Mourinho: "Pellegrini un simbolo, il rinnovo è un bene per lui e per la Roma"

Le parole del tecnico giallorosso alla vigilia della sfida contro l'Empoli
Mourinho: "Pellegrini un simbolo, il rinnovo è un bene per lui e per la Roma"© AS Roma via Getty Images
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ROMA - Ultima partita prima della nuova sosta per le nazionale, la Roma dopo la vittoria in Conference League vuole rialzare la testa anche in campionato e dimenticare la sconfitta nel derby. Domani pomeriggio alle 18 i giallorossi all'Olimpico affronteranno l'Empoli di Aurelio Andreazzoli: oggi Mourinho è intervenuto in conferenza stampa per presentare il match. 

Qual è il punto di equilibrio tra il nuovo calcio offensivo e la classifica?
“Il risultato è la cosa più importante, se giochi un calcio offensivo perdi 5-4 ma puoi fare 0-0 giocando in difesa. É impossibile essere nei top della classifica senza essere equilibrati, non bisogna concedere molti gol ma devi anche segnare per vincere. Più che la classifica, i risultati di 3-2, 3-2, c'è la qualità del gioco che deve essere buona. L'allenatore vuole giocare bene, poi se giochi bene e vinci anche meglio. Io sono un risultatista, penso al risultato, poi se riesco a fare le due cose ancor meglio. La maggioranza delle proposte di gioco in Serie A è il giocare bene”.

In Conference ha schierato Darboe, sta pensando di confermarlo anche per domani vista la squalifica di Cristante?
"Non penso a queste cose per chi gioca o chi non gioca. Lui ha fatto un percorso buono. L'anno scorso quando ha giocato lo ha fatto senza responsabilità: la squadra era in un momento difficile, Fonseca non aveva opzioni per gli infortuni. Quando ha giocato nelle prime partite lo ha fatto senza pressioni o responsabilità. Quest'anno è invece arrivato il senso di responsabilità: ha capito che non era più il giovane della Primavera senza aspettative, si è messo sotto pressione per far bene. Inizialmente ha lavorato bene, ma senza quella qualità di gioco che invece ha nei piedi. Piano piano ha ripreso fiducia, contro lo Zorya avevamo tante opzioni ma abbiamo pensato che fosse il momento giusto per lui e la risposta è stata molto molto buona. Difensivamente è stato molto concentrato, ha avuto criterio con il pallone e mi è piaciuto tanto tanto. Non si può dire che abbiamo guadagnato un giocatore, perché lo avevamo già, ma cresce la mia fiducia in lui". 

Che ne pensa delle mancate convocazioni con l'Italia di Zaniolo e Mancini?
"L'Italia ha un CT che ha tante scelte, è una sua decisione e lo rispetto se convoca un calciatore o dieci. Penso sempre che i giocatori preferiscono andare in Nazionale perché per tutti loro è un orgoglio e una motivazione. Se rimangono qui, sono protetti perché lavorano bene e non hanno partite da giocare o da stare in tribuna, anche questo è positivo. Le due cose hanno aspetti positivi e negativi".

L'Empoli ha subito meno tiri in porta della Roma. Il fatto che la Roma conceda un po' troppo dipende dagli errori individuali o un mancato equilibrio?
"La cosa più facile nel calcio è difendere bene. Principalmente se lo fai a costo dell'organizzazione offensiva. Non è quello che vogliamo fare, noi vogliamo un'evoluzione della squadra che gioca, crea e difende bene. Non voglio essere ipocrita, mi interessa come la squadra difende. Abbiamo perso due partite in trasferta segnando due gol: dobbiamo essere equilibrati come squadra. Quando non vuoi prescindere dal gioco offensivo bisogna avere più tempo per organizzare la squadra. Subire sei gol in due partite è troppo e lavoreremo su questo. Oggi è il secondo giorno di recupero dopo la partita di giovedì, abbiamo lavorato con intensità minore perché non è facile mantenere questo ritmo. Sappiamo come gioca l'Empoli, sappiamo le sue qualità, hanno più cross e sono la seconda squadra che tira maggiormente da fuori area, sappiamo le loro caratteristiche e lavoriamo su di questo. L'organizzazione difensiva è importante". 

