Roma, volontà di potenza

Roma, volontà di potenza© AS Roma via Getty Images
Alessandro Barbano
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Il dato sportivo devi cercarlo tra l’ovazione dell’Olimpico e la commozione per le maglie dello Shakhtar con i nomi delle città martirizzate dall’orrore di Putin. Però c’è. Perché ci sono molti modi di vincere contro una sparring partner, e la Roma ha scelto il migliore, sguainando la fantasia e la classe di un quartetto d’attacco che si candida alla leadership nel campionato, il raziocinio muscolare di Matic, l’empatia degli scambi che già raccontano che cos’è un gruppo affiatato. I cinque gol dei giallorossi sono un campionario di altruismo. Metti questa grazia a fianco al saggio dominio tattico che una settimana fa ha piegato il Tottenham di Conte, e hai il conto dell’incremento di potenza che un anno di Mourinho e la campagna acquisti estiva hanno portato a questa squadra.

La Roma di Dybala e Zaniolo, di Pellegrini e Abraham, di Matic e Wijnaldum, di Spinazzola e Mancini gioca per vincere in tutte le competizioni a cui è chiamata. L’argentino di Laguna Larga brilla dei colori della Joya e della nostalgia, a seconda da dove lo si guardi. Dagli spalti della città eterna bagnati d’amore, o piuttosto da quelli smarriti di Torino, dove la sua partenza già pare come l’incomprensibile esilio del sublime. Dribbling di tacco, piroetta e tiro, assist pennellati con magica naturalezza, lui sta sempre nel gioco, come se quegli scambi a quattro, che dopo diciannove minuti portano Pellegrini al gol, e che si ripetono per tutto il primo tempo come una sinfonia, fossero una partitura imparata da anni, e non invece un recitare a soggetto che ogni volta inventa un copione diverso ed esemplare.

Zaniolo ha ripreso da dove aveva lasciato. Dal colpo uncinato che regalò due mesi fa la Conference. Di fronte alle sue serpentine in progressione, al tiro a giro che si stampa sul palo, e all’anticipo sul portiere ucraino in uscita che vale il quarto gol della Roma, sfumano in dissolvenza tutte le chiacchiere estive sulle sue intemperanze e sulle sue aspettative di fuga. Lo spezzino resta il talento migliore del calcio italiano, al netto di tutte le prove di serietà e di continuità che è chiamato a dare. Se la Roma lo cedesse, farebbe lo stesso errore che la Juve ha fatto con Dybala.

Poi, certo, lo Shakhtar che la guerra ha svuotato dalla guaina delle sue nobili membra non è neanche la Salernitana, che ospita la Roma domenica prossima nella prima giornata. E non è la Juve, che l’attende all’Allianz alla terza, il ventisette agosto. Giocare con Abraham, Dybala, Zaniolo e Pellegrini insieme non è un privilegio sempiterno. Anche se il capitano arretra in copertura tutte le volte che serve, e avanza altrettante volte in verticale quando c’è l’occasione di infilarsi nel vuoto aperto da una triangolazione. È più probabile che Wijnaldum e Matic faranno coppia in mezzo al campo, e qualcuno davanti dovrà fare a turno. Però l’assortimento è a prova di scudetto. Non solo per quello che si è visto fin qui, ma per la propensione a crescere che hanno le squadre di Mourinho. Tra i cori di uno stadio che mostra con una carica risorgimentale la sua fame di vittorie, l’armonia di questo gruppo può diventare una volontà di potenza indomabile. Le big sono avvisate.


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