Petrachi: “Roma perfetta per Higuain. Dzeko? Non ci faremo strozzare"

La presentazione del neo direttore sportivo giallorosso: "Barella ha scelto l'Inter, capitolo chiuso"
Petrachi: “Roma perfetta per Higuain. Dzeko? Non ci faremo strozzare"
25 min

ROMA - Dopo l’ufficialità arrivata lo scorso 25 giugno, il neo direttore sportivo della Gianluca Petrachi è stato presentato in conferenza stampa. Tanti temi affrontati: dall’arrivo del tecnico Fonseca, agli obiettivi di mercato, fino al suo sbarco nella capitale dopo settimane di trattative con il Torino. 

Le parole di Fienga

“Buonasera a tutti, grazie per essere qui. Siamo molto contenti di presentare Petrachi come nuovo direttore sportivo. È stato un corteggiamento breve anche se abbastanza intenso. Finalmente Gianluca può operativamente lavorare con noi e lo fa dal primo luglio ufficialmente. Ho avuto modo in questo breve tempo di confrontarmi di lavorare con lui e i primi giorni sono incoraggianti per l’intesa avuta con la struttura della Roma. Ora entra in una fase calda con l’avvio del mercato che si è aviato con le operazioni di chiusura al 30 giugno sulle quali ci siamo confrontati e sulle quali era sostanzialmente allineato così come anche sulla scelta dell'allenatore. Lascio la parola a Gianluca con grandissima soddisfazione così torno a fare quello che defo fare. Lascio al direttore sportivo la guida di tutte le decisioni sportive di questa società”.

La presentazione di Petrachi

“Sono molto felice di essere qui alla Roma, per me è un onore. Credo che qualsiasi direttore sportivo e mio collega che faccia questo lavoro penso che ambisca di arrivare in una società così prestigiosa. Sono onorato e orgoglioso di essere alla Roma. Faccio questa premessa, visto che non sono riuscito a farlo prima: vorrei ringraziare tutto il popolo granata che mi ha sostenuto in questi dieci anni di lavoro. Non l’ho fatto prima perché per varie ragioni non mi sono permesso a dare delle mie dichiarazioni ufficiali. Ma ci tenevo, per me oggi parte una nuova sfida con l’ambizione di far bene”.

Trigoria

"Il centro sportivo lo conoscevo già, una delle mie primissime trattative con la Roma la feci a Trigoria con Cerci quando ero direttore sportivo del Pisa. Poi ci sono tornato due anni fa quando ho preso Iago Falque e Ljajic, è un ambiente che conosco. Ora si sta rifacendo il look ed è ancora più bello. La dimensione di Trigoria dà già la parvenza dell’importanza di questa società".

Fonseca

"Sono stato molto colpito da Paulo Fonseca. Lo seguivo negli ultimi anni perché c’era un giocatore dello Shakhtar che volevo portare a Torino e ho visto giocare lo Shakhtar. In quelle tre partite ho avuto la dimensione dell’allenatore: si vedeva un'idea di gioco, una squadra corta, aggressiva, recupero di palla immediato. Una mentalità che adoro e amo. Siccome ho fatto il calciatore, seppur non di grandissimo prestigio ma con qualche presenza in Serie A, posso dire che  se avessi avuto un allenatore come Fonseca (non lo dico per fare una sviolinata) la mia carriera poteva essere diversa. È un allenatore che codifica il gioco, che dà dettami tattici precisi senza essere integralista. Non mi è sembrato uno fissato ma uno elastico e molto attento ai giocatori che ha e questa voglia e determinazione mi ha stregato. Credo che la forza che ha dentro è dettata dalla figura dell'allenatore: Fonseca può dare a tutti i tifosi della Roma un’identità ben precisa di come la squadra giochi la domenica. Mi auguro che la gente dalle prime partite e amichevoli capirà ciò che sto dicendo. Ci vorrà tempo, non sarà facile portare un certo tipo di concetto di gioco, però sono molto ottimista in Fonseca. Abbiamo le idee chiare, ci confrontiamo spesso e abbiamo le stesse idee di calcio e questo è fondamentale in un rapporto tra allenatore e direttore affinché tutto possa funzionare bene".

