La Roma si è spenta: ecco quello che non va

Gruppo scarico, ora diventano diffcili anche le sfide contro le squadre inferiori
La Roma si è spenta: ecco quello che non va© LAPRESSE
Roberto Maida
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Voleva la Champions, rischia la Conference. Ruzzolando dal programma di ritorno nei salotti buoni dopo due anni di inutili arrampicate, la Roma vede all’orizzonte l’ipotesi di uno sgradito debutto nel nuovo torneo internazionale creato dall’Uefa, la competizione in cui finirà la settima della Serie A. Stavolta non si tratta di giudizi ma di numeri: facendo un punto in tre partite la Roma è scivolata a -7 dall’Atalanta, a -5 dal Napoli e soprattutto è stata sorpassata dalla Lazio, che deve anche recuperare il match contro il Torino. Nel girone di ritorno c’è stato un cedimento strutturale - 14 punti in 10 giornate - che non può essere spiegato soltanto con la difficile gestione del doppio fronte: la Roma non è l’unica squadra del mondo a giocare ogni tre giorni.

INSTABILITÀ - Fonseca parla spesso dell’importanza dell’equilibrio, quando deve valutare un momento buono e uno meno buono. Ma è la sua squadra a non avere equilibrio, né tattico né motivazionale, nonostante le periodiche variazioni sul tema. Senza entrare nel dibattito (interno) sul livello degli allenamenti, i risultati svelano l’inaffidabilità della Roma. Che fino a un certo punto, almeno, si accaniva sulle avversarie più deboli. Ora nemmeno più quello. Farsi dominare per buona parte della partita dal Sassuolo B (mancavano Berardi, Caputo, Locatelli, Ferrari e Defrel) è l’ammissione implicita di un gruppo scarico, che neppure la strategia molto conservativa dell’allenatore - 31 per cento di possesso palla - ha potuto rinvigorire. Il Sassuolo ha pareggiato al minuto 85, per fortuna della Roma, solo perché non ha capitalizzato i primi undici minuti di gioco (tre palle-gol nitide) e perché Boga ha sbagliato un’occasione a porta vuota.

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