Mourinho, la mossa che ha rilanciato la Roma: l'analisi tattica

Il tecnico candida i giallorossi per un posto in Champions: la strategia vista in campo contro l'Atalanta è stata la chiave
Mourinho, la mossa che ha rilanciato la Roma: l'analisi tattica© ANSA
Roberto Maida
4 min

ROMA - Non scherzava. «Andiamo a Bergamo per vincere, non per pareggiare». In sala stampa lo avevamo guardato un po’ sorpresi, perché non ci saremmo aspettati una frase così ambiziosa alla vigilia della Trasferta Impossibile. Invece José Mourinho aveva intuito aria di svolta, o comunque di scossa: la sua Roma aveva i mezzi per ostacolare l’Atalanta, ingabbiandone i rifornimenti e minandone la sicurezza. Non è facile né usuale vincere 4-1 fuori casa con il 29 per cento di possesso palla. Ma il trionfo di Bergamo, che da solo non basta a riabilitare la stagione ma che almeno induce a credere che il futuro sia migliore, nasce da un concetto tattico preciso: non era opportuno andare a stanare Gasperini nella sua metà campo e nemmeno stare fermi a difendere l’area di rigore concedendo tiri e imbucate. Bisognava convertire una partita apparentemente conservativa in atteggiamento ambizioso.

Mourinho, la chiave strategica

La chiave strategica è stata l’aggressività nella propria metà campo, coperta da almeno nove uomini, soprattutto per vie centrali, con ripartenze veloci in verticale. Con il sistema Gasperini, che vive dell’uomo contro uomo a oltranza, la qualità dei passaggi avrebbe dovuto segnare la differenza nei duelli. E così Zaniolo dopo pochi secondi ha raccolto un rilancio di prima di Cristante e di tacco ha mandato Abraham in porta. Sul secondo gol invece, ancora Zaniolo ha raccolto una traccia di Mkhitaryan e sempre di tacco ha duettato con Veretout, arrivando in un attimo davanti a Musso. L’Atalanta evidentemente non aveva immaginato questa efficienza: del resto prima della partita di sabato la Roma aveva una percentuale realizzativa rispetto ai tiri in porta tentati quasi ridicola. Stavolta invece i gol sono stati 4 su 8 tiri: 50 per cento secco. Segno di efficienza, certo, ma anche di occasioni da rete più nitide del solito.

Roma, il recupero

Niente però sarebbe stato possibile senza un’adeguata tenuta difensiva. In questo senso la presenza e l’attenzione di Smalling hanno oscurato Zapata, facilitando l’attitudine naturale di Mancini e Ibañez al rischio: il risultato è che Pasalic non si è mai visto e lo stesso Ilicic non ha trovato una giocata risolutiva. Rui Patricio poi ha contenuto ciò che doveva. La storia è vecchia e banale ma merita di essere ricordata: con i grandi giocatori è più facile essere grandi allenatori. Mourinho è il primo a saperlo, tanto è vero che ha fatto il massimo per recuperare Smalling nonostante allenamenti blandi di gestione. Con il difensore più forte, che tra l’altro ha segnato due gol nelle ultime due partite, la Roma ha concesso relativamente poco anche all’Atalanta. Nelle 6 partite giocate da titolare, Smalling ha contribuito alla dote di 12 punti: 2 per volta. E appena 5 gol subiti, di cui 3 incassati tutti insieme contro l’Inter: 0,83 di media. Senza la Roma ha fatto 19 punti in 12 partite (media che scende quindi a 1,58) concedendo 15 reti, 1,25 a partita.

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