E adesso chiedete scusa a Totti

Non esiste più un nodo-rinnovo: solo un club ed un allenatore con un folle pregiudizio potrebbero non piegarsi alla realtà
E adesso chiedete scusa a Totti© Getty Images
Alessandro Vocalelli
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ROMA - È stato un mercoledì da leoni. Con la Juve che si è definitivamente cucita il suo quinto scudetto, centrando l’ennesimo successo: 23 vittorie in 24 partite, 70 punti su 72. Un cammino pazzesco, di un gruppo che non conosce ostacoli, non teme nessuno, neanche se stesso. Sì, perché tante altre squadre, molto meno forti, molto meno titolate, avrebbero comunque avuto un attimo di appagamento, si sarebbero specchiate nelle loro qualità. La Juve no. Questa Juve formidabile non si è permessa neanche un attimo di felicità, ma con la sua rabbia straordinaria ha aggiunto un altro tassello allla sua fantastica cavalcata. La Juve è adesso tornata a più nove sul Napoli e aspetta solo di potersi godere anche aritmeticamente il suo meritato trionfo. D’ora in poi ogni turno può essere quello buono. Pensate: può vincere con larghissimo anticipo un campionato che qualcuno credeva fosse già finito dopo dieci giornate. Invece no, la Juve si è andata a prendere il suo quinto scudetto, quello che forse regala anche la soddisfazione maggiore.

Una soddisfazione pazzesca ha provato anche Totti, che ha battuto il Torino, ha stravinto la sua sfida a distanza con Spalletti. Già, sembra quasi che il tecnico abbia provato ad alzare continuamente l’asticella. L’ha mandato in campo all’inizio del secondo tempo con il Bologna e Totti ha inventato il gol del pareggio. L’ha mandato in campo a un quarto d’ora dalla fine a Bergamo e Totti ha segnato il gol del 3-3. L’ha mandato in campo a quattro minuti dalla fine con il Torino: dai, adesso fammi vedere. E Totti si è superato: ha segnato in acrobazia dopo diciassette secondi, e poi su rigore la rete con cui ha ribaltato il risultato, scatenando l’Olimpico, con i tifosi che si commuovevano in tribuna e i compagni che sinceramente correvano ad abbracciarlo. Il problema adesso non è rifargli il contratto, perché solo un club ed un allenatore con un folle pregiudizio potrebbero non piegarsi alla realtà.

Insomma Totti il contratto se l’è fatto da solo, con il sostegno dei tifosi e di chi gli è stato vicino, dimostrando con i fatti di essere ancora un calciatore decisivo. Il problema per Spalletti è di aver palesemente sbagliato valutazione e posizione tecnica: una nota inquietante che resterà nel suo curriculum di ottimo allenatore. Non c’è dubbio che Spalletti - che nel dopo partita si sforzava di ridere - e tutti quelli che lo consideravano un giocatore da non confermare, siano usciti da questo mercoledì da leoni con gli occhi bassi e in testa pensieri obliqui ingombranti. C’è un solo modo, in questi casi, per uscirne con un minimo, ma proprio un minimo, di credibilità. Convocare una bella conferenza stampa congiunta di tutti i detrattori e pronunciare solo due parole. Chiediamo scusa.


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