Le strategie di mercato

"Io credo che bisogna essere realisti. Fa parte del mio carattere. Oggi la Roma è all’anno zero. Questa è una squadra che deve ripartire. Deve ricominciare con dei valori e dei principi. Deve ripartire con giocatori che portino qualità morali. Gente che viene con la pancia piena o solo per pensare al dio denaro non fa parte delle mie scelte. Scelgo prima gli uomini, poi i calciatori. Per alzare il livello della squadra deve prima passare questo messaggio. Sento e leggo di tutti questi pseudo rifiuti che stanno arrivando. La Roma non è una succursale. Chi viene qua deve farlo con voglia. Devono avere gli occhi di Spinazzola quando si è presentato a voi. Non ha lasciato il Poggibonsi, ma la Juventus. Questo entusiasmo lo voglio in tutti i giocatori che da oggi prenderò nella Roma. Devono portare entusiasmo e un valore aggiunto che da avversario ho visto essere venuto meno. Lo scorso anno è mancato un po’ di senso di appartenenza Quello che mi impegnerò a fare è portare disciplina e senso di appartenenza. Voglio gente che corra per novanta minuti e il tifoso deve identificarsi nella squadra. Questo è il messaggio che manderò a tutti i miei calciatori: dal più giovane al più anziano".

Il futuro di Dzeko e la cessione di Manolas

"Deve passare il messaggio che non è che uno si sveglia il mattino e decide di andar via, si mette d’accordo con un’altra squadra e ci ricatta: la Roma non deve essere ricattata da nessuno. Qualora un giocatore non volesse più stare alla Roma o decida di non avere più gli stimoli giusti si deve presentare con una squadra che lo vuole, che presenta il grano, che lo paghi il giusto e poi può andare. Non trattengo nessuno con la forza. Non mi piace essere preso per la gola, strozzato come si suol dire perché non mi interessa se un giocatore ha raggiunto un accordo con un’altra società, che già è deontologicamente è scorretto, mi interessa che il giocatore sappia che non deve pensare di stare a casa sua, lui deve essere uno che dà una mano a quella casa per farla vivere bene: non è il padrone di quella casa. E’ la proprietà che decide e la Roma come società da questo punto di vista, vi posso garantire che non si farà strozzare da nessuno: cercheremo di fare faremo le migliori scelte e credo che le prime soluzioni che abbiamo trovato abbiano un senso logico e calcistico. L’uscita di Manolas è figlia anche del fatto che il giocatore volesse andar via: io ho parlato con il suo agente mi aveva manifestato l’idea. Io ho detto a Mino Raiola che se il ragazzo voleva andare via mi pagano la clausola, e non è un problema. qualora non dovessero arrivare i soldi che diciamo noi altrimenti il giocatore sta qua, poi se ha voglia di allenarsi bene, sennò non è che può decidere lui quello che vuole fare. In realtà il Napoli ha fatto una proposta importante e credo che abbiamo trovato nella contropartita tecnica un giocatore che ha bisogno di fiducia e che rappresenta quel profilo che dicevamo prima, ossia un ragazzo con motivazioni e voglia: ieri mi ha chiamato e mi ha detto che è pronto a non fare neanche un giorno di vacanza per fare il ritiro con la squadra, e lui sta ancora giocando. Questo è il senso di appartenenza e entusiasmo che voglio ritrovare in ogni giocatore che viene qui".

Higuain

"Io penso che chi discute Higuain può essere un pazzo. In questo momento ha perso un po’ di autostima e sicuramente potrebbe far comodo alla Roma, qualora Dzeko andasse via. Però le motivazioni contano moltissimo. Qualora si dovesse aprire qualcosa con la Juventus, lui deve essere il primo a crederci. Sto cercando di portare calciatori con questa voglia, non sarà certo il campione a farmi mettere il salame sugli occhi e non vedere se non ci sono spirito e voglia, non sarà il campione a mettermi il salame tra gli occhi e non vedere che magari non ha quello spirito, quella voglia. Adranno fatte valutazioni a 360 gradi. Per ritrovare il vero Higuain non c’è soluzione migliore della Roma. Qui potrebbe seguire le orme del suo connazionale Batistuta, qui ha lasciato un segno indelebile nella Roma. Sono cose di mercato che naturalmente dovranno essere valutate più avanti. Oggi voglio pensare che Dzeko è un calciatore della Roma, che si renderà conto in ritiro che l’aria sta cambiando, che il nuovo DS, il nuovo AD ed il nuovo allenatore vogliono fare le cose in un certo modo. Poi valuteremo il tutto. Se vuole andar via, l’Inter ci deve pagare bene il giocatore perchè ci deve permettere di andare sul mercato e avere un po' di soldini in tasca, altrimenti non lo faccio".