Si gioca troppo nel calcio? Per Spalletti le nazionali rovinano i club.
"Non commento le parole del mio amico Spalletti, ognuno ha le sue opinioni. Ci sono delle cose che penso possano migliorare, però la soluzione non è non far giocare le nazionali. Piuttosto, in Sudamerica giocano giovedì notte che per noi europei è venerdì mattina e questo non lo capisco. Una volta l'ultimo giorno era il mercoledì, adesso si gioca praticamente il venerdì. Un'altra cosa che non mi piace è la selezione di 35-40 giocatori per 2-3 partite e poi magari in 15 non giocano e non si allenano con la vera intensità. Preferibilmente, questi giocatori dovrebbero restare con i club. Questi sono piccoli dettagli da migliorare, la foto generale della situazione è questa. Ora parlano di Mondiale ogni due anni, non sono cose per me. Sono piccoli dettagli da sistemare, tanti club hanno le stesse situazioni. Vina, Bentancur, Cuadrado giocheranno il venerdì e poi il sabato in Juventus-Roma...".

Roma ed Empoli non hanno mai pareggiato. È una casualità?
"Penso sia una casualità, tante volte sono i dettagli a decidere. Un conto è chi entra in campo con l'obiettivo di pareggiare, noi abbiamo avuto le qualità per fare questo ma non siamo noi, vogliamo entrare per vincere così come l'Empoli. Con il Sassuolo, per esempio, la differenza è stata un gol al 90' e non penso che sia una questione filosofica o di gioco".

Quanto è importante restare sempre in partita?
"Questa è una normale, rientra nella mia opinione di parlare positivamente di una squadra che ha il potenziale per farlo. La squadra ha bisogno di segnare, ha bisogno di cambiare il risultato e noi abbiamo cercato di farlo ogni volta in cui dovevamo segnare, ci siamo presi dei rischi e non abbiamo avuto paura di prendere un altro gol per un risultato positivo. Questa è la dialettica del gioco, la bellezza del gioco. C'è un altro fattore che la gente non capisce, se tu ogni tanto giochi in maniera diversa non è per colpa tua, ma per merito dell'avversario che ti mette in difficoltà. Io in alcune circostanze non volevo giocare basso, sono stato costretto dall'avversario".

I tifosi della Roma hanno capito che la squadra ha tempo per crescere?
"Posso ringraziare i tifosi per tutto l'appoggio che hanno dato alla squadra e a me. Questa è una dimostrazione chiara del romanismo, facile essere tifoso per una squadra che vince sempre, meno per una squadra che vince poco. Per me è un'espressione, una dimostrazione nell'atteggiamento della squadra. Abbiamo perso due partite, però abbiamo avuto atteggiamento, voglia, qualità e un impegno totale. Penso che un tifoso senta queste cose, magari sbaglio io però questa empatia è basata sulla squadra che abbiamo e sul gioco che facciamo. Abbiamo finito le due partite che abbiamo perso con 8 attaccanti a Verona e contro la Lazio, questo penso che la gente lo capisca. Per quanto riguarda il tempo, dico che il tifoso romanista deve capire che c'è un processo che stiamo facendo, serve permeabilità in base ad alcune vostre dichiarazioni. Stiamo vivendo un momento di maturità all'interno del club e nel modo di essere romanista e il tempo è ovviamente importante perché c'è tanta differenza di punti con le posizioni top e questa differenza non si riduce con poco".

Il rinnovo di Pellegrini?
"Dal momento che ho sentito che la proprietà non voleva perdere un calciatore come lui, che significa molto perché è un ragazzino romano e romanista che è cresciuto qui, dal momento che ho sentito questo e che Lorenzo mi ha detto che sarebbe rimasto sicuro, ero tranquillo. Dopo è passato tutto nelle mani di Tiago Pinto e dell'agente di Lorenzo, è un processo che si sapeva come sarebbe andato a finire. Per me è la decisione giusta per entrambi, ho parlato con Lorenzo e penso che anche per lui sia la decisione giusta e per noi come squadra, è importante questo tipo di stabilità per noi. Io starò qui per tre anni, lui è qui per restare e per aumentare il nucleo italiano con Mancini e Cristante, c'è un nucleo di costruzione del gruppo anche. Siamo insieme, lavoriamo insieme e arriveremo dove vogliamo arrivare con tranquillità".


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