Florenzi: "Lasciare Roma è stata una botta. Ritorno? Non lo so, Fonseca non mi vede"

Le parole dell'ex capitano, ora in prestito al Valencia: "Ho messo la Roma davanti a me. Stimo il tecnico, ma non poteva garantirmi un posto da titolare da terzino"
Florenzi: "Lasciare Roma è stata una botta. Ritorno? Non lo so, Fonseca non mi vede"© EPA
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ROMA - Alessandro Florenzi torna a parlare per la prima volta dal suo addio alla Roma. Lo fa dalla sua casa a Valencia, dove sta trascorrendo l'isolamento con la moglie Ilenia e le figlie per l'emergenza Coronavirus. Un'avventura sfortunata per il terzino in Spagna: approdato al Valencia in prestito, Florenzi prima è stato espulso, poi è dovuto stare fermo per la varicella e infine in isolamento per il Covid-19: "Personalmente sto molto bene, mi trovo molto bene qui - le parole di Florenzi a Sky -. Sono in casa, come tutti. Ho lafortuna di godermi le mie due splendide creature come non ho mai fatto nella vita. Mi alleno come posso, con gli attrezzi che mi ha messo a disposizione il Valencia. Siamo riusciti tutti ad andare prima in quarantena, quindi il contagio si è un po' attenuato rispetto all'Italia". 

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Valencia-Atalanta, andata e ritorno, hanno contribuito al contagio?
"Ringrazio la varicella, non l'avevo mai avuta ed è arrivata al momento giusto. in quella partita d'andata sicuramente qualche contagio è avvenuto. Il ritorno a San Siro a porte chiuse è stato surreale, non so neanche se si sarebbe dovuta giocare quella partita. Nel noostro gruppo ci sono stati dei casi, ma non so se è stato dato da quelle partite, ma sicuramente anche l'andata sarebbe stato meglio giocarla a porte chiuse". 

Che differenze ci sono tra la Spagna e l'Italia?
"Il calcio qui è leggermente più aperto. C'è la stessa passione, ma non si vive come in Italia, soprattutto come a Roma. Per andare a Getafe noi abbiamo preso il treno: siamo andati alla 'Termini' spagnola e ho notato che parcheggiavamo molto distanti dalla stazione. Abbiamo attraversato a piedi una strada lunghissima, abbiamo fatto la fila senza polizia o guardie del corpo e nessun tifoso ci ha fermati. Non c'è quella passione che si vive a Roma. Siamo un po' più liberi". 

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Come mai ha deciso di andare a giocare all'estero invece di accettare un club italiano?
"Nella mia testa c'è sempre stata l'idea di fare un'esperienza all'estero, ma non sapevo quando. È arrivata questa possibilità a gennaio, dopo aver parlato con Fonsecs delle sue idee. Insieme abbiamo deciso di prendere questa decisione che avrebbe fatto del bene a tutti. Ho parlato poi con Mancini per spiegargli la situazione e lui è stato aperto. Non gli importava dove andassi a giocare, l'importante è che giocassi con regolarità". 

È una parentesi quella di Valencia?
"Non lo so. Questo virus mi ha insegnato una cosa: sono una ragazzo che nella vita ha sempre fatto dei progetti. Questo virus mi ha insegnato a vivere giorno per giorno, a capire cosa può darmi la vita ogni giorno. Sto giocando con le mie figlie? Non pensare a quello che puoi fare dopo. Pensiamo a ogni cosa come se fosse l'ultima da qui alla fine della giornata. Non posso dire cosa farò il prossimo anno. Voglio finire qui la stagione nel migliore dei modi, poi penserò ad andare in vacanza, se ci saranno. Affronterò ogni cosa senza problemi, non più come la vivevo prima del Coronavirus".

