La storia di Dybala, da Picciriddu a Diez

Il Palermo di Zamparini lo scovò a Cordoba, Marotta e Paratici lo hanno portato alla Juve dove si è consacrato e ha segnato più di Platini e Ronaldo
La storia di Dybala, da Picciriddu a Diez© LaPresse
Filippo Bonsignore
5 min

ROMA - Il nuovo re di Roma è una Joya. Paulo Dybala rilancia ed esce dal limbo degli ultimi mesi, seguito alla rottura con la Juve, al lungo addio che si è trascinato per l’ultima parte della scorsa stagione, alle lacrime dello Stadium e alla difficile ricerca di una nuova vita. Il Diez riparte dalla casa del Dieci per eccellenza, Francesco Totti, unico e inarrivabile nella storia giallorossa, per scrivere un nuovo capitolo della sua carriera e dimenticare le amarezze dell’ultimo periodo. Il pianto del 22 maggio scorso al cospetto dei suoi ormai ex tifosi è stato il riassunto dello stato d’animo dell’argentino, che sarebbe rimasto eccome in bianconero ma ha pagato il mix tra infortuni, rendimento incostante e incomprensioni.
Nei sette anni alla Juve, Paulo è diventato Dybala; il “Picciriddu” di Palermo è diventato grande. Tutto ha inizio, appunto, in rosanero dove si era rivelato al calcio italiano dopo essere stato scovato, sconosciuto ai più, da Maurizio Zamparini nell’Instituto Cordoba. Il suo sinistro e il suo dribbling incantano in coppia con il connazionale Franco Vazquez (13 gol per Paulo nel 2014-15), tanto che in molti si mettono sulle sue tracce. A vincere la corsa è la Signora: la coppia Marotta-Paratici supera la concorrenza di Milan, Inter (e più defilata la Roma) e lo porta a Torino. Un affare da 40 milioni siglato all’alba del giugno 2015, a pochi giorni dalla finale di Champions League tra i bianconeri e il Barcellona. Dybala va a seguirla direttamente in tribuna all’Olympiastadion e rientra da Berlino sull’aereo della sua nuova squadra. «Preparati bene perché dobbiamo tornare a giocarla» gli sussurrò Claudio Marchisio, uno dei leader dell’epoca.

Subito gol

L’inizio di Paulo con la Juve è superlativo: maglia numero 21 sulle spalle (che fu di Zidane e Pirlo, per intendersi), a Shanghai decide, con Mandzukic, la Supercoppa italiana contro la Lazio. E’ il primo dei 12 trofei che collezionerà in bianconero: 5 scudetti, 4 coppe Italia e 3 Supercoppe italiane. E’ il primo dei 115 gol con cui chiude la sua esperienza juventina: decimo bomber di tutti i tempi del club al pari di Roberto Baggio, quarto giocatore straniero più prolifico di sempre dopo David Trezeguet, Omar Sivori e John Hansen. Meglio di John Charles, Michel Platini e Cristiano Ronaldo. C’è un posto tra i grandissimi della storia della Juve occupato da Dybala, insomma. Paulo dipinge calcio in coppia con Mandzukic, con Higuain. Si congeda dal 2016 sbagliando il rigore decisivo in Supercoppa a Doha contro il Milan di Donnarumma ma riparte nel 2017 creando la sua nuova esultanza: la Dybala-mask, che altro non è che la maschera di un gladiatore, come lui stesso racconta, mimata con due dita sotto gli occhi. Una maschera con cui festeggia anche in quello che è il climax del suo percorso in Champions League. E’ l’11 aprile 2017, la Juve schianta il Barcellona di Messi-Suarez-Neymar-Iniesta con una doppietta della Joya. Mai visto così, Paulo, in Europa. Nasce quella notte il paragone con la Pulce; nell’immaginario collettivo, Dybala è il nuovo Leo. Non è così, l’accostamento diventa troppo pesante per lo juventino che non riesce a dare continuità alla magìa. La Champions resta infatti un tabù: a Cardiff trionfano Cristiano Ronaldo e il Real Madrid.

Il "10"

Paulo riparte nella stagione 2017-18 con una grande novità: la maglia numero 10, quella che è stata di Sivori, Platini, Baggio, Del Piero, Tevez e Pogba, ora è sulle sue spalle. Dybala spinge la Juve all’ennesima doppietta scudetto-coppa Italia (26 gol stagionali, il suo massimo in bianconero) ma resta sempre il tarlo della Champions League. Juve eliminata dalla rovesciata di Cristiano Ronaldo all’andata e dal rigore delle polemiche di CR7 al ritorno. Il fenomeno sbarcherà clamorosamente sul pianeta bianconero da lì a pochi mesi e Paulo, alla lunga, soffre la sua ombra. Arrivano ancora due scudetti ma accadono anche tante altre cose.
La Juve va ad un passo dal vendere la Joya al Manchester United. Paulo, chiuso nella sua casa torinese in lacrime, rifiuta prima i Red Devils e successivamente il Tottenham. Vuole giocarsi una chance con Sarri, nel frattempo subentrato ad Allegri. I bianconeri vincono lo scudetto del Covid; il virus colpisce duramente l’argentino, che entra in un periodo particolarmente complicato con infortuni in serie che lo condizionano oltremisura. La stagione 2020-21 è la più buia del settennato (solo 5 gol) e sfocia in altri problemi, legati al contratto. Incomincia una infinita trattativa per il rinnovo, che sfuma quando sembra ad un passo dal traguardo. Crescono le incomprensioni e i malumori; il rendimento resta altalenante. Fino allo strappo del 21 marzo scorso, quando la Juve gli comunica che il contratto non verrà rinnovato. Lacrime e sipario. Ora la Dybala-mask sbarca al Colosseo.


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