Cessione Roma: Fienga-Baldissoni, le strategie dei fratelli coltelli

Il passaggio di proprietà assume contorni nebulosi. Friedkin resta l’unico ad aver presentato un’offerta, ma...
Cessione Roma: Fienga-Baldissoni, le strategie dei fratelli coltelli
Roberto Maida
2 min

Carta canta: James Pallotta scruta con i suoi occhi vispi soltanto un’offerta, quella di Dan Friedkin, e dovrà decidere nel giro di pochi giorni se accettarla oppure rigettarla. Eppure qualcosa si muove nel variegato mondo della politica e della finanza romana. Come già era successo lo scorso anno, prima che Friedkin si affacciasse con decisione ai conti della Roma con propositi concreti di acquisto, diversi soggetti hanno tastato il terreno o sono stati interpellati per capire la fattibilità e la convenienza di un affare. Il risultato è che in questo periodo almeno altri due gruppi hanno manifestato interesse per il club: uno fa capo a un fondo internazionale, sudamericano, che si è interfacciato con Franco Baldini e ha promesso di presentarsi alla tifoseria con l’ingaggio di Edinson Cavani; il secondo, che ha avuto contatti con il vicepresidente Baldissoni, viene dal Golfo Persico. Ed è proprio su questo gruppo che ci soffermeremo.

POLITICA 

[...]Pallotta ha avuto nuovi contatti con un gruppo del Kuwait. Resta misteriosa l’identità del capocordata, prendendo per buona la recente smentita dell’uomo d’affari Fahad el-Baker. Ma attenzione: le indiscrezioni si accavallano, anche un gruppo asiatico e uno dell’ex Unione Sovietica si sono informati. E’ c’è chi assicura che Giovanni Malagò, presidente del Coni e tifoso romanista, sia stato allertato dai potenziali investitori, con l’immancabile associazione al ritorno a casa di Francesco Totti.

DUELLO

La vicenda del passaggio di proprietà della Roma resta dunque ancora nebulosa. Di sicuro, all’interno del club continuano a convivere molte anime: se fosse per Guido Fienga, Ceo della società e quindi delegato per contratto a fare gli interessi dell’azienda, Friedkin sarebbe già diventato il padrone. La sua opera di moral suasion nei confronti di Pallotta è stata molto intensa. Ma non tale da convincerlo a vendere senza conoscere il destino del progetto Tor di Valle: se riuscisse ad aprire il cantiere dello stadio, Pallotta vedrebbe raddoppiare il valore della Roma.

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