Patti chiari con Simon Sohm: chiedetegli pure di fare una corsa, una copertura o un raddoppio in più - lo farà con il sorriso - ma guai a toccargli l’outfit e i tortelli d’erbetta. Nella moda e in cucina non si scherza. «Lo dico sempre: sono nel posto giusto per coltivare le mie passioni», ci racconta il centrocampista tuttofare che la città di Parma e i suoi tifosi adoravano già e che adesso ha catturato l’attenzione di tanti top club. Ha 23 anni, veste la maglia crociata da 4, parla cinque lingue e nelle prime tre giornate Pecchia lo ha eletto capitano. «Un inizio bellissimo», lo descrive lui.
Ve lo aspettavate?
«Noi sì. Stiamo andando tanto forte. Io anche eh».
Si sta piacendo?
«Molto. Però non mi accontento: io voglio vincere sempre».
Pari con la Fiorentina, vittoria con il Milan e sconfitta nel recupero con il Napoli. Il Parma si candida a rivelazione del campionato?
«Perché no? Siamo giovani e ambiziosi, sarebbe bello costruire qui un progetto in stile Bologna. Il primo obiettivo resta la salvezza, ma se continuiamo così... Di sicuro avevamo il calendario peggiore e ne siamo usciti alla grande».
Mezzala, mediano, trequartista. Qual è la posizione ideale?
«Non è tanto importante».
Anche lei sta per dire “gioco dove il mister mi mette”?
«No no (ride, ndr). Noi svizzeri siamo più concreti di voi italiani. Io la vedo così: a volte mi sento meglio da trequartista, a volte da mediano. Dipende dall’avversario. Contro il Napoli preferivo stare più basso perché quando c’è tanto campo mi riesce meglio partire palla al piede o inserirmi».
Il Parma di Pecchia è...?
«Una squadra di atleti, un gruppo fantastico. Mi piace tanto il suo calcio».
Cosa le chiede?
«Lasciare a casa la paura, difendere e attaccare. Anche fare più gol».
Ora è anche il capitano.
«È un grande onore, ma se gioca Delprato gli rido la fascia. Non cambia come gioco se ho un segno al braccio».