Il budget per il mercato

"Io in realtà, non sono stato abituato a lavorare con i budget, Cairo non mi ha mai detto puoi spendere x e y. Quando ho parlato con Pallotta mi ha detto che noi dovremo investire sui giovani di prospettiva, che hanno voglia e gli ho passato dei messaggi su cui siamo stati molto chiari entrambi: dobbiamo rinforzare la squadra e ripartire, ci sarà da aspettare qualcuno perché quando prendiamo giovani bisogna aspettarli. Oggi ho dato 2 o 3 parametri su alcuni giocatori che mi piacerebbe prendere e mi è stato detto: “Se sei convinto e ti piace porta avanti la trattativa e cerca di portarlo a casa”. Naturalmente tutto ciò che faccio è condividere sempre con gli allenatori gli acquisti, non ho mai preso un giocatore senza il consenso dell’allenatore: credo sia una cosa sbagliata da direttore. Ci deve essere condivisione di metodologia di schemi e di calcio. Stiamo andando avanti. Oggi siamo qui e stiamo lavorando per chiudere un giocatore oggi stesso. 

Barella, il Cagliari e l'Inter

"Per quanto riguardo Barella sono state dette tante inesattezze: ancor prima che arrivassi io il suo procuratore si è seduto tante volte con la società e si erano raggiunti dei valori economici e lui era molto contento di venire alla Roma, questo almeno mi è stato riferito. Io con lui non ho mai parlato, volutamente. Poi so che nell’intermezzo di tutti i passaggi tra l’addio di Monchi il discorso si è un po’ perso per squadra perché si aspettava chi era adatto a farlo. Si è perso un po’ di tempo che era inevitabile che si perdesse, perché si parla di tanti milioni e va condivisa questa scelta. Si è inserita l’Inter, ha fatto la sua proposta al Cagliari, il giocatore è stato chiamato da Conte che è bravo a convincere i giocatori che vuole. Ci sta che il ragazzo che abbia l’ambizione di provare a giocare la Champions e di non ritenere la Roma al livello dell’Inter. Io personalmente non ho mai cercato Barella, è il Cagliari che ha cercato la Roma dicendo che l’Inter stava traccheggiando. Si dice 'tentar non nuoce': per me era una cosa difficile prima e lo è ancora adesso, il Cagliari vuole darlo alla Roma, ma lui ora ha scelto l’Inter. Se Barella chiama Petrachi e ci ripensa, a quel punto si può parlare, ma per me oggi è un capitolo chiuso, perché strappare anche in modo così forzato di portare dentro un giocatore che ha dentro altre ambizioni  e aspirazioni significa sbagliare. Col dio denaro non si comprano persone o calciatori, i giocatori devono avere motivazioni di venire alla Roma".

