Il tenero Petrachi

Il tenero Petrachi© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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«Cazzate» «calunnie» «falsità» «inesattezze» «vigliacchi». Gianluca Petrachi ha un rapporto cordiale con la stampa, in particolare con quella scritta. Eppure afferma di non leggere i giornali. Il guaio è che i sensibilissimi addetti alla comunicazione della Roma gli consegnano ogni mattina la mazzetta sottolineando le cazzate, calunnie, falsità, inesattezze pubblicate da quei vigliacchi del Corriere dello Sport e della Gazzetta (i quotidiani che ha citato).

Conoscendo la suscettibilità e la scarsa perizia dialettica di Petrachi, mi permetto di suggerire a Paul Rogers & derivati, gli stessi che postarono il tweet in inglese per darci dei razzisti innescando una delle più disprezzabili e immotivate shit storm degli ultimi tempi (do you remember “Black Friday”?), di risparmiarsi la fatica per non fare ulteriormente incazzare il ds e quelli che - inconsapevolmente? - riesce a colpire: da Monchi, Baldini e Baldissoni («dissi che per la Roma era l’anno zero per recuperare dagli errori fatti negli anni precedenti») al miliardario e prossimo proprietario fresco di oscar per “Parasite”, Parassita, Dan Friedkin («non arriva Paperon de’ Paperoni»).

Chiarendo che sulla sua assoluzione facemmo un titolo, non una breve, ricordo a Petrachi, del quale per sua stessa ammissione sono amico, che adesso lavora alla Roma, rappresentando una società prestigiosa e seguita da sei quotidiani e un numero infinito di radio dedicate, e che pertanto un’attenzione speciale nelle uscite pubbliche dovrebbe averla. Gianluca, a casa nostra, così come a Milano, i vigliacchi non si nascondono: noi ci mettiamo sempre la faccia e la firma.


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