Zaniolo: Ho pianto per la Fiorentina, all'Entella volevo smettere

Il gioiello della Roma si confessa: «Non sono Totti, ma lui mi dà dei consigli»
Zaniolo: Ho pianto per la Fiorentina, all'Entella volevo smettere© LaPresse
Jacopo Aliprandi
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ROMA - È sulla bocca di tutti per quello che sta facendo in campo, per quello che sta dimostrando di valere alla sua prima vera stagione da professionista. Nicolò Zaniolo, talento della Roma e promessa del calcio italiano, si è raccontato in un’intervista ai canali ufficiali del club giallorosso. Partendo dai suoi idoli da bambino: «Il mio idolo è sempre stato Kakà, mi appassionava il suo stile di gioco, era bello da vedere quando toccava il pallone».

NEL MITO DI TOTTI - In molti nelle ultime settimane lo hanno accostato anche alla stella brasiliana ex Milan, sebbene le sue gesta nella capitale ricordino anche la leggenda della Roma: «Fare paragoni con Totti è davvero una forzatura. Sono onorato anche solo dell’accostamento, ma io ancora non ho fatto niente. Francesco era troppo forte, vedeva la giocata due ore prima degli altri, era impressionante. Io sono timido, mi vergogno ad andare a parlarci e per questo non gli ho mai chiesto niente direttamente, ma è sempre venuto lui a darmi dei consigli».

BANDIERA - Nell’intervista delle Iene, che ha scatenato polemiche negli ultimi giorni, Zaniolo ha però dichiarato di voler rimanere alla Roma e, magari, diventarne una bandiera: «Alla fine giocando in squadra con De Rossi e Florenzi, o vedendo quello che ha fatto Totti, capisci quanto si può essere attaccati a questa squadra e a questi tifosi. Sarebbe un sogno fare le stesse cose. Io ora penso ad allenarmi e a giocare». Ad aiutarlo nella vita quotidiana, in campo e fuori, ci pensano i genitori: «Mio papà mi dice che si fa presto ad andare in alto, ma ci si mette ancora meno ad andare in basso. Me lo ripete in continuazione, “non montarti la testa”, soprattutto adesso. E mi dice anche “ricordati come stavi quando la Fiorentina ti ha mandato via”».

SENATORI - Dentro Trigoria invece ci pensano i ‘grandi’ a controllarlo: «Kolarov è esperto, fortissimo, conosce le dinamiche. Sa cosa può succedere a un ragazzo che è sulla bocca di tutti. Se dovesse vedermi con la cresta alzata farebbe bene a tirarmela giù. Lui è un esempio nello spogliatoio e in campo. Ha ragione». Dentro il campo Zaniolo prova a prendere qualcosa da tutti: «Dove ti giri ti giri ci sono i campioni. Mi ispiro ai più esperti, ai senatori, a De Rossi, Manolas, Kolarov, Dzeko. Sono i miei esempi». E a proposito di De Rossi, Nicolò ha da poco vestito per la prima volta la maglia della nazionale maggiore: «Giusto ieri parlavo con Daniele delle emozioni vissute con la vittoria del Mondiale. E mi è venuta la pelle d’oca. Questi sono giocatori da cui devo prendere spunto per far bene. Un giorno, magari, spero di riuscirci anch’io. Ma non ci sto pensando ancora».

DELUSIONI - Ripensa invece alle delusioni di inizio carriera, che gli hanno dato stimoli per andare avanti con grinta: «Ho iniziato al Genoa e poi sono andato alla Fiorentina, partendo con gli Esordienti. Sono arrivato fino agli Allievi e alla preparazione estiva con la Primavera. Poi mi hanno comunicato che non c’era posto per me…». Momenti bui che tutti i calciatori vivono prima o poi nella loro carriera. A Nicolò è successo subito, e ha pensato anche di smettere: «Sì. Nel primo mese alla Virtus Entella. Ero in Primavera e non giocavo, dovevo ancora ambientarmi, ero arrivato a preparazione già finita. Mi ritrovai nel bar di mio padre a La Spezia, che piangevo. Gli dicevo “se non riesco a giocare qui, forse devo fare qualcos’altro nella vita”. E lui mi rispose: “Fai l’ultima settimana, a mille, fatta bene, senza pensare”. L’ho fatta e da lì non sono più uscito».


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