Napoli, Conte condannato a vincere ancora

Gli Azzurri devono conquistare i tre punti per tornare in testa alla classifica in solitudine dopo i risultati di ieri
Fabio Mandarini

Il Napoli ha perso momentaneamente il primo posto per la prima volta da quando ha scalato la vetta. Era il 29 settembre, cinquantacinque giorni ieri. Due volte cinque, come cinque sono i gol che l’Inter ha rifilato al Verona in 41 minuti, riscrivendo per primo una classifica che però va considerata sub judice. E il giudice si chiama Antonio Conte, una specie di Cassazione della tredicesima giornata: la sentenza definitiva sarà la sua. Sarà la sua squadra a decretare gli equilibri intorno alle 20. Ma sia chiaro, c’è anche un altro modo di leggere la storia: perché quello del Napoli è il primo caso di giudice e condannato al tempo stesso. Condannato a vincere: è l’unico modo per ribaltare nuovamente tutto, ristabilire le gerarchie e riprendersi il primo posto. Da solo. 

Amico mio

Il caso ha voluto che sulla strada di Conte ci fosse un amico carissimo: Claudio Ranieri, certo, il nuovo tecnico di una Roma che a sua volta è condannata quantomeno a non perdere per cominciare a risolvere la crisi di risultati e d’identità. I due allenatori sono davvero molto legati e lo sono anche le rispettive signore, e così l’inevitabile componente affettiva aumenterà il ventaglio già ampio di sentimenti in ballo: rispetto, tensione, un po’ di sano timore. Il Napoli ha qualcosa in più da perdere rispetto alla Roma, questo è chiaro, ma al di là dello 0-3 con l’Atalanta al Maradona - unica sconfitta in uno scontro diretto su quattro - nelle ultime undici giornate la squadra ha scritto pagine interessantissime: otto vittorie e due pareggi contro Juve e Inter in trasferta.


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La trappola

Tutto molto bene. Tutto vero come anche la trionfale domenica di San Siro contro il Milan, forse l’apice della prima parte del nuovo percorso, ma la concorrenza è davvero spietata e oggi il Napoli non ha alternative: ennesimo esame di maturità-scudetto. La partita con la Roma racconterà qualcosa in più e forse di più credibile sulle ambizioni e sulle qualità di una squadra che si troverà davanti un avversario enigmatico, reduce da una sorta di anno tattico zero: è un’autentica trappola, questa sfida. E tra l’altro arriva in coda a una sosta che ha visto tredici uomini impegnati con le rispettive nazionali in una o anche due gare. Undici dei quali sono esattamente quelli oggi andranno in campo dal primo minuto: da Kvara e McTominay a Lobotka e Lukaku. 

Le chiavi

Conte, comunque, sotto pressione riesce sistematicamente a fare faville come ha insegnato la trasferta con l’Inter: il fuoco lo scalda, non lo brucia. È preparato a tutto ed è anche stato molto chiaro: non avendo potuto ricavare riferimenti e indicazioni dalle partite precedenti della Roma, s’è dedicato soltanto alla sua squadra. Conoscendolo, avrà preparato un piano A e una serie di alternative: a seconda dell’atteggiamento della Roma - difficilmente sfrontato e anzi presumibilmente molto guardingo - muoverà le pedine chiave. Due su tutte: in genere i movimenti di McT dettano il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-2-2 in fase offensiva, con Kvara e Politano alle spalle di Lukaku e McT a sostegno di Rom; quelli di Politano sulla fascia destra, invece, determinano lo schieramento a cinque o a quattro in fase di non possesso (5-4-1 o 4-5-1). Si vedrà.

Santa Maradona

Per un amico (Ranieri) che questa volta avrà l’ i ngrato compito di tirargli una fregatura sportiva, Conte avrà dalla sua oltre 50mila seguaci fedeli: lo stadio è sold out per la quarta volta di fila. Domani, tra l’altro, ricorrerà anche il quarto anniversario della morte del Diego. C’era una volta un film: santa Maradona.


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Il Napoli ha perso momentaneamente il primo posto per la prima volta da quando ha scalato la vetta. Era il 29 settembre, cinquantacinque giorni ieri. Due volte cinque, come cinque sono i gol che l’Inter ha rifilato al Verona in 41 minuti, riscrivendo per primo una classifica che però va considerata sub judice. E il giudice si chiama Antonio Conte, una specie di Cassazione della tredicesima giornata: la sentenza definitiva sarà la sua. Sarà la sua squadra a decretare gli equilibri intorno alle 20. Ma sia chiaro, c’è anche un altro modo di leggere la storia: perché quello del Napoli è il primo caso di giudice e condannato al tempo stesso. Condannato a vincere: è l’unico modo per ribaltare nuovamente tutto, ristabilire le gerarchie e riprendersi il primo posto. Da solo. 

Amico mio

Il caso ha voluto che sulla strada di Conte ci fosse un amico carissimo: Claudio Ranieri, certo, il nuovo tecnico di una Roma che a sua volta è condannata quantomeno a non perdere per cominciare a risolvere la crisi di risultati e d’identità. I due allenatori sono davvero molto legati e lo sono anche le rispettive signore, e così l’inevitabile componente affettiva aumenterà il ventaglio già ampio di sentimenti in ballo: rispetto, tensione, un po’ di sano timore. Il Napoli ha qualcosa in più da perdere rispetto alla Roma, questo è chiaro, ma al di là dello 0-3 con l’Atalanta al Maradona - unica sconfitta in uno scontro diretto su quattro - nelle ultime undici giornate la squadra ha scritto pagine interessantissime: otto vittorie e due pareggi contro Juve e Inter in trasferta.


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