Roma, la cura ancora non si vede

Roma, la cura ancora non si vede© LAPRESSE
Alessandro Barbano
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Mi serve l’esperienza, aveva detto Fonseca dopo la sconfitta in casa col Bologna, bocciando implicitamente i tre giovani di belle speranze compratigli a gennaio. Con una cospicua dose di buona sorte è tornato alla vittoria, e lo ha fatto contro l’esperienza, dimostrando che, di tutti i bugiardi, gli allenatori sono i più radicali, perché i più esposti alla paura, che li fa mentire prima a se stessi. Però con il Gent il portoghese la paura l’ha sfidata. Non solo perché ha scommesso sul ventenne Carles Perez, talento del calcio catalano che, per tecnica individuale, caparbietà e tempismo sul gol della vittoria, non ha fatto rimpiangere Ünder. Ma soprattutto perché, dopo aver affrontato l’Atalanta incappotato in una rigida difesa a cinque, è tornato ad alzare il baricentro del gioco accorciando le distanze tra i reparti. E osando di più. Quella contro i belgi è perciò una vittoria del coraggio e della scienza, che da sempre prediligono l’ignoto all’usato sicuro.

Questo non vuol dire che la Roma s’è svegliata. Perché i difetti che le sono costati gli ultimi tre tonfi in campionato hanno fatto drizzare anche ieri i già ispidi capelli di Fonseca. Primo su tutti un’improntitudine difensiva che, per buona parte del secondo tempo, è parsa autentico panico, con movimenti irrazionali verso la palla dei centrali, che scoprivano al pur modesto Gent preziosi corridoi. Più volte si è visto Fazio farsi saltare come un birillo o indietreggiare smarrito di fronte alla non irresistibile pressione degli attaccanti avversari. E non basterebbe un pallottoliere per contare le palle perse in uscita dai giallorossi.

Ma è a centrocampo che la Roma ha mostrato ancora tutta la sua attuale fragilità. Qui si porta troppo palla individualmente, rinunciando a giocare di prima e a ripartire in velocità. In questo pessimo vizio Perotti è stato impareggiabile. Così si è vanificata la possibilità di governare il vantaggio con equilibrio tattico e autorevolezza, esponendosi più volte al contropiede. Anche Pellegrini è parso l’ombra dell’ispiratore e del leader che pure, nella prima parte del campionato, aveva preso più volte la squadra sulle spalle e l’aveva portata alla vittoria.

L’uno a zero perciò è in parte figlio della modestia degli avversari, che pure erano imbattuti in Europa League nella fase a gironi e secondi in campionato, dove non perdevano da due mesi. Ma che hanno sprecato occasioni clamorose, graziando la retroguardia giallorossa. C’è molto da fare nello spogliatoio di Fonseca. Ma, a parziale consolazione, da ieri la fantasia di un ventenne allevia la nostalgia di Zaniolo. 


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