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"È sempre stata una delle mie qualità e il mister è uno sveglio. Mi ha messo lui terzino destro quando gli serviva. Nel suo primo anno mi ha messo alto a destra... È un allenatore molto spagnolo, anche se lui è francese. Gioca un buon calcio, sa tenere bene il gruppo, con lui ho un grande rapporto e ci sentiamo spesso anche per un saluto". 

Dove gioca il miglior Florenzi?
"Il miglior Florenzi è quello che sta in campo quando sta bene, ha la testa libera e gioca felice. Come terzino io mi trovo bene. Se devo giocare in una squadra che propone calcio mi ci vedo bene, come gioco, come pensiero, per come si è evoluto il calcio. Se invece c'è un allenatore che vuole un terzino alto un metro e ottanta, che non si alzi e che non faccia gioco alloora devo alzare le mani. Dicendo questo non sto parlando di Roma, parlo in linea generale. Mi trovo molto bene in un calcio offensivo, le mie qualità si vedono dalla meta campo in su. I miei amici mi 'spingono' in avanti, ma dentro di me scattano anche meccanismi interni dopo ci sono mille pensieri. Vedo il calcio dove da terzino posso fare molto di più che giocando ala. Florenzi sta bene quando sta in campo". 

Quanto è stata importante la fascia?
"Ogni bambino ha un cassetto con dentro dei sogni. Io fino ad ora ho realizzato quasi tutti i miei sogni: volevo giocare a calcio, volevo farlo alla Roma, volevo diventare un giocatore importante e capitano, volevo giocare in Nazionale, volevo segnare gol per queste squadre, volevo giocare la Champions... Me ne mancano solo due-tre: vincere qualcosa di importante, vincere con la Nazionale e giocare il Mondiale". 

Come ha vissuto questo momento di difficoltà nella Roma? Quando ha capito che sarebbe stato meno protagonista?
"La fascia da capitano è stata per me un grande orgoglio perché sono arrivato dopo Totti e De Rossi. Nessuno sarà mai come loro, da qui forse fino alla fine della Roma. Detto questo da loro ho imparato una grande cosa. Che la Roma viene prima di tutto e io ho sempre cercato di fare questo, mettendo la Roma davanti a me. Ho continuato ad allenarmi a duemila all’ora senza dire una parola e rispettando i ruoli. Un qualcosa che per me è fondamentale. Il rispetto delle persone e del loro lavoro. Il mister è stato molto chiaro in questo: Fonseca è uno dei più grandi allenatori che ho avuto calcisticamente parlando. Il problema è che ci può stare che io non piaccia a lui in quel determinato ruolo. E che lui si aspetti altro da me. Ho un gran rapporto con lui e lui chiaramente mi ha detto che non sapeva quanto spazio mi avrebbe potuto dare".

Cosa ha pensato dei tifosi quando sei andato via da Trigoria?
"Sono molto attaccato ai tifosi della Roma e so che anche loro si affezionano particolarmente ai giocatori romani. Non posso negare che per me è stata una 'botta' lasciare Trigoria, lasciare le persone che ci sono dentro Trigoria, le anime di Trigoria. Dai magazzinieri, ai fisioterapisti, a quelli del bar. Mi hanno detto: ‘Veramente stai andando via anche tu?’. Mi rimarrà sempre dentro al cuore, sono le persone che hanno vissuto con te momenti brutti dopo una sconfitta o momenti belli dopo una vittoria. Erano lì dopo Roma-Barcellona ad esempio. Ho in mente Roberto e Valerio, Maurizio e Fabio, che non sono della Roma. Di più. Quando sbagliavo un gol venivano lì e mi bacchettavano. Oppure mi esaltavano quando segnavo. Ho lasciato una famiglia. Una seconda famiglia".

Videomessaggio di Zaniolo: Mi manchi tantissimo Ale. Ti devo ringraziare, perché ci sei stato sempre. Una persona speciale per me, anche per i momenti bui che ho avuto. Spero di incontrarti presto.
"Zaniolo è un ragazzo speciale. Appena è arrivato era tranquillissimo e lo è tutt’ora. Piano piano ha tirato fuori qualità umane e calcistiche importanti. L’ho sempre preso sotto la mia ala protettiva. Non gli ho mai parlato quando giocava bene, ma ho sempre cercato di dire la mia quando le cose non andavano bene o quando vedevo che non si allenava al massimo. O quando era nervoso o dopo una partita storta. Quello che ho passato io non è stato facile. Tutti sanno a cosa mi riferisco. Quando ho visto quel movimento e la faccia... Faccio fatica anche a parlarne... Ho sentito di fare quello che un amico avrebbe fatto. Gli sono stato vicino in vari modi e non mi sono mai sentito inappropriato o fuori luogo ad andare all’ospedale o a casa sua. Continuiamo a sentirci anche ora. So che è stato lui a boicottare l’Europeo e a far venire il Coronavirus (ride n.d.r.)".

C'è un Florenzi imprenditore nel mondo degli eSports...
"Sono ormai due anni che sono diventato un socio, insieme anche a De Rossi, di una squadra eSports, i Mkers, la compagine più importante che abbiamo in Italia e stiamo andando bene anche in Europa. È stata un'opportunità che i miei consulenti mi hanno dato, di entrare a far parte di una community che poteva prendere piede e così è stato. Sono entrati prepotentemente nel mercato finanziario gli eSports, ci sono professionisti. Giocano e si allenano per questo, forse anche molto più di noi calciatori. È stata una bella cosa, sono molto appassionato di videogiochi, è una cosa che mi ha preso. Speriamo di continuare a fare bene con questo team, c'è un lavoro enorme. Rispetto alla partita dell'altro giorno, ci sono cose che non sono andate bene nella mia squadra. Ci siamo divertiti, è stato un bel momento".

Il gol al Barcellona da metà campo è stato il momento più alto a livello personale con la maglia della Roma?
"Se dobbiamo parlare di momento strettamente personale, ovviamente è quello il momento più alto. Se devo parlare di un momento della squadra ovviamente parlo della partita contro il Barcellona e contro il Liverpool. Questi sono stati momenti più importanti nella mia carriera qui a Roma. Parlo delle partite in casa, sono momenti che difficilmente scorderò".

Oggi si parla di Ter Stegen come portiere più forti del mondo, lei gli ha segnato da centrocampo…
"Non vorrei dire una cosa diversa dalla tua, ma per me non lo è. Metto le mani avanti. Per me è Alisson. L'ho vissuto anche in allenamento. A un certo punto facevamo le partite di allenamento e finivano tutte 0-0. Vedevamo i due portieri: uno era Szczesny e uno era Alisson (ride, ndr). Ho avuto a che fare con dei grandi portieri".

Ha rifiutato l'Inter in passato?
"È una storia che comincia molto tempo prima. Non ho rifiutato soltanto l'Inter per la Roma, anche altre squadre italiane. Ho rifiutato l'Inter quando stavo per rinnovare con la Roma. In quel momento le emozioni che io ho provato per la Roma non me le potrà portare via nessuno. In quel momento ho scelto con il cuore e non con la testa: non lo rimpiango". 

Tornerà a Roma?
"Sinceramente non lo so, dico la verità. Aspettiamo che finisca questo prestito".

Una piccola parte dei tifosi in un certo momento ha cominciato a vederla in maniera diversa…
"L'ho sentito, ma non sono mai riuscito a darmi una spiegazione. Li avessi mandati a quel paese capirei di essermi messo contro qualcuno. Immagino e credo che nella mia carriera non troverò mai tifosi belli come quelli della Roma. Non so se continuerò nella Roma o le nostre strade si divideranno, ma posso dire che i tifosi della Roma sono stati sempre grandi, sono sempre nel mio cuore".

