Pastore: "Fonseca bravo a gestirmi, ha fiducia in me"

Il centrocampista della Roma è tornato decisivo: "I fischi li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco"
Pastore: "Fonseca bravo a gestirmi, ha fiducia in me"
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ROMA - Dai fischi agli applausi, con le ultime prestazioni in maglia giallorossa Javier Pastore è riuscito a capovolgere diametralmente i giudizi nei suoi confronti. Un cambio di atteggiamento, quello da parte dei tifosi della Roma, che l'argentino si è meritato sul campo, con prestazioni ben differenti da quelle mostrate l'anno scorso dopo il suo ritorno in Serie A: “I fischi - ha raccontato l'argentino al sito ufficiale del club - li ho presi in tutte le squadre in cui ho giocato, così come gli applausi. È per il mio stile di gioco. Se sto bene riesco a dare il meglio, ma se fisicamente non ci sono non riesco a dare il massimo. A volte se non hai la forza di correre indietro ti tieni per fare una corsa buona in avanti. E tutto questo lo spettatore lo nota. Io a volte apprezzo più i fischi. Quando le cose vanno bene è evidente, ma quando vanno male hai bisogno di una reazione del pubblico. Sono cose che personalmente mi danno qualcosa in più, mi dico: ok, forse è meglio che vado due ore prima all’allenamento".

La rinascita di Pastore: "Merito di Fonseca"

Gran parte del merito di questa trasformazione, secondo El Flaco, è da attribuire al nuovo allenatore Paulo Fonseca, che rispetto a quanto era accaduto la scorsa stagione è stato in grado di metterlo nelle condizioni di rendere al meglio: "Abbiamo lavorato su diversi aspetti. Vuole che un centrocampista punti sempre la porta avversaria e che non sia rivolto verso la nostra area. Ho dovuto concentrarmi molto in allenamento, perché io ero abituato a stare spalle alla porta, per fare uno-due con i compagni. Il mister, però, vuole che giochiamo in avanti, facendo un continuo cambio gioco da destra a sinistra. Ma la cosa più importante è la fiducia che ci dà il tecnico e il modo in cui ci parla. Io ho avuto diversi allenatori e ho appreso tanto da tutti: posso dire che questo staff tecnico ha un'enorme voglia di fare e bene e di vincere. Sono tutti ragazzi giovani, hanno tante convinzioni importanti e ce le trasmettono. Per una squadra come la Roma che vuole puntare in alto tutto questo è fondamentale".

"L'anno scorso non avevo fiducia dell'allenatore"

Tornando alla sua prima stagione in Serie A con la maglia della Roma, Pastore ha analizzato i motivi che l'hanno portato a non rendere come avrebbe voluto: "L’avventura è partita bene ed ero molto entusiasta di giocare qui. Poi purtroppo mi sono fatto male un paio di volte di seguito e poi c’è stato l’infortunio al Derby di andata. A settembre già è iniziato ad andare tutto male. Avevo perso la fiducia dell’allenatore, perché non ero mai in campo. Fisicamente non sono stato mai bene, non riuscivo a gestire bene gli allenamenti o a migliorare la condizione fisica. Ho fatto pochissime partite e non è stato un anno facile, a livello personale e sportivo". Poi è arrivata la "rivoluzione" che ha capovolto tutto e che questa estate gli ha fatto analizzare la sua avventura da un'altra prospettiva: "Avevo tante cose per la testa. Stavano avvenendo tanti cambiamenti nel club ed era tutto un punto interrogativo per me. Mi sono preso i primi giorni di vacanza con la mia famiglia, ma prima di ricominciare la stagione ho voluto parlare con la società e con l’allenatore, volevo sapere cosa pensavano di me. Ero a conoscenza di non aver fatto bene l’anno precedente, mi faceva male ripensare alla mia ultima stagione e non volevo che le idee del nuovo tecnico venissero influenzate da quelle prestazioni".

Ed effettivamente Fonseca è si è presentato senza alcun tipo di pregiudizio nei suoi confronti: "Nei primi allenamenti ho dimostrato subito di voler cambiare quello che era stato un anno brutto, da parte mia e di tutta la squadra. L’allenatore è stato sempre molto onesto, ha dimostrato di aver fiducia in me. Mi ha chiesto di dimenticare quanto accaduto prima, di allenarmi al cento per cento. Mi hanno gestito bene. Ho parlato con lo staff, gli ho detto che l’anno precedente non ero mai riuscito a trovare la forma giusta: per diverse necessità ero dovuto comunque scendere in campo e per questo non facevo bene per la squadra e mi facevo male pure io”.


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