Conte e il Lecce: gli esordi al Via del Mare e la sfida a Maradona

Con il suo Salento la trama di un film d’amore che gli eccessi del calcio a volte hanno tormentato
Conte e il Lecce: gli esordi al Via del Mare e la sfida a Maradona
Fabio Mandarini
5 min

Terra mia, stadio mio: sabato, dopo cinque anni e tre mesi, Antonio Conte tornerà da allenatore del Napoli a Lecce, la città in cui è nato, per sfidare il Lecce, la squadra in cui è cresciuto e con cui ha esordito in Serie A. L’ultima volta che s’è affacciato al Via del Mare era il 19 gennaio 2020, la ventesima giornata del suo primo campionato alla guida dell’Inter: all’epoca inseguiva la Juventus che alla fine vinse lo scudetto con un punto di vantaggio, mentre questa volta andrà a giocarsi uno scudetto sul quale ha messo le mani non più tardi di tre giorni fa in virtù della vittoria contro il Torino e della contemporanea sconfitta dell’Inter con la Roma. Un’altra giallorossa come il Lecce. Sabato, insomma, sarà un ritorno a casa in grandissimo stile: arriva il capolista che vuole andarsene lontano. Sì. E in ogni caso sarà un dolore, un conflitto interiore: se il Napoli sta giocando per una vita migliore, il Lecce sta giocando per la vita. La salvezza: non se la passa malissimo, nel senso che ci sono squadre dietro che galleggiano a malapena, ma è chiaro che questo potrebbe in ogni caso passare alla storia come un incrocio fatale per un leccese. Ballano tutti sul filo. È la pizzica del destino.

Le origini di Conte da giocatore del Lecce

Del resto tra Conte e la sua squadra, e la sua città, è così ogni maledetta domenica. Da un po’ di anni, perlomeno: è davvero complicato spiegare il rapporto tra Lecce e il signor Antonio. L’amore è viscerale, è mamma Ada che cuciva abiti da sposa e ricuciva i pantaloni strappati da Antonio, Daniele e Gianluca tirando calci per strada con gli amici. È terra mia dolce, famiglia e vita: eppure c’è un lembo ruvido, ispido, dove la vita e il pallone si sono incrociati e le cose non sono sempre state come dovrebbero. La storia e Wikipedia raccontano questo: «Iniziato al calcio dal padre Cosimino, ex calciatore dilettante, titolare di un autonoleggio e presidente nonché factotum della Juventina Lecce, Conte è ceduto al Lecce all’età di 13 anni in cambio di 200.000 lire e una fornitura di 8 palloni». Esordirà in Serie A con quella maglia il 6 aprile 1986, a 16 anni e 8 mesi, nel finale di Lecce-Pisa 1-1. Allenatore: Eugenio Fascetti. Come ormai tutti o quasi hanno riscoperto, il primo gol in A lo segnò al vecchio San Paolo, contro il Napoli di Maradona che marcò per l’intera partita, il 5 novembre 1989: quella rete, l’unica in 99 presenze con il Lecce dall’85 al 1991, non evitò la sconfitta ma rimarrà per sempre una sua grande vittoria. 

Conte e quella frattura con il Lecce

E allora? Il 31 agosto 1997, dopo essere diventato un giocatore della Juve, Conte fece gol al Lecce al vecchio Delle Alpi e nella frenesia, nel caos del momento, si ritrovò a esultare davanti al settore riservato al popolo giallorosso. L’episodio fu frainteso e interpretato male da una frangia di tifosi che reagirono malissimo: prima a parole e striscioni, molti anni dopo con la violenza e la viltà. In mezzo, però, una protesta: nel 2004 Corvino avrebbe voluto fargli chiudere la carriera dov’era iniziata, nel Lecce, ma duemila ultras protestarono e l’amarcord sfumò. Nel 2008, il punto di non ritorno: il Bari di Conte vinse il derby con il Lecce che fu poi costretto a giocarsi la promozione in Serie A ai playoff e tre mesi dopo, a Spiaggiabella, tre ultras provarono ad aggredirlo dopo un memorial. Una ferita profondissima: «Sono nato qui e resto leccese. Questi delinquenti non mi faranno cambiare idea sui miei concittadini», disse il signor Antonio. 

La sfida in famiglia Conte

Sabato si giocherà ancora, all’andata la risolse Di Lorenzo: 1-0 Napoli. E sarà il nono faccia a faccia: quattro vittorie, due pareggi e due sconfitte il bilancio tra Arezzo, Siena, Bari, Juve, Inter, Napoli, Serie B, Coppa Italia e Serie A. C’è di tutto. E ci sarà anche di più: al fianco di Conte Antonio ci sarà Conte Gianluca, 52 anni, suo collaboratore tecnico e match analyst. Il secondo della triade dei fratelli di Lecce che giocavano con il pallone per strada e che non giocheranno mai con i sentimenti. Forse è inutile aspettarsi il lieto fine, o forse no. Chissà. Nessuno sa cosa potrà accadere al Via del Mare. Ma in teoria è solo calcio e sarebbe bello ricordarlo. 


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