Petrachi e Franco Baldini

"Io sono stato contattato da Franco Baldini come qualche altro collega, perché è un consulente del presidente Pallotta e gli ha proposto dei direttori sportivi. Credo che Franco Baldini avendomi inserito in questa lista abbia stima del sottoscritto: sono stato chiaro con Baldini e il presidente Pallotta e come lo sono tutti i giorni con Fienga che è il mio punto di riferimento. Io non transigo su un discorso di scelte, queste sono condivise da un punto di vista economico, mi deve dire se si può fare un investimento. Ma sulla scelta tecnica, la valutazione del giocatore, sono io a prendermi responsabilità come ho sempre fatto da quando faccio questo lavoro. Anche col presidente Cairo, al di lò delle ultime discrepanze, non mi ha mai imposto di prendere qualcuno. Mi sono sempre assunto le responsabilità. E oggi vorrei che voi capiate che non sarà Franco Baldini a condizionarmi o a dirmi quello che devo fare, perché prima di scegliermi sono stato chiaro: “Io sono questo, se mi volete sono questo altrimenti avete sbagliato soggetto”. Baldini sa le mie difficoltà e le problematiche. Se stasera mi chiama e mi dice: “Gianluca ci sarebbe la possibilità di prendere quel giocatore”, io gli rispondo: “Benissimo mi piace, portalo avanti e ne parleremo con chi di dovere”. Vi posso garantire che se non sarà così è perché non sarà seduto su questa sedia".

Zaniolo

"Ha avuto un exploit importante, ma un finale di campionato non all’altezza delle sue possibilità. È uscito un po’ fuori dai parametri, che deve essere sempre concentrato, allenarsi, stare sul pezzo. Zaniolo è come tutti quelli che devono parlare di rinnovi e adeguamenti, saranno visti successivamente a quello che è un mercato importante che la Roma sta provando a fare. Lui un contratto ce l’ha e la società dovrà adeguarglielo e trattarlo come un calciatore importante. Però si fa presto a rendere dei miti calciatori che hanno appena fatto 15 presenze in Serie A. Andrei cauto, sono uno che ama la concretezza. Il ragazzo deve fare ancora tanta strada. Ha le qualità per diventare un top, se lavora bene e con umiltà, come tutti mi hanno detto si sia contraddistinto nei primi sei mesi di campionato, allora Zaniolo sarà il fiore all’occhiello, ma dovrà decidere lui. Dobbiamo farlo stare con i piedi per terra, perché si perde facilmente il senso della ragione a quest’età. Il sacrificio e l’abnegazione devono sempre essere messi sul campo. Credo che nell’ultimo periodo abbia un po’ smarrito questi concetti, nella prima chiacchierata cercherò non di ridimensionarlo perché è giovane e le cazzate a vent’anni le fanno tutti, ma che l'impotante è che capisca che deve migliorare e che ancora non ha fatto nulla".

Ambizioni

"L’ambizione fa parte della mia vita e le sfide sono quelle che mi hanno sempre appassionato. In tanti mi hanno detto: “Chi te lo fa fare ad andare alla Roma”. Io ho detto fare il ds alla Roma e fare qualcosa di importante vale il prezzo della vita professionale. Farò di tutto per raggiungere obiettivi importanti, oggi non posso dire che alzerò un trofeo, sarebbe da stupido, da chi non vive la realtà. Bisogna ricostruire e cercare di rendere piano piano questa squadra vincente, ma non è che le cose si fanno dall’oggi al domani. Le case si costruiscono dalle fondamenta, non si fa il tetto altrimenti ti cade in testa. Qua c’è da ricostruire con senso di appartenenza e giocatori che hanno voglia e ci sono giocatori con questi principi. Poi il tempo è galantuomo e dirà se Petrachi ha raggiunto qualche obiettivo, se la Roma alzerà qualche trofeo. Ma io non amo tante chiacchiere amo far parlare il campo. Non sono social. Colgo l’occasione: io non rispondo a nessuno e se qualcuno pensa di avere favoritismi... Non do spazio e tempo a nessuno di poter pensare che gli posso suggerire un giocatore. Io lavoro sul campo, sono uno molto attento ai particolari, sono più da campo che da scrivania e non do vantaggi a nessuno. Il più piccolo dei giornalisti deve avere la consapevolezza di essere trattato come le più grandi firme. Mi sono arrivati più di 200 messaggi ed ho risposto a tutti allo stesso modo con coerenza. Non guardo in faccia al nessuno, penso al lavoro e il campo dirà se sono stato capace di portare qualche risultato o di aver dato una squadra a questa tifoseria che la possa rappresentare. Questo lo dirà il tempo, ora c’è solo da lavorare".

