Roma, se è un sogno non svegliateci

Roma, se è un sogno non svegliateci© LAPRESSE
Giancarlo Dotto
3 min

Stasera all’Olimpico non s’inaugura, si replica. Vedi Tirana e poi esulta. Fino a che ti regge la pompa. Chiamatela euforia da fame arretrata, chiamatela come volete, è un fatto. Titolo della serata che sarà, scommetteteci, un cinematografico galà dall’appeal assoluto (ammessi solo donne, uomini e bambini purché in abito rosso pompeiano e la faccia invasa da una fanciullesca felicità): “Per favore, se è un sogno, non svegliateci”. Detto altrimenti per gli eventuali texani in circolazione (meglio se di nome fanno Dan e Ryan): “Please, if it’s a dream don’t wake us up” o, per i tanti portoghesi sempre più di casa all’Olimpico, “Por favor, se è um sonho nao nos acorde”.

Finita in viaggio vacanza, prezzi popolari, dentro un iperspazio della felicità dove si vincono coppe, si va in pullman al Colosseo e si prendono i Dybala, i Matic e i Wijnaldum, forse anche i Belotti come nulla fosse, la Roma giallorossa ci ha preso gusto e ora a farla uscire dalla vasca dei sogni non basteranno i plotoni di esecuzione. I Friedkin associati, con la complicità in locandina dello José più celebre al mondo, l’hanno fatta grossa. E ora non possono altro che insistere e rilanciare (dopo lo stadio, la Champions o viceversa?), essendo loro stessi per primi intrappolati in questa eccitante giostra dove sai quando sei salito e non vuoi sapere quando scenderai. Ci hanno preso gusto anche loro, a prescindere dalla vagonata di dollari che faranno o no.

Non so se padre e figlio, geniali nell’azione e ancora di più nel silenzio, abbiano un’idea esatta del concetto di “panem et circenses” evocato da quell’anima nera di Giovenale, di sicuro i due stanno musicando un magnifico concerto in una città che vive con disperante rassegnazione i suoi tempi più bui da decenni a questa parte. Saranno copioni da Hollywood, saranno fugaci illusioni, saranno palloni che rotolano o no nel verso giusto, sarà solo una parentesi, saranno i nuovi assessori dell’effimero. Qualunque cosa sia è ossigeno puro, una cosa che fa maledettamente bene alla città e alla sua anima depressa. E a tutti quelli che accusano i Friedkin di vendere sogni, chimere e pinzillacchere, la risposta è, pacata ma ferma: che altro mai vendiamo e compriamo tutti noi, dalla mattina alla sera, se non vagonate di sogni e chimere?

Intanto questa sera, in un Olimpico che sarà marmo incandescente e anche un po’ commosso (all’idea che potrebbe essere una delle sue ultime feste pagane), una volta di più i romanisti saranno felici di esserlo, fregandosene di qualunque risultato che non sia quello già acquisito di uno stadio restituito all’utopia della comunità. Paulo Dybala sarà felice di essere romanista. Comincerà davvero ad esserlo Georginio Wijnaldum, la sua famiglia e tutti gli altri nuovi arrivati che ancora non sanno cosa può essere la Roma giallorossa in festa. Nel cuore di una città mai cosi affranta, sudicia, aggressiva, il miracolo di uno stadio in cui la minima briciola di violenza è stata spazzata via dal fenomeno combinato di un allenatore feticcio e due imprenditori che hanno grandi tasche ma anche un grande cuore.


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