Roma, le sincere bugie di José Mourinho

Roma, le sincere bugie di José Mourinho© ANSA
Alessandro Barbano
3 min

Bugiardo di un Mourinho. Sarebbe questa la finale più importante della sua vita? Ma a chi vuole darla a bere? Quando lo dice, un sorriso gli si apre sul volto, come se fosse lui stesso a non crederci. Eppure, se ci concedete il paradosso, in certe bugie si annida la sostanza più profonda delle cose. Perché la Coppa della Conference League, che la Roma, o piuttosto il Feyenoord, alzeranno al cielo, vale più di quanto non si creda. Comunque vada, mercoledì a Tirana si chiude la luna di miele del tecnico portoghese con il popolo giallorosso.

Un anno di ebbrezza ipnotica è trascorso senza che i risultati altalenanti incrinassero la fiducia della piazza. Un anno magico, in cui le sconfitte hanno gremito l’Olimpico allo stesso modo delle vittorie, giunge al capolinea. Può darsi che l’innamoramento diventi amore, che il prestigiatore che ha stregato i romanisti con i suoi sortilegi diventi, come nei programmi, un fedele compagno di viaggio. Ma può accadere anche quello che nessun tifoso giallorosso vorrebbe, cioè il risveglio dall’incantesimo.

Il trofeo di Tirana è un passaggio cruciale nella longevità del mito, in tempi in cui normalmente al mito si concede molto meno di ciò che Mourinho ha ricevuto. E allora ecco che la bugia dello Special dialoga a suo modo con la verità. La gara di Tirana dirà se è iniziato un ciclo sportivo che dalle parti del Colosseo si attende da lustri. O se piuttosto si riparte da zero, con molti, troppi interrogativi irrisolti.

La domanda alza sulla finale una tensione palpabile. La cogli negli scongiuri di autorevoli testimonial giallorossi. E in qualche reazione fuori controllo. Come quella di cui si sono resi protagonisti alcuni calciatori della Roma, sorpresi durante una cena di gruppo dai flash dei fotografi . Che all’aggressione dei bodyguard contro due giornalisti si sia aggiunto il loro commento avvelenato non è certamente segno di educazione e di maturità sportiva. E meno ancora lo è la rinuncia della società a prendere le distanze e condannare pubblicamente l’accaduto. Il carattere e lo stile non sono due dettagli trascurabili nella costruzione di un’egemonia. Una dirigenza prestigiosa non dovrebbe ignorarlo. Ma è pur vero che in una vigilia febbrile come questa le emozioni deragliano. Possono tenerle a freno solo le bugie sincere di un mago che, dodici anni dopo aver stregato Milano, prova a ripetersi nella Capitale. È la Coppa più importante della sua vita, credeteci. Più importante di quella che sollevò nella notte di Madrid dodici anni fa, portando l’Inter sulla vetta d’Europa. Perché, a ben vedere, mai come stavolta il prodigio è tutto nelle sue mani. Se non fosse Mourinho, ci sarebbe da tremare...


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