La strategia del non dire

La strategia del non dire© LAPRESSE
Alessandro Barbano
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Nei suoi dieci anni al Torino Gianluca Petrachi non ha quasi mai preso la parola in pubblico. Cairo sapeva bene che dietro le quinte il diesse dava il meglio di sé. La Roma invece lo ha chiamato a rappresentare la società nel momento più difficile della sua storia, a riprova di quanta poca dimestichezza Pallotta e compagni abbiano con la comunicazione. E a Petrachi ieri è riuscito il capolavoro di raccontarsi peggio di quanto egli stesso sia. Si è autodefinito “omertoso”, non senza compiacimento, dimostrando di avere con il vocabolario un contenzioso aperto. Era invece solo confuso e in difensiva. Il suo zoppicante catenaccio linguistico tradiva la complessa agibilità di una campagna acquisti di cui non porta da solo la responsabilità.

Così ha detto tutto e il contrario di tutto. Cioè niente. Per esempio che Baldini è una risorsa decisiva per il mercato. Ma non il dominus. Che Zaniolo oggi non si vende. Ma domani, chissà? E per apparire più chiaro e riportare la tranquillità tra i tifosi ha ricordato come anche Zidane non avrebbe mai dovuto essere ceduto dalla Juve, e invece è finito al Real Madrid. Poi, dopo questo capolavoro di coincidenza degli opposti, ha censurato i giornalisti che, “per qualche copia in più”, monterebbero su le notizie dal niente. E quale notizia hanno montato i giornalisti? I giornalisti hanno osato azzardare che Zaniolo potrebbe anche essere venduto. Ma come si permettono?

Non possiamo che consigliare a Petrachi di rientrare dietro le quinte. Dove ha dimostrato di sapersi muovere. E dove c’è tanto da fare, per ricostruire attorno alla società giallorossa quel clima di fiducia che è prezioso per qualunque trattativa. Se poi Baldini è davvero così decisivo, tanto da aver autorizzato la cessione di El Shaarawy ai cinesi per sedici milioni, mentre Petrachi non sarebbe mai sceso sotto i venti, allora che si impegnino, entrambi, per portare Higuain e Pallotta a Roma. Il primo per una stagione. Il secondo anche per un giorno. La vacanza italiana del presidente, avvistato già a Siena, a Matera, e perfino a Otranto, sta diventando la barzelletta dell’estate calcistica. Non sarebbe acclamato, Pallotta a Roma, come Commisso lo è stato a Firenze. Ma se decidesse di rimettersi in connessione con i suoi tifosi, c’è da giurare che un pizzico di fi ducia in più non guasterebbe all’ambiente. E anche al mercato. L’”omertà” delle trattative avrà pure le sue convenienze. Ma la chiarezza d’impresa resta ancora la chiave per tornare a vincere.


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