Friedkin rilancia: Pallotta, che fai?

Il miliardario texano ha presentato una nuova offerta formale per la Roma: 490 milioni subito più 85 per la ricapitalizzazione e la riduzione delle perdite
Friedkin rilancia: Pallotta, che fai?© Bartoletti
Roberto Maida
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Frenesia bilaterale. La Roma potrebbe cambiare padrone più rapidamente del previsto, dopo il nuovo tentativo di acquisto da parte di Dan Friedkin. Il potenziale compratore ha presentato una nuova proposta formale a James Pallotta: 490 milioni, tanti maledetti e (quasi) subito, più gli 85 milioni da immettere nella società entro la fine di dicembre. Sulle modalità di pagamento, di cui Pallotta si era lamentato pubblicamente giustificando il rifiuto agli approcci di fine maggio, si è riaperta la trattativa, aspettando novità sullo stadio di Tor di Valle. Friedkin si è detto disposto a ritenere vincolante l’offerta fi no al 31 luglio. Questo significa, teoricamente, che l’accordo può essere raggiunto entro la fine del campionato.

Correnti

Ci siamo allora? Diciamo che c’è stato un importante avvicinamento. Ma niente è scontato. Perché i soliti centri di potere della Roma, svelati anni fa da Walter Sabatini, si sono moltiplicati invece di dissolversi con il passare del tempo. In un’azienda dove ognuno cerca di accreditarsi come il più bravo e il più scaltro agli occhi del padrone, Franco Baldini ha portato a Pallotta almeno due gruppi potenzialmente interessati al club: la cordata sudamericana che prometteva l’ingaggio di Edinson Cavani come entry bonus e il controverso Joseph DaGrosa, ex presidente del Bordeaux. Nessuno dei due soggetti però è andato avanti: niente “due diligence”, di conseguenza niente off erta. Intanto Mauro Baldissoni, svuotato di ogni potere esecutivo da ormai un anno e mezzo, suggeriva a Pallotta di considerare i sondaggi (poi smentiti) del fondo del Kuwait facente capo all’emiro Fahad Al-Baker. Anche questa pista però si è incagliata, per il momento.

Imprevedibilità

L’altro elemento che impone cautela nelle previsioni è l’umore di Pallotta, che ha cambiato molte volte idea e interlocutori in questa snervante vicenda. Ma il cauto ottimismo degli amministratori della Roma e dei soci americani di Pallotta che da mesi spingono per uscire dal calcio italiano appare giustificato da una considerazione: è vero che la Roma verrebbe pagata meno, molto meno rispetto alle prospettive ante Covid; ma è altrettanto vero che, salvo accelerate miracolose e repentine sul sentiero di Tor di Valle, la società non avrebbe facilità a recuperare valore sul mercato in tempi rapidi. Tutt’altro: con l’indebitamento che sale e che ha superato quota 300 milioni, e le perdite di esercizio che Fienga deve sistemare attraverso le cessioni, il ridimensionamento tecnico sarebbe accompagnato da una ulteriore svalutazione generale dell’asset. Nel frattempo, Pallotta dovrebbe comunque completare l’aumento di capitale entro fine anno, per onorare le scadenze del Decreto Liquidità, erogando denaro a fondo perduto.

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