Enzo Totti, per tutti "Lo sceriffo": una vita accanto a Francesco

Spesso animava i post gara con cene di pizza organizzate da lui: era amato da tutti a Trigoria
Enzo Totti, per tutti "Lo sceriffo": una vita accanto a Francesco
Guido D'Ubaldo
3 min

Ieri se ne è andato lo Sceriffo. Lo ha fatto alla sua maniera, alla chetichella, evitando di dare nell’occhio. Lo Sceriffo era Enzo Totti, il papà del Capitano. Un’altra vittima del Covid. Era ricoverato da giovedì scorso allo Spallanzani, con gravi difficoltà respiratorie. Uno stato clinico complicato, che non gli ha permesso di superare i danni del contagio. Enzo Totti aveva 76 anni, qualche tempo fa, quando Francesco ancora giocava, aveva superato seri sbalzi di pressione, ma negli ultimi mesi era alle prese con diverse patologie e i problemi legati al diabete e al sovrappeso.

La pizza

Enzo Totti era un impiegato di banca, romano vero, originario di Trastevere, con la passione per il calcio. L’appartamento in via Vetulonia 18, dove ha cresciuto la famiglia, era inizialmente in affitto dalla banca. Ha sempre seguito il figlio in tutta la sua carriera, all’Olimpico e in trasferta. E non si perdeva un ritiro in montagna, contornato dagli amici, con i quali passava il tempo a giocare a carte in attesa degli allenamenti e organizzava cene tipiche in baita. Ma non ha più messo piede in uno stadio dopo l’addio al calcio di Francesco. Era un personaggio molto presente, stimato e rispettato a Trigoria, ma sempre meno da quando è subentrata la proprietà americana. Quando Spalletti era l’allenatore, nella sua prima esperienza romana, lo Sceriffo era di casa nel centro sportivo, dopo una vittoria importante organizzava merende al termine dell’allenamento con teglie di pizza e mortadella o prosciutto, cibi selezionati dei quali si approvigionava da produttori locali di sua fiducia. Il tutto accompagnato esclusivamente da Coca e aranciata. Il tecnico toscano apprezzava la sua schiettezza, in qualche modo lo Sceriffo aiutava a fare gruppo. Le trasferte se le faceva solo in auto, anche quando seguiva le partite di Francesco all’estero in qualche Paese non troppo lontano. Era amato da tutti a Trigoria, era generoso con gli addetti alla portineria, ai quali faceva spesso regali gastronomici.

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