Tempestilli: Porto la Roma in tribunale

L'ex giocatore, tecnico e dirigente giallorosso apre un contenzioso dopo il licenziamento
Tempestilli: Porto la Roma in tribunale©  Bartoletti
Guido D'Ubaldo
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ROMA - Una storia di 33 anni è finita in tribunale. Tonino Tempestilli è stato allontanato dalla Roma alla fine dello scorso anno. Dopo essere stato giocatore, allenatore e dirigente, l’attuale management ha deciso che non c’era più bisogno di Tempestilli a Trigoria.

Il popolare Cicoria ripercorre le tappe del suo lungo percorso in giallorosso: «Arrivai alla Roma a settembre 1987, ero al Como, mi volle Liedholm. Ho smesso nella stagione 92-93, quando mio figlio ebbe qualche problema di salute, poi risolto. Subito dopo ho intrapreso la carriera di allenatore. In panchina dal ‘93 al ‘96 e nell’ultima stagione vincemmo lo scudetto con i Giovanissimi, in quella squadra giocava D’Agostino sotto età». Poi il passaggio da dirigente: «Nel 1997 si creò la necessità di sostituire Fernando Fabbri, a me piaceva il campo, ma il presidente Sensi voleva cambiare e per riconoscenza ho accettato di fare il team manager. Sono andato in panchina per tanti anni, ho vinto lo scudetto con Capello, la Coppa Italia, poi lasciai il posto a Scaglia». Una promozione nei quadri dirigenziali: «Sono stato responsabile organizzativo, responsabile del centro sportivo e main contact dell’Uefa inizalmente affiancando il generale Di Martino». Qualche mese fa la rottura: «Mi hanno detto che non andavo più bene, non perché avessi sbagliato o rubato, ma per divergenze di vedute. Dopo 33 anni non avrei mai pensato di essere costretto a intraprendere una causa giudiziaria contro una società alla quale ho dato tutto. I miei legali Maria Lucrezia Turco e Andrea Granzotto hanno depositato il ricorso avverso il licenziamento irrogato a gennaio. E’ l’ultima cosa che avrei voluto fare, ma dopo il trattamento che mi hanno riservato non avevo altre soluzioni».

Tempestilli spiega chi ha causato la rottura: «Con Fienga, Zubiria e altri dirigenti non c’è stato un accordo, ho provato a chiedere un colloquio a Fienga, non me lo ha mai concesso, ora ognuno percorrerà la sua strada. Auguro alla Roma le migliori fortune, ha un allenatore bravo e competente, mentre altre persone non sono all’altezza del ruolo che occupano».


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