Juan Jesus: "Ringrazio la Roma, c'è da lottare contro il razzismo"

Il difensore giallorosso porta avanti la sua battaglia contro ogni forma di discriminazione: "Meno persone così ci sono in giro, meglio sarà per i miei figli e per i figli di tanti altri"
Juan Jesus: "Ringrazio la Roma, c'è da lottare contro il razzismo"© LaPresse
3 min

ROMA - "Dobbiamo ancora lottare tanto per cambiare questo mondo. Io ho dei figli da crescere e voglio crescerli in un posto migliore. Meno persone così ci sono in giro, meglio sarà per i miei figli e per i figli di tanti altri". Anche Juan Jesus, difensore brasiliano della Roma, ha dovuto sperimentare sulla sua pelle il razzismo. Gli insulti ricevuti via social non sono però passati sotto silenzio, tanto che la società giallorossa ha daspato a vita dalle proprie partite questo pseudo-tifoso. "Ringrazio la Roma, perché ha fatto una cosa molto intelligente - continua Juan Jesus - Cosa voglio dire oggi a questo tifoso? Che lo perdono. Ma deve capire quello che fa, non è più un bambino ma un adulto. Tutti sbagliamo ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità". Per il difensore brasiliano "anche l'insulto è maleducazione. La critica va bene ma non si può, nel 2019, giudicare una persona per il colore della pelle, per la religione. Non può succedere e dobbiamo fare del nostro meglio per migliorare il mondo, il Paese, le città". Il giocatore giallorosso ci tiene però a precisare che "l'Italia è ormai una seconda casa per me, sono qui quasi da otto anni, mio figlio è nato a Roma, fra due anni potrei diventare anche italiano".

Juan Jesus e la lotta al razzismo

"Ho conosciuto tante persone per bene che mi hanno aiutato qui - prosegue Juan Jesus - ma ogni tanto troviamo queste persone, e non solo in Italia o in Brasile. Come ha detto recentemente l'allenatore del Bahia, nel mondo purtroppo non c'è equilibrio e c'è la tendenza per cui chi è scuro di pelle viene giudicato come 'cattivo'. Ma l'unica razza che c'è è quella umana". Certo, "prima di Lincoln o di Mandela era molto peggio, ma ci sono ancora episodi di razzismo in tanti posti e voglio lottare per cambiare tutto questo. Il calcio è una vetrina, il mondo si ferma per guardare le partite, e se possiamo fare qualcosa di più, dobbiamo farlo, anche gesti forti possono servire. I cambiamenti sono sempre stati fatti con gesti forti". (in collaborazione con Italpress)


© RIPRODUZIONE RISERVATA