Roma, due anni di Friedkin: le mosse vincenti dalla prima intervista fino a Dybala

Il 2 agosto 2020 Dan Friedkin dava ai legali il via libera definitivo per ultimare la trattativa dell'acquisizione del club giallorosso. Da lì la crescita della società tra investimenti, la vittoria della Conference, il legame con il territorio, lo stadio e i campioni
Roma, due anni di Friedkin: le mosse vincenti dalla prima intervista fino a Dybala© AS Roma via Getty Images
Jacopo Aliprandi
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ROMA - Rileggendo ora la loro prima - e unica - intervista rilasciata nel settembre di due anni fa, rigorosamente ai canali ufficiali del club, ci si può rendere conto del lavoro portato avanti da Dan e Ryan Friedkin in questi anni alla Roma. Le strategie di lavoro, la volontà di costruire una squadra vincente, l'obiettivo di "svegliare il gigante addormentato". Ecco, tutti desideri che si sono realizzati (o che si stanno realizzando) e che adesso danno ancora più importanza al lavoro portato avanti dai due texani. Anzi, dai due italo-texani, visto che da due anni ormai non hanno più abbandonato Roma se non per portare avanti qualche breve viaggio di lavoro. 

Esattamente due anni fa, il 2 agosto 2020, Dan Friedkin dava ai legali il via libera definitivo per ultimare la trattativa dell'acquisizione della Roma, chiusa di fatto quattro giorni dopo. In due anni i Friedkin hanno lavorato tanto, studiato Roma e la Roma, appreso la cultura del tifo romanista e, soprattutto, investito. Tanto, tantissimo viste le perdite del club: ben 632,5 milioni. Ma senza mai smantellare la squadra, anzi, strutturandola al meglio e rafforzandola con giocatori di livello. Senza poi parlare del tecnico. 

Ritorniamo alla loro intervista. "Sebbene gestiremo il Club con la professionalità, il rigore e la dedizione di qualsiasi nostra attività, questa è prima di tutto una passione: una passione per la città, per la squadra, per la gente che le circonda e per il calcio". Le prime parole dei Friedkin nell'intervista riportano a quel legame che è subito nato tra loro e l'ambiente giallorosso. E che è stato rispettato senza portare avanti idee o iniziative "all'americana" ma, anzi, riportando alla luce la storia del club che il 22 luglio ha celebrato i 95 anni. Si è rivisto il vecchio stemma, il lupetto di Gratton (questo già utilizzato anche dalla precedente proprietà), sono aumentate le iniziative benefiche sul territorio da parte della Onlus Roma Cares. Si è creato un rapporto con la tifoseria senza precedenti. E il legame costruito con Francesco Totti di certo ha aiutato anche ad aumentare la popolarità della nuova proprietà. 

"Crediamo molto nella stabilità e nella cultura aziendale. Questo è cruciale nelle nostre attività esistenti ed è di fondamentale importanza nel calcio. Siamo abituati a identificare e, cosa più importante, supportare un management forte. Preferiamo far sentire la nostra presenza piuttosto che parlare". Il silenzio dei Friedkin. Una strategia. A volte è stato anche assordante, in momento complicati, altre volte invece è stato quasi fin troppo "educato". Perché dopo aver portato Mourinho e Dybala a Roma, dopo aver vinto la Conference League, tanti altri presidenti sarebbe saliti sul carro e si sarebbero presi i giusti meriti. La coerenza del loro silenzio è la conferma dell'importante lavoro che stanno portando avanti.

"Lo diciamo senza mezzi termini: condividiamo questa ambizione con i tifosi e vogliamo vincere. Ma abbiamo bisogno di pazienza: i campioni non vengono costruiti dall’oggi al domani. Promettiamo di lavorare duro, in modo intelligente e strategico e di impegnarci al cento per cento con l’AS Roma. Abbiamo intenzione di ascoltare molto, cosa che abbiamo già fatto, e quello che abbiamo sentito finora è che i tifosi vogliono tre cose: una squadra di cui essere orgogliosi, un club che apprezzi, comprenda e condivida la loro passione e una proprietà che sia allo stesso tempo presente e onesta". Parole, quelle di Dan Friedkin, che non hanno bisogno di spiegazioni. La loro voglia di vincere si è percepita soprattutto la scorsa estate. Dopo un anno di sofferenze con Fonseca, tra errori in panchina, penalizzazioni, tensioni nello spogliatoio, e risultati negativi, ecco l'idea Mourinho. E il cambio di strategia. Perché anzichè costruire campioni, i Friedkin li hanno portati. Con l'arrivo dello Special One è cambiato tutto. Così ecco Rui Patricio, Abraham, Dybala, presto Wijnaldum e Belotti. E la conferma dei talenti, senza cedere ma continuando a rafforzare le basi gettate negli anni. Da Zaniolo in poi.

"Il potenziale della Roma è incredibile. Questa è già una delle più grandi squadre di calcio del mondo, che gioca nella città forse più iconica al mondo. Abbiamo i tifosi, la passione, la storia e l’ambizione: se vinciamo in campo e agiamo nel modo giusto, possiamo dare visibilità all’AS Roma di fronte a milioni di persone, a Roma e in tutto il mondo”. Il rafforzamento del brand, legato anche naturalmente all'arrivo di Mourinho, Dybala e alla vittoria del trofeo europeo, e adesso la volontà di cercare nuovi sponsor con l'obiettivo di ridurre il passivo negli anni. Il lavoro dei Friedkin e della dirigenza si muove sia nell'ambito sportivo sia, chiaramente, in quello finanziario (l'uscita dalla Borsa è un altro traguardo raggiunto). Meno di un mese fa è anche arrivato l'annuncio sul progetto Stadio a Pietralata, altro passao in avanti per aumentare gli introiti del club e quindi fare quello step in più che non è riuscito alla precedente proprietà. In soli due anni i proprietari hanno portato la Roma in una nuova dimensione calcistica. Per loro l'acquisto del club è stato una scommessa, non ci sono dubbi che faranno di tutto per vincerla. 


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