Roma, lo stadio di Tor di Valle non convince più

La proprietà americana pronta ad investire in un'altra zona (Tor Vergata in primis). Niente business park, si punta a realizzare l'impianto da gioco e basta
Roma, lo stadio di Tor di Valle non convince più© ANSA
Roberto Maida
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Per rendere effettivo ogni piano, per raggiungere un equilibrio finanziario, non basteranno una sforbiciata sui costi e un buon incremento dei ricavi. La Roma ha un dannato bisogno dello stadio di proprietà, come Dan Friedkin ha spiegato sul sito del club subito dopo il closing di agosto. Il progetto Tor di Valle ormai non convince più, non solo perché incastrato nei mille cappi della politica cittadina, ma anche perché era stato concepito per essere molto di più di un’area destinata al calcio.

Il pezzo forte per Pallotta era anzi il business park che avrebbe dovuto richiamare grandi investitori, ingolositi dalle prospettive di un progetto da quasi 1,5 miliardi di euro. Ma nell’era dello smartworking, della pandemia, della paura, costruire palazzi adibiti a uffici non sembra conveniente ai Friedkin che infatti stanno orientandosi verso un progetto nuovo, quanto banale: fare lo stadio, lo stadio e basta, sia pure arricchito da tutti i i comfort commerciali che servono a renderlo redditivo.

Da qui la prima alternativa, respirata nei salotti patinati della città, di restaurare il Flaminio. Idea suggestiva ma difficile da praticare, soprattutto per una questione di sicurezza e di vincoli culturali. Non ancora scartata comunque. Attenzione anche all’opzione Tor Vergata, sui terreni di proprietà del costruttore Caltagirone, dove ci sarebbe qualche problema da gestire. Ma ogni sorpresa con i Friedkin è da ritenersi plausibile: se trovassero una porta aperta per avviare i lavori velocemente, non esiterebbero.


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