Roma, capitan Pellegrini è lo Special in campo

La crescita di Lorenzo oltre che tattica è caratteriale: Mourinho vuole una squadra duttile e agguerrita. Lui è il simbolo delle due filosofie e incarna lo spirito del suo allenatore
Roma, capitan Pellegrini è lo Special in campo© AS Roma via Getty Images
Roberto Maida
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ROMA - La Roma dei due re, la Roma dei Friedkin, la Roma di Mourinho. Ma è anche (sempre di più) la Roma di Lorenzo Pellegrini, rappresentante perfetto della nuova era, appassionata e ambiziosa. Squadra e capitano, in un rapporto simbiotico quanto virtuoso, procedono insieme nel percorso di crescita generale prendendo forza l’una dall’altro. Nella qualità, prima di tutto, e pure nel carattere. Se avete visto le amichevoli principali del mese di luglio, contro lo Sporting e l’altro ieri contro il Tottenham, Pellegrini si è cimentato in un ruolo insolito: il giustiziere. Nel primo caso, in Algarve, ha spintonato un avversario per difendere il fratellino Zalewski, che era stato attaccato con eccessiva foga, nel secondo a Haifa ha reagito a un fallo di Romero accendendo un focolaio di rissa. Le ruggini tra lui e il difensore si perdono nei tempi in cui Romero giocava nell’Atalanta.

Pellegrini e la mentalità Mourinho

È l’effetto della mentalità che Mourinho sta trasferendo a tutti i giocatori. Mai abbassare la tensione, mai accettare un sopruso. E Pellegrini, che con l’allenatore ha stabilito da subito un feeling straordinario, l’ha assimilata velocemente. Da bonaccione, fin troppo educato con avversari e arbitri, ha cambiato registro indurendo la personalità. Niente di esagerato ma ha aggiunto quella componente che serve a guadagnare il rispetto nei momenti di campo che da fuori non si vedono. A Haifa è stato pure sfortunato perché nel finale, quando già era stato ammonito per la reazione sul fallaccio di Romero, ha beccato una gomitata involontaria da Emerson Royal che gli è costata quattro punti in fronte. Ma sono cose che capitano, a un capitàno. Non ci saranno problemi per l’esordio in campionato a Salerno. Anzi Lorenzo sarà disponibile anche per la serata di gala di domenica prossima all’Olimpico contro lo Shakhtar Donetsk.

Roma, il progetto tecnico

Il nuovo Pellegrini è centrale nel progetto tecnico come e più di prima. Nella posizione e nei compiti, almeno per ciò che Mourinho ha sperimentato per un’ora contro il Tottenham. Per schierare tutti insieme i magnifici quattro, e quindi far posto a Dybala, è stato Lorenzo a scalare sulla linea dei centrocampisti. Un po’ mezz’ala, un po’ regista. Un test intrigante, che lo ha riportato ai primi anni della carriera, quando faceva l’interno e si lanciava negli spazi. Pellegrini ha garantito il concentrato di qualità nel palleggio di cui è capace e al tempo stesso è riuscito con l’intelligenza tattica a non sbilanciare la squadra. Se Mourinho dovesse insistere su questo assetto, lui si adeguerebbe senza problemi. Anche se giocando quindici-venti metri più avanti potrebbe essere più produttivo per se stesso e per la Roma.

Felicità Pellegrini

Del resto Lorenzo, marito e padre sereno lontano dal calcio, per il bene della squadra è abituato ad adattarsi. A tutti gli allenatori, compreso Fonseca di cui non comprendeva certe valutazioni, ha cercato di dare una mano nell’interesse generale. Quando ha firmato il ricchissimo rinnovo del contratto, ha chiesto come unica vera condizione la prospettiva di crescere con la Roma. «Io non voglio vincere uno scudetto che ne vale dieci, voglio vincerne proprio dieci» è il suo mantra, ripetuto in altre parole a Tirana. «Finita la finale, pensiamo già al prossimo trofeo». La maturità dell'uomo, 26 anni compiuti da poco, ha accompagnato quella del calciatore. Come poteva non legarsi a Mourinho un tipo così?


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