Stadio Roma, progetto avanzato: per il club sarà un tesoro 

Un surplus di 70 milioni all’anno: sarà come qualificarsi sempre per la Champions
11) Dan Friedkin, Roma. Patrimonio: 6,4 miliardi di dollari (432° più ricco al mondo)© AS Roma via Getty Images
Marco Evangelisti
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ROMA - Adesso che lo stadio è stato rimesso al centro della città, in vari sensi, bisogna decidere che cosa ci faremo nel 2026 quando sarà stato realizzato. Risposta banale: i soldi. Anche parecchi. Sufficienti, sulla carta, a sganciare i destini e i bilanci dai risultati sportivi. Perlomeno ad attenuare pesantemente l’impatto di una stagione andata eventualmente male sulla salute economica della Roma. È la strategia a lungo termine dei Friedkin, il nerbo del piano decennale che hanno varato per sviluppare il club. Non sembri esagerato l’orizzonte temporale. Ridendo e scherzando, sono già due anni che i texani sono subentrati ai bostoniani. Aggiungiamoci i quattro anni previsti per la realizzazione dello stadio e siamo a sei.

Lo scopo dell'operazione

Lo scopo dell’operazione Pietralata, a parte concimare il senso di appartenenza con una casa di famiglia, risponde in definitiva alla medesima strategia di Pallotta: accrescere in via strutturale i ricavi della Roma. L’ex presidente non c’è riuscito ed è rimasto appeso ai rischi dell’aleatoria qualificazione alla Champions. Dan Friedkin è partito nella stessa direzione, determinato ad arrivare in fondo e con un carico di ambizioni urbanistiche molto più leggero.  
E strettamente funzionale. Lo stadio che i proprietari della Roma hanno in mente comprende sì attività commerciali e ricreative, però legate all’anima sportiva. Niente business park, probabilmente sì a un centro commerciale di grandezza media, sì a ristorazione, a museo del club e roba del genere: insomma, qualcosa di simile all’impianto juventino. Ma di dimensioni maggiori. Inutile andarci cauti con la capienza tagliandola a 45.000 quando nell’incompleta Serie A 2021/22 la Roma ha totalizzato 796.309 spettatori, terza dopo Inter e Milan, contro, per dire, i 452.347 dei bianconeri. In un campionato in cui a causa del Covid non è stata consentita la piena capienza fino al primo aprile. Con una media di 41.911 spettatori e una punta di 64.266. Quindi la capienza non sarà inferiore a quella dell’Olimpico in condizioni di sicurezza, quindi sui 65.000. 
Una delle forze della Roma è il pubblico, quindi, traslando sul piano economico, la biglietteria. A cui, nel nuovo impianto, andranno aggiunti i profitti dei negozi, dei ristoranti e, presumibilmente, degli eventi infrasettimanali non calcistici che nello stadio si potranno organizzare. Una valutazione di esperti risalente all’impianto mai realizzato di Pallotta parlava di un surplus a bilancio di 60 milioni di euro all’anno. La squadra italiana che negli ultimi anni ha incassato di più dalla Champions, cioè la Juventus, ha viaggiato tra i 78 e i 95 milioni. La stessa Roma nel 2017/18 è arrivata a 83,8 milioni.

Il valore di uno stadio

Come si vede, possedere uno stadio equivale quasi a qualificarsi ogni anno per la coppa più ricca. Dipende dalla gestione e dalla cultura locale: prima della pandemia i ricavi da match day del Bayern Monaco oscillavano intorno ai 100 milioni, quelli del Barcellona addirittura intorno ai 150. Bisogna ovviamente sperare che anni di buio totale e chiusure da pandemia come il 2019 e il 2020 non si ripetano mai più. Ma poi si può fare ancora meglio con i diritti di cessione del nome, da cui la Juventus, sempre per esempio, dal 2017 ricava più di 13 milioni di euro all’anno. E con altre plausibili sponsorizzazioni a tappeto. Alla Roma sono certi, e lo ribadiscono, di poter presentare il progetto preliminare e il piano di fattibilità a ottobre. Significa che qualcuno sta lavorando sul disegno dello stadio da parecchio tempo. Da qualche parte, nel silenzio di una stanza delle idee.


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