22 della Fiorentina; ai 24 della Lazio; e ai 19 della Juventus. Lette così, dal primo al sesto posto in ordine di punti. Tra l’altro, andando anche a valutare il valore degli xG, cioè dei gol previsti, il Napoli ha praticamente fatto il proprio dovere, senza però stupire o andare oltre: 18 reti, dicevamo, rispetto alle 16.9 attese (secondo gli indici di probabilità di trasformare un’occasione). Il differenziale è minimo: appena un gol in più contro i 7.5 dell’Atalanta, i 4.8 dell’Inter e i 4.4 della Fiorentina, tanto per citare le tre squadre che finora sono state capaci di ricavare più reti di chiunque, oltre le aspettative xG. Secondo questa speciale classifica, il Napoli è decimo insieme con il Bologna: questione di mira, fortuna, freddezza, coraggio. Tutto, un mix. Fatto sta che a fronte di una difesa che tra il 3-0 di Verona e lo 0-3 con l’Atalanta ha rasentato la perfezione per nove giornate, incassando appena 2 gol, di cui uno su rigore e uno da fuori area, l’attacco deve necessariamente incidere di più per continuare a volare.
Napoli primo in classifica
Detto questo, non può sfuggire un particolare: il Napoli è primo in classifica con 25 punti dalla sesta giornata. Un lavoro offensivo che potrebbe essere definito chirurgico, con le occasioni giuste trasformare al momento giusto, e quattro vittorie su cinque firmate con altrettanti clean sheet e una sola rete subita. Il fatto, però, è che il castello a volte può anche cadere sotto un assedio - è accaduto domenica con la Dea - e in quel caso spetta all’attacco coprire le rare falle del sistema difensivo e trascinare la squadra con un sviluppo offensivo e scelte finali più incisive.
I dati della squadra di Conte
Il principe dei marcatori del Napoli in campionato è Kvaratskhelia: 5 gol (il capocannoniere Retegui ne ha realizzati 11). A seguire Lukaku con 4 e Di Lorenzo con 3. Un difensore è il terzo miglior realizzatore del gruppo. E ancora: una rete per Buongiorno, Anguissa, McTominay, Politano, Neres e Simeone. Gli azzurri sono anche la sesta squadra per tiri in Serie A: 155, rispetto ai 178 dell’Inter e ai 177 dell’Atalanta. Nella classifica degli assist sono quarti con 14 e il miglior assistman della rosa è Lukaku con 4 (il laziale Nuno Tavares è leader in A con 8); in quella di pali e traverse, invece, sono ottavi con 4 legni colpiti (Cagliari 9; Atalanta, Juve, Parma e Roma 7; Inter 2). Due i rigori a favore, entrambi realizzati con Lukaku (al Como) e Kvara (all’Empoli).
Equilibrio
Insomma, la storia è molto semplice nella sua complessità: Conte può lecitamente aspettarsi di più da tutti i suoi attaccanti, a cominciare dal reparto centravanti. Domenica a San Siro, tra l’altro, c’è lo scontro diretto per il primo posto in solitaria con l’Inter, seconda potenza offensiva del campionato ma quinta difesa, che insegue a -1. Filosoficamente? La verità sta nel mezzo. E non è il centrocampo.