La frase di Mourinho che ha rigenerato Mkhitaryan

Da una casualità il tecnico portoghese ha ritrovato il calciatore estroso utile alla causa
La frase di Mourinho che ha rigenerato Mkhitaryan© LaPresse
Roberto Maida
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ROMA - La sorpresa è restare sorpresi, a volte. Se Felix ha meritato a buon diritto la copertina che si deve all’uomo partita, niente sarebbe successo se a Genova la Roma non avesse riassaporato la classe e la determinazione di Henrikh Mkhitaryan, vero diavolo destabilizzatore di un equilibrio definito. Dopo un mese di inspiegabile assenza, tra delusioni ed esclusioni, la sua improvvisa accelerazione ha creato le premesse della vittoria quando ormai Shevchenko credeva a un debutto fortunato. «E’ stato il migliore in campo», osserva Mourinho che lo ha rilanciato contro ogni previsione nel momento più delicato, tra infortuni e Covid. E’ stata la classica necessità che si trasforma in virtù perché senza il problema di Cristante, quasi sicuramente, Mkhitaryan contro il Genoa non avrebbe giocato titolare.

La frase di Mourinho che ha caricato Mkhitaryan

E invece, sulla scia della tripletta dello scorso campionato, la sua serata è stata quasi perfetta. La parola “quasi” è dovuta essenzialmente al gol annullato, per il quale Micki non aveva alcuna colpa: il tiro, colpendo la mano di Abraham, è diventato irregolare. Ma se anche non fosse stato aggiustato da una deviazione sarebbe finito in porta, perché Sirigu non l’aveva neppure visto partire. Peccato, per rompere un’astinenza realizzativa che dura da inizio ottobre avrà altre occasioni. Però alla Roma va bene anche così. Un giocatore del suo livello, sesta bene e decide di essere importante, è ancora un plus prezioso per Mourinho. «Nelle ultime settimane sembrava fosse diventato un problema ma lui è ancora fondamentale per noi», ha chiarito l’allenatore, allontanando le indiscrezioni su una possibile separazione anticipata, nel mercato di gennaio, peraltro resa complessa per le regole fiscali del decreto crescita.

Roma, la svolta di Mkhitaryan

La svolta è stata psicologica, fisica e anche tattica. Giocando da mezz’ala nel 3-5-2 inedito costruito nell’emergenza, Mkhitaryan si è ritrovato finalmente nel vivo del gioco, sul livello di Pellegrini, come accadeva negli anni del Borussia Dortmund e del Manchester United. Molti palloni passavano dai suoi piedi, consentendogli di gestire e gestirsi come mai era accaduto in questo inizio di stagione. Non sempre la Roma potrà permettersi due punte, due centrocampisti offensivi come Pellegrini e Mkhitaryan e un esterno d’assalto come El Shaarawy, ma contro il piccolo Genoa la palafitta è diventata un grattacielo di cemento armato. Al resto ha provveduto la differenza di qualità che alla lunga, grazie agli sconquassi provocati da Felix, ha condotto verso la vittoria.


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