Roma, top player e plusvalenze: cosa farà Friedkin

Fienga ha discusso con l’Eca anche l’eventualità di un aiuto alle società che “perdono” la Champions League
Roma, top player e plusvalenze: cosa farà Friedkin© ANSA
Roberto Maida
3 min
TagsRoma

ROMA - Friedkin è un’ipotesi di solidità. Non sarà Paperon de’ Paperoni, come ha sottolineato Petrachi, ma è un imprenditore che investe sulla Roma nella prospettiva di renderla più forte. Quando il passaggio di proprietà sarà definitivo - tra una firma e l’altra serviranno ancora diverse settimane - il nuovo padrone manderà subito il figlio Ryan in avanscoperta affidandogli un ruolo manageriale di primo piano negli uffici dell’Eur. E a seguire, con l’aiuto di Guido Fienga, guiderà la transizione verso un organigramma di sua totale fiducia.

FILOSOFIA - La prima novità gestionale, con o senza Champions League, sarà l’affrancamento dalla dittatura delle plusvalenze. La Roma continuerà a vendere giocatori, certamente, ma lo farà seguendo una strategia di miglioramento tecnico, contando di non arrivare con l’acqua alla gola alla barriera del 30 giugno. I gioielli, insomma, non si toccano. Da Zaniolo a Pellegrini, Friedkin intende trattenere i talenti che il suo staff tecnico riterrà fondamentali. Soprattutto quando sono giovani e possono ancora migliorare. Non porterà i top player a Roma, almeno nei primi tempi, ma promette di implementare le risorse economiche in modo da non perdere competitività.

FAIR PLAY FINANZIARIO - Ovviamente la principale necessità, in una società che ha un monte stipendi di 160 milioni, è far crescere i ricavi, attraverso la negoziazione di nuovi contratti di sponsorizzazione e la valorizzazione di un marchio che ha grandi potenzialità ma nei nove anni di proprietà Pallotta non ha fruttato grandi introiti. Aspettando lo stadio di Tor di Valle - o di un altro sito, ove fosse impossibile procedere con il progetto originario - la Roma si muoverà per evitare di essere stritolata dal fair play finanziario: una possibilità è il cosiddetto “voluntary agreement”, che concede una deroga di un anno alle società che hanno cambiato patron e che presentino un adeguato piano di rientro successivo. Sarebbe la prima volta in Italia.

Leggi l'articolo completo sull'edizione odierna del Corriere dello Sport - Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA