Osvaldo: "A Roma stavano per uccidermi. Totti? Ben dotato..."

L'attaccante racconta la sua esperienza in giallorosso: "A Francesco dicevo che secondo me era cornuto, non poteva essere così perfetto. Prandelli? Spero stia passando male la quarantena"
Osvaldo: "A Roma stavano per uccidermi. Totti? Ben dotato..."© LAPRESSE
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ROMA - "A Roma una volta stavano per uccidermi". Questa è la rivelazione shock di Daniel Pablo Osvaldo, attaccante del Banfield, sulla sua esperienza vissuta nella Capitale. L'argentino ha trascorso due anni in giallorosso, ai microfoni di TNT Sports ha raccontanto (in parte) la disavventura avvenuta in Italia: "Una volta ero in un bar di Roma e mi stavano quasi uccidendo. Poi chiesi a Totti e De Rossi di accompagnarmi a sistemare le cose, non sono uno stupido“.

Osvaldo e Totti "ben dotato"

Che cosa fosse accaduto resta un mistero, fatto sta che l'attaccante ha chiesto aiuto all'ex capitano giallorosso, suo grande amico anche dopo la sua partenza: "Gli dicevo che secondo me era cornuto, perché non poteva essere così perfetto. Aveva una bella faccia, non voglio dare dettagli, ma era anche ben dotato nelle parti intime. Ed era il miglior calciatore con cui abbia mai a giocato. Aveva solo pregi, non aveva nemmeno l’alito cattivo per dire. E sua moglie…Qualcosa di brutto doveva pur averlo, no? Ma in realtà no, non aveva neanche le corna".

Osvaldo: "Spero che Prandelli stia vivendo male la quarantena"

Chiusura su Cesare Prandelli che decise di non convocarlo da ct per i mondiali in Brasile: "Avevo fatto sei o sette gol nelle qualificazioni, ero il titolare e avevo la maglia numero 10, ma mi lasciò fuori perché i giornali gli dicevano che io ero argentino e andava convocato qualcun altro. Spero stia passando male la quarantena. Quando mi chiamò per andare al Galatasaray gli dissi che non avrei accettato neanche per 50 milioni. La cosa brutta è stata che ho scoperto di non essere convocato dai giornali, non mi ha neanche chiamato. Ci sono rimasto malissimo, sono finito a piangere, volevo morire perché meritavo di andare in Brasile".

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