Bonucci, Cristante e i fantasmi di Mourinho

L’avvertimento dell'allenatore al centrocampista giallorosso ripropone il vecchio adagio dei forti che infiammano e infastidiscono allo stesso tempo
Bonucci, Cristante e i fantasmi di Mourinho
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La sostenibile pesantezza dell’essere Leonardo Bonucci. Tirato in ballo anche quando non vuole, anche quando non c’entra. Divisivo per destino, non per scelta. Preso dalle ambasce della Juventus, si è sentito strattonare, in quanto esponente del “bonuccismo”, quello stato tra grinta, arroganza e muso duro, da José Mourinho, sempre ossessionato dai (presunti) poteri forti, anche quando con l’Inter dominava in Italia e in Europa. Una frase dello Specialone ha innescato il solito dibattito in rete. «Ho detto a Cristante di andarci piano con l’arbitro perché lui non è Bonucci o non è un giocatore che ha uno status che può permettersi certe cose con il direttore di gara». Forse, non era un critica a Bonucci o alla Juventus (che in questo momento sta a pari punti con la Roma, entrambe al di sotto delle aspettative) ma solo una semplice lettura dei meccanismi del campo. Un giocatore importante, con un prestigioso curriculum, ha una rete di protezione di cui non tutti i suoi colleghi sono provvisti. Via al dibattito. [...]

Bonucci, l'eroe divisivo

[...] Bonucci che, tanto per restare in tema, con Mourinho è passato da esempio di grandezza nazionale a esempio di potere, da vincitore per tutti a privilegiato con gli arbitri. Arrivato a Roma dopo la scorpacciata azzurra all’Europeo, lo Specialone disse che «Bonucci e Chiellini dovrebbero insegnare all’università cosa vuol dire essere un difensore centrale». Adesso l’insegnamento è di altro tipo e non certo positivo. Del resto quando chiedeva di sciacquarsi la bocca al tempio di Wembley dopo aver pareggiato il gol inglese, eravamo tutti con lui; quando andava sul dischetto con personalità e carisma e non sbagliava (ahi che rimpianti svizzeri), eravamo tutti con lui; quando trattava con i dirigenti delle forze dell’ordine per pretendere la “passeggiata” del bus azzurro per Roma, con l’espressione di chi non accetta una risposta negativa, eravamo (quasi, molti degli anti-italiani in servizio permanente effettivo risorsero dalla catacombe dove si erano rifugiati a causa delle vittorie manciniane) tutti con lui, o almeno i tifosi nella capitale.

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