Zaniolo, parla il Prof. Mariani: "L'Europeo dipende da lui. È motivato"

Parla il medico che lo ha operato: "Io do il giocatore all’area medica dopo tre mesi, poi la riatletizzazione dipende dal giocatore, dalle masse muscolari, da tante altre cose su cui io non intervengo"
Zaniolo, parla il Prof. Mariani: "L'Europeo dipende da lui. È motivato"
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ROMA - Dopo l’intervento di lunedì, per la ricostruzione del crociato del ginocchio destro , Nicolò Zanioloquesta mattina è tornato a casa dove proseguirà il percorso riabilitativo, iniziato già in questi giorni. Ad operarlo è stato il medico Pier Paolo Mariani che ha rilasciato alcune dichiarazioni a Sky. 

Ci racconta che tipo di operazione è stata quella di Zaniolo?
Ricostruzione del legamento crociato con riparazioni meniscali. Ora si tende a ripararlo, lui lo aveva rotto ma si lascia un ambiente articolare quanto più normale.

Quale tecnica usa nell’autotrapianto?
La uso dal ’93 nei professionisti e non mi ha mai deluso. Con Aldair, che ha giocato fino a 40 anni e ha fatto anche i campionati del Mondo.

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Come ha trovato Zaniolo domenica e oggi quando è stato dimesso?
Domenica aveva gli occhi lucidi, è stato un duro colpo per lui. Oggi era sorridente e interagiva con gli altri giocatori che erano in fisioterapia, ha giocato con loro. Ora è motivato e pronto per intraprendere una fase riabilitativa.

C’è una differenza tra un ventenne e un trentenne?
Tra 20 e 30 anni oggi c’è poca differenza, il recupero è pressoché uguale.

I tempi di recupero, è vero che il protocollo dura 4 mesi?
Io distinguo il protocollo in due fasi: la fase medica dove ho controllo e seguo l’atleta, e poi una fase atletica. Un conto è il ritorno all’attività sportiva e un conto è la performance. Il mio protocollo finisce a tre mesi, io a tre mesi do un calciatore in perfette condizioni con piccoli dettagli da sistemare. Come un meccanico al cliente dà una macchina al cliente quasi pronta. Poi c’è un collaudo dello staff medico che dà quel qualcosa in più che manca per avere una performance perfetta.

L’Europeo è tra 5 mesi.
Io do il giocatore all’area medica dopo tre mesi, poi la riatletizzazione dipende dal giocatore, dalle masse muscolari, da tante altre cose su cui io non intervengo e non faccio previsioni.

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Ha trovato similitudini o differenze con Totti nel carattere o nella forza fisica?
Il capitano aveva un atteggiamento ironico romano, Zaniolo non ha quello humor romanesco, ma ha dimostrato grande coraggio. Il giorno dopo mi diceva già “dottò, andiamo”, non vedeva l’ora di operarsi.

Un chirurgo come lei un po’ di paura ce l’ha?
Vede queste rughe? (ride, ndc). Sono queste rughe la paura, sono un uomo con gli stessi interessi e piaceri di tutti. È normale che sia così. Quell’adrenalina è fondamentale nel nostro lavoro.

C’è un giocatore che l’ha stupita o uno che quando l’ha visto in campo ha provato soddisfazione?
Ce ne sono tanti, ognuno ha sue caratteristiche. Ci sono pazienti che sono rimasti nel cuore. Uno è Improta di Serie B, che aveva avuto una lesione gravissima con lesione del tendine. Ogni tanto lo prendo in giro quando fa gol, ci sentiamo sempre, era diventato una mascotte. Di aneddoti ne avrei, dovrò cominciare a pensare alle memorie forse (ride, ndc).

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Il rischio di tornare prima quanto può incidere in una ricaduta?
Il discorso delle ricadute è un discorso complesso e non legato all’entità del recupero. L’intervento dà la stabilità, che quella è e quella rimane. Quello che rimane è recuperare meccanismi neuromotorie: questi sono quelli che fanno sì che quando ci sono sollecitazioni e stress riescano a ridurli, anche se non tutto si può evitare. È la rieducazione che viene fatta, quella è fondamentale per ridurre il rischio di ricadute. Se lei portasse la sua macchina al carrozziere e la fa riparare, questo non dà le garanzie che la macchina in autostrada ad alte velocità non abbia incidenti. Non lo faccio meglio del padre eterno, ma lo faccio simile. Come si è rotto una volta si può rompere una seconda volta, ma giocando a calcio ci sta, è più mediatica come cosa.


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