Roma, i primi 4 mesi di Tiago Pinto tra spine, organizzazione e il colpo Mourinho

Il general manager giallorosso nei primi mesi della sua nuova avventura nella capitale ha dovuto fare i conti con tanti problemi. Ne è uscito silenziosamente nel migliore dei modi
Roma, i primi 4 mesi di Tiago Pinto tra spine, organizzazione e il colpo Mourinho© LAPRESSE
Jacopo Aliprandi
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ROMA - Quando la prossima settimana la Roma chiuderà il campionato al settimo (o all'ottavo posto) di certo nessuno potrà dare la colpa di una stagione deludente a Tiago Pinto, general manager giallorosso sbarcato ad inizio gennaio tra molteplici difficoltà. Non sono stati mesi facili per il dirigente portoghese, scovato dai Friedkin tramite la Retexo di Charles Gould e identificato come profilo migliore per riorganizzare il comparto tecnico e gettare le basi della nuova Roma texana. 

Tiago Pinto in questi primi quattro mesi in giallorosso è stato costretto a districarsi tra numerosi problemi, dando però immediatamente un primo segnale alla piazza romana: il portoghese davanti ai problemi non è andato in tilt e ha sempre reagito cercando di trovare la quadra giusta per mettere una pietra sopra le varie situazioni che si erano andate a creare dentro Trigoria. Di certo l’inizio non è stato come si aspettava. Neanche il tempo di cominciare e Tiago Pinto aveva dovuto rinviare il suo sbarco nella Capitale per la positività (sua e di mezzo Benfica) al Covid. Arrivo rinviato agli inizi di gennaio, precisamente il 4, e subito di nuovo in isolamento per la bassa carica virale che ancora si trascinava dal Portogallo. 

Fosse stato solo questo il problema dopo il suo sbarco, tutti ci avrebbero riso su. Invece Tiago Pinto dopo solamente tre giorni dentro Trigoria è stato costretto a fare i conti con la polveriera dentro lo spogliatoio causata dal deludente ko contro la Lazio e dall’eliminazione dalla Coppa Italia ai danni dello Spezia. Tra l’altro con la sconfitta a tavolino causata dall’incredibile errore sui sei cambi. Nelle prime due settimane di lavoro a Roma è successo di tutto: alcuni giocatori in rivolta, lo scontro tra Dzeko e Fonseca, il bosniaco messo fuori squadra e pronto a cambiare aria, la fascia da capitano spostata sul braccio di Pellegrini e naturalmente le ultime settimane di un mercato infuocato, alla ricerca di una soluzione per una frattura che inizialmente sembrava insanabile. 

Un mese del genere non si augura neanche al peggior nemico. Per Tiago Pinto il nuovo lavoro era cominciato nel peggiore dei modi: senza avere il tempo di ambientarsi ma cercando solamente di risolvere problemi. Molti ne sarebbero usciti con un esaurimento nervoso, il general manager invece è riuscito con calma e lucidità a sistemare tutti i tasselli per chiudere un gennaio di fuoco e lasciarsi tutti i problemi alle spalle. Ha lavorato molto sul dialogo tra giocatori e allenatore, ha protetto il suo tecnico (e così ha fatto fino a un mese fa) allontanando le voci dell’esonero e al tempo stesso ha provato prima a dialogare con l’Inter per uno scambio Dzeko-Sanchez, impossibile per i costi, poi è riuscito a calmare le acque anche grazie a colloqui individuali con i giocatori

Archiviati i problemi extra campo, le difficoltà sono proseguite con i risultati altalenanti tra campionato ed Europa League. La delusione campionato e il settimo posto in classifica hanno costretto i Friedkin e Tiago Pinto ad accelerare la ricerca di un nuovo nome per la panchina della Roma. Non per cambiare a stagione in corso, ma per dare un segnale di svolta alla piazza. Contatti sempre più frequenti con Maurizio Sarri, le firme sembravano imminenti, poi la svolta. Un contatto con Mourinho, il suo “parliamone” che ha aperto le strade al colpo più incredibile degli ultimi trent’anni della storia giallorossa. Lo Special One alla Roma, un altro portoghese al fianco di Tiago Pinto e una notizia che ha ridato carica ed entusiasmo ai tifosi. Il lavoro silenzioso del gm ex Benfica è stato più rumoroso che mai al momento dell’annuncio. Come per i Friedkin, anche per Tiago Pinto valgono più i fatti delle parole. E lo ha dimostrato in questi mesi con un lavoro sotto traccia volto a riorganizzare una Trigoria che senza tanti dirigenti di campo aveva bisogno di figure più vicine alla squadra e all’allenatore. Tiago Pinto si è immerso nelle vicende giallorosse trattenendo a lungo il respiro, ma senza darsi mai per vinto e riuscendo a riemergere fuori dalla tempesta. E con lui anche la Roma. Ma le prove non sono finite qui, per Pinto adesso arriverà un'altra bella sfida: cedere e comprare, per regalare a Mourinho una squadra competitiva e mettersi alle spalle mesi davvero complicati.  


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