Serie A, Pallotta: “Roma sarai più forte. Lotito pensa solo a se stesso”

Intervista a un sito statunitense: «Mai avuto intenzione di cedere Strootman. Per lo stadio adesso la strada è in discesa. Aspetto con ansia Castan e Romagnoli»
Marco Evangelisti
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ROMA - “Parlare con Lotito? No, abbiamo idee molto diverse sulle cose da fare. Lui preferisce agire per conservare il potere piuttosto che pensare a ciò che è meglio per la Serie A”. James Pallotta, presidente della Roma, vuole chiudere in questo modo il lungo (e alla fine noioso) scambio dialettico con il presidente della Lazio. Il derby ha lasciato le cicatrici che ci si poteva attendere, ma adesso l'uomo di Boston preferisce guardare avanti.

E delle prospettive della Roma piuttosto che di ciò che poteva essere e non è stato parla in un'intervista al sito Bleacherreport.com. “Abbiamo ricevuto un bel regalo di Natale quando il progetto del nuovo stadio ha avuto il via libera a livello cittadino. Adesso l'iter regionale dovrebbe essere molto più spedito. Ritardi ci sono stati, ma contiamo ancora di cominciare i lavori nella prossima estate. Se siamo fortunati, sarà pronto per la stagione 2017-18. Intanto continuiamo a perseguire i nostri obiettivi in questo campionato. Nella stagione a venire saremo più forti, con Strootman in piena forma, il ritorno di Castan, che è stato una delle principali fonti di preoccupazione per me, visto che non sapevamo esattamente che cosa avesse e abbiamo temuto il peggio. E poi riavremo Romagnoli e migliorerà l'amalgama della squadra”.

Perché Pallotta è certo che i punti di forza della Roma resteranno tutti. “Per fortuna i giornali sembrano avere mollato la presa su Strootman. A lui piace l'Italia, ha cinque anni di contratto e io non ho mai avuto alcuna intenzione di cederlo (al Manchester United). Al Liverpool piaceva Pjanic, ma il discorso è lo stesso. Poi se qualcuno mi spara una cifra balzana per un giocatore sto a sentirlo, dato che sono un uomo d'affari”.

A forza di stare nel calcio, Pallotta si è fatto alcuni amici. “Uno è Guardiola. L'ho conosciuto quando è venuto a vedere la nostra partita con la Juventus, per studiare certi giocatori. Con il Bayern Monaco ci ha sommersi, ma credo che a sfondare gli argini sia stato essenzialmente il gol di Robben all'inizio. Non eravamo abituati a quel ritmo eppure abbiamo avuto diverse occasioni. Alla fine siamo rimasti fuori degli ottavi di Champions League per via di circostanze, ma è a quel tipo di competizione che sentiamo di appartenere. Senza tutti gli infortuni che ci hanno indebolito saremmo ancora lì”.

Fiducia per i mesi a venire, fiducia anche nel futuro del campionato italiano. “Altrove hanno lavorato meglio, ma l'Italia ha il vantaggio di poter contare su sette od otto squadre competitive. Alcune mosse azzeccate e la Serie A tornerà ai livelli che merita”. Alla fine la testa torna sempre al derby, foss'anche per minimizzarne l'importanza. “Ho capito che cosa significhi per la città. Ma continuo a pensarla come la pensavo a Boston. Inutile battere gli Yankees dieci volte se poi finisci all'ultimo posto”.

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