Hai molti compagni che sono passati agli avversari, come Manolas, Szczensy o Pjanic. Hai mai cercato di convincerli a rimanere?
"Penso che uno possa provarci a far rimanere un compagno. Lo fai in primis perché sai che è un giocatore forte e vuoi che rimangano con te. Ognuno ha il suo percorso e fa quello che vuole della sua carriera. Con Manolas o con Pjanic il rapporto non è cambiato e mai cambierà. Quello che hai vissuto insieme a quei giocatori lo porti per tutta la carriera. Posso solo augurargli del bene".

Ci racconti la corsa folle ad abbracciare tua nonna?
"È un momento che mi tocca particolarmente. Non perché voglio sminuire mia nonna. Era la prima volta che mi veniva a vedere e tre giorni fa ha fatto 91 anni. Mi nonno era molto appassionato di calcio e ho sempre immaginato che vicino a lei ci fosse lui e l’altra nonna a cui ero molto legato. Se parlo adesso di loro mi emoziono come tutti quando parlano dei loro nonni. E’ venuto tutto molto spontaneo, le avevo detto che se avessi segnato l’avrei abbracciata. E’ stato un gesto istintivo fatto molto bene".

Sul soprannome "Bello de Nonna"…
"Non voglio dire cattiverie. Una cosa è stata sbagliata, perché sono stati mesi infernali per lei. Chiamate a casa, al citofono, le andavano sotto casa i giornalisti. Le avete fatto passare l'inferno (ride, ndr). Lei aveva 85-86 anni, non era giovanissima, non è stato facile per lei".

Sulla rovesciata al Genoa.
"Ho sempre questa reazione quando faccio grandi gol, come se non me l'aspettassi. C'è il povero Mattia (Perin) in porta, gli ho fatto tanti gol e belli. Gli ho fatto un gol in rovesciata, uno al volo e uno partendo dalla mia metà campo. Un gol bellissimo, che rimarrà tra i miei preferiti, anche se non il mio preferito".

Il suo preferito? San Siro o Barcellona?
"Nessuno dei due. È uno strano, ma per me c'è una parte di calcio importante: il gol che ho fatto contro l'Udinese. Per me eh, per come vedo io il calcio".

"Sta dimostrando di essere una grande persona e mi auguro un suo ritorno in Serie A e in Nazionale" (da un tifoso della Samp)
"Questi messaggi riempiono il cuore. Vuol dire che ho seminato bene nella mia carriera. Preferisco che mi si dica questo, piuttosto che mi si dica che sono un grande giocatore. Speriamo di rivederci presto, di riunirci in questo periodo con l'Italia, per dare un segnale forte".

Sul rapporto con Mancini.
"Ci siamo sentiti quando dovevo venire qui. Mi sono sentito con un suo collaboratore, aspettavo di andare in nazionale a giugno".

De Rossi sarà un grande allenatore?
"Ho la mia idea. Secondo me diventerà fortissimo. Ha le qualità per farlo, non solo calcistiche ma anche umane. Ha personalità, dialettica, saprebbe parlare a un gruppo. Calcisticamente è un centrocampista, ma è un po' tutto. La frase più bella che mi ha sempre detto era se mi piacesse giocare con uno in più, perché era sia in difesa che a centrocampo. Potrà fare un grande percorso anche da allenatore".

Ha poi grande voglia di fare l’allenatore, questa sua solita vena…
"Sono d’accordo. Immagino come gli possa uscire quella vena se qualche giocatore non gli farà la fase preventiva!"

Il protocollo e il ritorno in campo
"Penso che sia un protocollo che può andare bene, soprattutto perché si comincerebbe a rivedere il campo. Che ci manca tanto. Spero venga fatto tutto nel migliore dei modi cercando di non avere un contraccolpo, che sarebbe una catastrofe. Immagino i problemi della Serie A, della Liga, perché ci sono soldi in ballo che potrebbero far fallire molte società, soprattutto in Serie B e in Serie C. Penso anche alle categorie dilettanti".


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