Petrachi: "Tornare alla Roma? Sarei felice, ma non cambio"

L'ex direttore sportivo giallorosso: "Pedro l'avevo praticamente chiuso io. Ibañez? Fui massacrato da Pallotta. A Fonseca dissi di provare la difesa a tre"
Petrachi: "Tornare alla Roma? Sarei felice, ma non cambio"© LAPRESSE
Giancarlo Dotto
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ROMA - «Mi vedi intero o con la testa tagliata?». Non male l’attacco per uno a cui la testa è stata metaforicamente tagliata qualche mese fa su qualche ceppo di Trigoria nel bel mezzo della sua (breve) storia romanista. Trattasi, in questo caso, della sua testa virtuale che non ne vuole sapere di entrare nello schermo del computer. Noi, resti di quella generazione a suo modo commovente che ancora sgraniamo gli occhi e sussurriamo “miracolo!” quando, stando a Roma, entriamo nella camera da letto di un signore a Lecce e ci parliamo come fosse qui senza doverlo toccare e respirare, alla faccia del virus che se la prende in questo caso nel secchio. Si chiama Skype il miracolo. Lui si chiama Gianluca Petrachi, e la sua testa ora la vedo, ben piantata sul collo.

Smalling, Mancini, Ibañez: l’apprezzatissima difesa a tre della Roma di oggi è tutta farina del tuo sacco.
«Quando presi Ibañez a gennaio fui massacrato in società. Tutti incazzati, a cominciare da Pallotta. Un’operazione a nove milioni più uno di bonus con pagherò a due anni».

Pedro lo proponi a Fonseca?
«Prima prendo informazioni. Non chiamo Conte perché non voglio che mi rubi l’idea. Chiedo a Zappacosta che aveva giocato con lui nel Chelsea. Mi parla di un ragazzo strepitoso, un esempio per tutti, uno che può giocare a destra, sinistra, trequartista».

L’hai preso tu, non Baldini?
«L’operazione l’avevo praticamente chiusa, poi mi hanno mandato via prima di poterla formalizzare. Mi hanno licenziato a fine giugno, ma già a maggio ero ai margini».

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