A sette giornate dalla fine del campionato, e alla luce del verdetto di un trentunesimo turno thrilling da sabato a lunedì, la lotta scudetto è ancora molto incerta. Tutto invariato in vetta e in ottica scudetto dopo il doppio incrocio della via Emilia: l’Inter è prima con 68 punti, il Napoli è secondo con 65. Dopo il 2-2 del Tardini e l’1-1 Dell’Ara, l’unico effetto concreto è stato quello di staccare ancora l’Atalanta, sconfitta dalla Lazio e ora terza a -10 dalla vetta e a -7 dagli azzurri. E così, beh, da che punto guardi il mondo e il calendario tutto dipende: più duro e denso per i campioni in carica, in discesa e senza coppe per chi insegue. La squadra di Conte non canta ma riflette, fa i conti con se stessa e con il futuro. E dopo il pareggio di Bologna che nella stessa serata ha prima assunto le sembianze di una grande vittoria e poi quella di una disfatta grande, respira profondamente. Fa yoga, riordina le idee: una volta assodato che i cali o addirittura i crolli accusati nei secondi tempi sono inaccettabili oltre che pericolosissimi, può decidere se guardarsi dentro con il cuore mezzo vuoto o mezzo pieno di speranze scudetto.
Napoli, il peggio è alle spalle
La storia è molto semplice: arrivati a questo punto con questi pregi, questi difetti radicati, questa sfiducia nei confronti della panchina e una sfortuna piuttosto affezionata (ovvero: contrattempi e problemi fisici continui), il Napoli può disperarsi per le chance sprecate in serie da febbraio in poi - 6 pareggi in 9 partite e la miseria di 2 punti tra Udinese, Como e Venezia - oppure gonfiare il petto guardando l’elenco delle prossime avversarie. Il peggio è davvero alle spalle, i guai seri dovrebbero essere finiti a Bologna, capitale Italiano, l’ultimo avversario tremendo che, in piena corsa Champions e in splendida forma, l’Inter dovrà ancora affrontare. In mezzo ai turni cruciali di due coppe.