Spinazzola, serve pazienza: ecco perché ha detto no a Mancini

Nella Roma ha giocato spesso però ancora non ha convinto appieno: il colloquio riservato con il ct azzurro
Spinazzola, serve pazienza: ecco perché ha detto no a Mancini© BARTOLETTI
Roberto Maida
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ROMA - «Leo, sei pronto? Noi ti aspettiamo, abbiamo bisogno di te da quella notte di Wembley». «No mister, grazie, preferisco ancora riprendermi perché non sono al top e trovo giusto dirlo». La ricostruzione del colloquio tra Roberto Mancini e Leonardo Spinazzola, che spiega la mancata convocazione in azzurro, è un utile supporto per capire il momento delicato che sta attraversando il terzino sinistro più forte di Euro 2021. Spinazzzola, molto onesto nel chiamarsi fuori dalla Nazionale, nella Roma sta giocando spesso, anzi quasi sempre, ma non sembra neppure somigliare al calciatore inafferrabile del periodo precedente all’infortunio.

Spinazzola, pazienza

Non poteva che essere così, però. Niente panico. Perché Spinazzola ha vissuto la peggiore disavventura che possa capitare a un atleta, la rottura totale del tendine d’Achille. Il chirurgo finlandese che lo ha operato a Turku l’estate scorsa, Lasse Lempainen, ha dovuto ricostruire completamente il tessuto, chiedendo poi almeno otto mesi di tempo per garantire la guarigione completa. Tuttavia il tendine non recupera mai l’efficienza completa: non è il caso di Spinazzola, è il caso di tutti. E per questo occorre un po’ di pazienza prima di rivedere Spinazzola sfrecciare e dribblare come prima. Lo sa anche Mourinho, che sta insistendo su di lui per un doppio bisogno: quello immediato, in assenza di Zalewski che ha avuto diversi problemi fisici in questa coda di estate, e quello in prospettiva, perché la migliore versione di Spinazzola è un requisito fondamentale per una Roma di vertice. E’ successo qualcosa di simile lo scorso anno con Nicolò Zaniolo, che ha ripagato l’attesa con il gol più importante della stagione, nella finale di Tirana.

Roma, fiducia

La Roma spera che con Spinazzola la storia si ripeta. In questo senso la determinazione del giocatore può accelerare il percorso di risalita. «Sono sicuro che tornerò uno dei top mondiali nel mio ruolo - ha detto in estate - mi sono tatuato un’araba fenice addosso perché anche io sono risorto dopo un periodo difficile». Manca l’ultimo step, anche psicologico, per sentirsi di nuovo liberi di osare.

Mourinho, il ballottaggio

Nel frattempo però il ritorno di Zalewski può permettere a Mourinho di alternare gli esterni. Dopo la sosta, si ricomincerà a giocare ogni tre-quattro giorni e il contributo delle alternative tornerà decisivo. Zalewski, ormai guarito dall’affaticamento muscolare, è partito per raggiungere la sua Polonia ma tornerà a Trigoria il 27, quattro giorni prima di Inter-Roma, dopo aver sfidato a Cardiff il Galles in una partita di Nations League. Dovrebbe dunque essere nelle condizioni di giocare anche a San Siro. Ma se anche Mourinho insistesse su Spinazzola in campionato, Zalewski giocherebbe il giovedì successivo in Europa League contro il Betis. Con il turnover tutti e due avranno la possibilità di essere sempre atleticamente brillanti.


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