Roma, quando Pellegrini scelse il Cammino di Santiago

16 anni, una paura passata, la voglia di dire grazie: un sacerdote, Luca, lo zainetto, gli amici.
Roma, quando Pellegrini scelse il Cammino di Santiago
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L’impasse e la sconfitta hanno un sapore acre. Lo sa bene Pellegrini, a cui un’aritmia cardiaca fortunatamente del tutto transitoria da giovanissimo sembra spezzare il fiato. Lorenzo, pur nella difficoltà, non si lascia piegare. Apre uno zaino piccolo, lo riempie con l’essenziale e parte per il Cammino di Santiago. La prima regola, quando si affronta la strada, è proprio questa: si viaggia leggeri. Il bagaglio non deve superare il 10% del proprio peso. E anche se il cuore è un macigno nel petto, serve semplicità, “povertà”, costanza e determinazione.

Il Cammino è la via di pellegrinaggio più importante della Storia. Nell’ultimo trentennio è diventato un fenomeno mondiale: circa 200.000 persone lo percorrono ogni anno. Tra loro, il giovane Lorenzo con pochi compagni e un mucchio di domande. È in un gruppo parrocchiale che riflette sulla Parola vissuta ogni giorno. Il 14 luglio 2012, con gli altri ragazzi, un sacerdote e due animatori, parte da Ponferrada, in direzione Santiago. L’obiettivo è raggiungerla in 10 giorni: circa 300 km da percorrere a blocchi di 30. «È un percorso senza enfasi  racconta Luca Pandolfi, il sacerdote in cui si impara dalla routine. Non è un’esperienza trascendentale, ma molto reale. Camminavamo 5 o 6 ore, poi ne dedicavamo una alla Lettera di San Giacomo». Lungo la via, l’atto protagonista è quello del camminare, dunque. Che la strada sia lieve o aspra, in condizioni favorevoli o avverse.

Robert Macfarlane, nel suo “Le antiche vie”, racconta come il camminare sia, insieme, il gesto più semplice ma anche il più radicale. La strada è essa stessa una storiaun viaggio che va dalla memoria fino al disegno del proprio futuro. È un percorso di riflessione ma anche un atto politico, programmatico. Pandolfi rispetta il segreto delle confidenze e ricorda come Lorenzo abbia vissuto l’esperienza semplicemente come un ragazzo della sua età. Poi ci consegna una foto in cui parte del gruppo lo sommerge in un abbraccio. Sulla destra c’è il giovanissimo Pellegrini. Con una zazzera di capelli folta e composta. Col viso cotto dal sole, il sorriso timido e pulito che ancora oggi lo rende dolce e insondabile, ma anche con le occhiaie degli interrogativi che lo accompagnavano la notte. Nel dubbio, macina chilometri; assieme ai compagni, abbraccia la sua guida.

Oggi Lorenzo sembra ripercorrere quel Cammino, con il cuore ai giri giusti. L’abbraccio è con la squadra, la visita è al Papa. La Roma, il gruppo, la sua famiglia, il Cristianesimo aderente alla realtà. Questo è Lorenzo Pellegrini. Un ragazzo che diventa uomo. Un giocatore destinato a trasformarsi in campione. Un giovane senatore nominato Capitano.

Santiago de Compostela è la terza Città Santa. Quella per eccellenza è Gerusalemme, ma subito dopo c’è Roma. Lorenzo sembra non aver dimenticato Le Lettere di San Giacomo: “Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza.” E se “l’uomo viene giustificato in base alle sue opere”, Lorenzo lo sa: ha ancora un mucchio di cose da fare.


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