 

Giocatori incedibili per Fonseca

"Il mister mi ha dato indicazioni che non dirò a voi. A volte capitano situazioni per cui potrei essere smentito. Sto bene attento a non fare nomi e congnomi. Sicuramente il mister se ha accettato lo ha fatto perché ci sono giocatori che pensa di poter far rendere meglio della scorsa stagione".

El Shaarawy

"Ho sentito l’agente e gli ho detto che mi piacerebbe che restasse. È stato tra i più positivi lo scorso anno e da parte mia c’è la volontà di rinnovargli il contratto. Non bisogna strafare però, a tutto c'è un limite. Il rinnovo a cifre adeguate penso se lo meriti, ma non posso dargli i soldi che gli darebbero in Cina po da altre parti. Se lui vuole andare perché lo riempiono di soldi ed alla Roma danno quelli adatti per comprare il sostituto, io non tengo nessuno con la forza.

La trattativa per Conte

"Lo conosco da più di 30 anni, siamo entrati nel Lecce nel settembre del 1981, una vita fa. Antonio vuole vincere immediatamente, è in una dimensione tale dove arrivare secondo è una sconfitta. Forse l’idea di andare all'Inter l’ha vista come una squadra che in questo momento ha qualcosa in più, dal punto di vista dell’organico e di prospettiva per vincere nell’immediato. Per lui l’obiettivo principale è vincere lo scudetto. Sicuramente qualche piccola ragione ce l’avrà, magari sul fatto che la Roma deve ricostruire i perni sui quali improntare le prossime stagioni, ma io gli ho detto che vincere la sfida a Roma poteva valere i 5 scudetti con la Juventus o l’Inter. Vincere a Roma significa qualcosa di straordinario. Non sono stato lì a pregarlo o convincerlo. Sono stato il primo a credere in lui, quando ha fatto panchina all’Arezzo, chiamai l’allora ds Armando Pieroni e gli ho detto io di prenderlo perché era l’allenatore del futuro. Lui è fatto così: non guarda in faccia nessuno, agli amici o ai fratelli quando c’è da vincere. Lo apprezzo e lo stimo il professionista e l’amico, ma io, per come sono sentimentale e passionale, per come mi riconosco in questa piazza, mi piace il territorio, mi sento una persona del popolo, mi piacerebbe abitare in centro per poter respirare l'aria dei tifosi, per avere quella forza di trasmettere nei calciatori che arrivano cosa rappresenta questa tifoseria. Il fatto che abbia fatto un’altra scelta mi è dispiaciuto, mi sarebbe piaciuto fosse venuto qui da noi, ma credo che Fonseca possa essere una sorpresa per voi e per noi. Sono molto contento, non tutto viene per caso. La sua scelta mi dà molta forza, lo ribadisco, ho molta fiducia in questa persona ed in questo professionista. Quando giocavo contro la Roma c’era qualcosa di diverso, avevo la pelle d’oca all’Olimpico, mi è rimasto dentro in tutti questi anni. La tifoseria, se convogliata nel posto giusto nel pensiero e nella voglia, può essere l’undicesimo uomo in campo. L’ho patita da avversario, figurarsi per un giocatore che gioca con quella maglia. Credo dia emozioni incredibili: se riusciamo a capirlo tutti già siamo a metà dell’opera".

Totti

"Mi è dispiaciuto,Totti rimane la bandiera. È il simbolo di questa tifoseria e città, ha un senso di appartenenza grandioso. Mi sarebbe piacciuto averlo accanto. Purtroppo ha fatto una scelta e da professionista non posso che accettarla. Mi dispiace tanto: lo conosco, è un bravo ragazzo e mi ha sempre fatto un’ottima impressione. Da avversario ti faceva rosicare perché vinceva qualche partita da solo. Averlo accanto da dirigente poteva essere un valore aggiunto per me. Tanti passaggi e cose che scoprirò con il tempo poteva farmeli prendere direttamente, il suo apporto poteva essere un valore aggiunto, è andata così e qualora volesse tornare io sono pronto ad accoglierlo".

Strootman

"Si fanno tante ipotesi, si buttano giù tante cose. Ci sono calciatori in uscita e si fanno valutazioni, alcune escono sulla stampa ed alcune no. C’è stata un’idea riguardo un nostro calciatore, ma è una cosa molto remota".

