Roma, la diversità di José, Paulo e Chris

Roma, la diversità di José, Paulo e Chris
Ivan Zazzaroni
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Il libro sul “cambiamento” di Mourinho, che da domani sarà nelle librerie, avrei dovuto consegnarlo a fine luglio. Non ce l’ho fatta per più di un motivo e insomma l’ho tirata lunga al punto che la casa editrice ha potuto programmarne l’uscita soltanto dopo Inter-Roma, incrocio tra le due vite italiane del Protagonista. La data scelta, martedì 4 ottobre: tra pura casualità, grosso rischio a Chinatown e singolare coincidenza.

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Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze, scrisse Leonardo Sciascia. Questa frase mi è tornata in mente quando Smalling ha segnato il 2-1 che ha consentito alla Roma di Mou di affondare l’Inter non più sua. Il mio amico Franco Melli li chiama fluidi, per alcuni sono i satelliti, più prosaicamente una parte del corpo: in un’occasione così speciale la risolvo con i tocchi “divini” di José e Paulo. Mou esiste, Dybala anche, e quando non intervengono virus o infortuni d’altro genere è certamente il miglior giocatore del campionato. Smalling invece resiste.



Solo Mourinho poteva pensare di affrontare l’Inter senza Abraham, o Belotti, e con Pellegrini “mezzo nove”. Solo Dybala poteva pensare di colpire al volo da posizione impossibile un pallone complicato, ancorché preciso, come quello servitogli da Spinazzola. E solo Smalling poteva pensare di difendere a lungo da one man band il risultato e decidere una partita al termine della quale mi sono chiesto di nuovo, non sono l’unico, come il Manchester United avesse potuto rinunciare a lui per poi mettere una novantina di milioni su Maguire.

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Studio, esperienza, talento e anche quel pizzico di fortuna che condisce le imprese più belle (la traversa di Calhanoglu): così José e Paulo, gli uomini di maggiore fantasia della Roma, hanno costruito con l’aiuto di Chris il Vegano uno dei successi più significativi della storia recente del club. Contro lo stesso avversario e nello stesso stadio in cui l’8 febbraio di quest’anno aveva attaccato violentemente i suoi, giudicandoli dei senza palle, Mourinho ha marcato la differenza mostrando una squadra capace di soffrire, colpire, ancora soffrire, ancora colpire e vincere. La formula, la sua: compattezza, equilibrio e soluzioni individuali quando, per le ragioni che dovrebbero essere chiare a tutti, non ci si può permettere di mostrare la propria superiorità. Mou ha imposto all’Inter la quarta sconfitta nelle prime otto giornate, un bilancio negativissimo che non corrisponde ai riscontri del campo: nella prima mezz’ora è esistita soltanto la squadra di Inzaghi che non ha però creato particolari pericoli a Rui Patricio, colpevole sul gol di Dimarco. Dopo il 2-1 di Smalling l’Inter, così diversamente deludente, è andata in confusione e i cambi non sono stati migliorativi. Tutt’altro.


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