Mourinho e il gesto della telefonata a Pairetto: il significato è ambiguo

L'atteggiamento nei confronti dell’arbitro costa il cartellino rosso allo Special One, che poi scrive sui social: "Meglio non parlare e andare a cena"
Mourinho e il gesto della telefonata a Pairetto: il significato è ambiguo
Roberto Maida
3 min

ROMA - Il calcio è una magia. Sovverte equilibri e giudizi, umori e certezze, cancellando l’ordine precostituito delle cose. E così il sabato pazzo di José Mourinho, sfregiato dall’espulsione e indirizzato al disastro, risulta a mente fredda digeribile grazie alla demolizione di un principio storico: si vince con l’esperienza, con i giovani mica vai lontano. E invece. Entrano tre ragazzini, in un clima di rassegnazione generalizzata, e rimettono in piedi la partita da soli, senza paura, senza inibizioni. Con la forza del desiderio. Il pareggio, il terzo consecutivo, non serve a molto per la classifica e rischia di spingere la Roma fuori dall’area euro. Infatti l’Olimpico, ancora straordinario per partecipazione, ai giocatori “grandi” riserva solo fischi, non perdonando il campionato deprimente che è stato perfettamente riassunto dalla partita contro il Verona. Ma per una volta vale la pena di festeggiare i piccoletti, perché l’emozione del futuro vale un’anestesia sul presente.

Upside down

È l’effetto Mourinho, con il suo temperamento incontrollabile e la sua riconosciuta sfrontatezza. La Roma, con nove assenti e guai endemici, non ha né capo né coda e viene dominata per un’ora dal Verona di Tudor. Poi però i cambi, da una parte e dall’altra, stravolgono il copione. Prima Zalewski accende l’ipotesi di rimonta correndo su e giù. Poi Volpato, il delfino di Totti che si chiama come il figlio di Totti, spara in porta il pallone della speranza. Infine Bove, il ragazzo di San Giovanni che da mesi aspettava l’occasione per dimostrare la sua maturità, azzecca l’angolo che significa 2-2. Ed è incredibile ma vero: Mourinho si salva appigliandosi alla principale risorsa che alla Roma sta mancando, cioè il coraggio. Che bellissima follia.

Applausi

Non si è salvato però dall’espulsione, la seconda da quando allena la Roma. Dopo il 2-2, insofferente verso l’arbitro Pairetto, ha perso due volte le staffe. Prima calciando lontano un pallone per stizza - in quel caso è stato richiamato verbalmente - poi entrando in campo con furia per contestare un fallo fischiato contro la Roma. Mourinho ha mostrato a Pairetto, figlio del designatore del periodo di Calciopoli e fratello di un dirigente della Juventus, il gesto del telefono, dal significato ambiguo. Ma non lo sapremo mai perché dopo essere rientrato negli spogliatoi, applauditissimo dai suoi tifosi, Mourinho ha preso il suo zaino e ha lasciato l’Olimpico, senza prestarsi al tradizionale giro di interviste. Il suo pensiero viene affidato a un post su Instagram: «Amo troppo questa gente e lotterò per voi, ma stavolta e meglio non parlare e andare a cena» (...)

Tutti gli approfondimenti sull’edizione del Corriere dello Sport – Stadio


© RIPRODUZIONE RISERVATA