Florenzi

"Non ho parlato con nessuno, solamente con Kolarov, che voleva chiedermi delle cose e l’ho invitato a parlare con me e non con terze pesone. Parlerò con gli altri quando ci raduneremo la prossima settimana. Florenzi rappresenta il capitano ed oggi è il capitano. Il senso di appartenenza deve essere in ognuno di loro, qualcosa che hanno dentro. Io mi lego a quelli che hanno il senso di appartenenza, li voglio con me quelli che mi fanno capire, con i fatti, non con le chiacchiere. Da calciatore sai quanti ne ho visti che baciavano la maglia dopo il gol poi entravano nello spogliatoio e dicevano di voler andar via? Non è il caso di Florenzi, lui è un romano e per la Roma può dare la vita. Il senso di appartenenza non si fa con le chiacchiere e i proclami, ma lo vedi dentro il campo, quando metti la gamba o la testa e rischi di rompertela. In quei 90 minuti do la vita per l’AS Roma. Mi lego con quei giocatori, non con quelli che si fanno male prima della partita e fingono di avere il problemino, poi nella partita meno importante fanno i fenomeni. Ci sono tante dinamiche nel calcio, che non emergono purtroppo e che nessuno può comprendere. Io ti posso dire che loro capiranno qual è il mio senso di appartenenza: per me esiste solo la Roma e tutti devono pensarla così. Se vedo qualcuno che fa il furbo ed il fenomeno non ha vita lunga qui".

De Rossi

 "Mi dispiace che abbia smesso di giocare, non so se continuerà. Magari troveremo De Rossi tra qualche anno che allenerà la Roma. È inutile guardarsi indietro, dobbiamo guardare avanti e far capire ai tifosi che vogliamo cambiare qualcosa. Io credo che dobbiamo basarci su quello che andremo a fare ed identificarci con una squadra che sta nascendo, con una mentalità una forza ed un coraggio diverso. Dovremo avere il coraggio di giocare a calcio diverso. È l’aspetto più importante su cui mi baso".

Giocatori pronti e talenti

"Le grandi squadre si costruiscono con giovani e giocatori d'esperienza, perché ai giovani devi dare tempo di poter crescere. Io vorrei inserire qualche giocatore con esperienza, che ti aiuta a far crescere il giovane, lo mette in una dimensione dove non ha tante responsabilità. Bisogna creare il mix giusto. Sicuramente io vado per una squadra giovane, di gamba e con forza. La nuova generazione è di un calcio fisico, meno tecnico di Scarchilli che vedo lì, lui era tutto dribbling e finte ma che andava a due all’ora ma era tecnico. Oggi il calcio è cambiato, se non sei strutturato, se non c’è fisicità ti spazzano via, ti tritano. Io cerco di impostare una squadra che abbia struttura, forza e fisicità. L’idea tattica fa la differenza. Avete tutti in mente l’Ajax, ha dato bambole alle grandi squadre e ai grandi giocatori, perché sapeva quello che doveva fare e aveva il coraggio di andare a Torino e giocare a calcio. Il gap tecnico che oggi l'amico Conte vede inferiore con la sua Inter, può essere ridimensionato e accorciato con la forza tattica che il nostro allenatore riuscirà a darci".

Mauro Icardi 

 un ottimo attaccante, è forte, ha le sue problematiche all’Inter. Non so cosa ne faranno, il mercato lo saprà dire. Io non rispondo a situazioni di mercato coisì esplicite perché mi ritengo molto omertoso nel fare calciomercato".

Roma di sciabola o di fioretto?

"Io credo che non puoi scegliere. Entrambe le cose servono in determinati momenti della gara: serve qualità ma anche chi salta su calcio d'angolo a due metri e spazza via la palla. È un binomio che va unito, io amo il calcio offensivo, col recupero di palla immediato. Mi ha stregato con questo Fonseca. È quello che mi ha fatto capire che vuol fare. Un calcio codificato. Se ogni calciatore sa quello che deve fare sicuramente sei molto avanti. Io mi auguro è che i tifosi si rendano conto che la Roma ha una sua identità di calcio".

 


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